Redazione Online
REGGIO CALABRIA | La Squadra Mobile di Reggio Calabria ha catturato l'ex collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice. L’uomo, presunto boss dell'omonima cosca, si era pentito dopo la cattura, operata sempre dalla Squadra mobile reggina, qualche anno fa. Testimone chiave a importanti processi di 'ndrangheta, la sua collaborazione con la Giustizia era durata fino alla scorsa estate, alla vigilia di una importante deposizione. Dopo aver inviato un memoriale a due avvocati reggini, nel quale ritrattava tutte le dichiarazioni, accusando la Dda di aver fatto pressioni per il suo pentimento, era scomparso dalla località protetta dove scontava gli arresti domiciliari facendo perdere le sue tracce. Più volte il Procuratore Cafiero De Raho aveva invitato il latitante a consegnarsi alla giustizia per fare luce sulle sue dichiarazioni.
Negli ambienti investigativi era forte la convinzione che il boss sarebbe tornato nella sua città a trascorrere la latitanza, vicino alla sua famiglia. Oggi la conferma che l'ex pentito aveva fatto ritorno in riva allo Stretto, dove evidentemente poteva contare sul supporto logistico per restare alla macchia.
LE INTIMIDAZIONI ALLA MAGISTRATURA | Lo Giudice era stato condannato a 6 anni e 4 mesi per la stagione delle bombe e per le intimidazioni del 2010 ai magistrati di Reggio Calabria, tra i quali anche il procuratore Giuseppe Pignatone. Lo stesso nella prima parte della sua collaborazione, si era autoaccusato di avere commissionato il posizionamento degli ordigni che il 3 gennaio 2010 e nel successivo agosto sono esplosi sotto gli uffici della procura generale a Reggio Calabria e sotto l'abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro, e nell'ottobre dello stesso anno aveva fatto trovare un bazooka come gesto intimidatorio nei confronti dell'allora procuratore Giuseppe Pignatone. Tutti episodi che vennero spiegati da Lo Giudice, dopo il suo pentimento, con l'attuazione di una strategia della tensione da parte della 'ndrangheta contro la magistratura di Reggio Calabria.
Stamattina però gli uomini dello Sco e della Squadra mobile di Reggio Calabria hanno rintraccato il boss in una casa alla periferia della città calabrese insieme alla moglie. Il latitante disarmato, non ha opposto resistenza agli agenti. Adesso agli investigatori dovrà chiarire i motivi della sua fuga e alcuni particolari delle sue dichiarazioni.
Venerdì 15 novembre 2013
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