di Silvia Tozzi
MILANO | Dal prossimo aprile le ore che i detenuti italiani potranno trascorrere fuori dalla cella al giorno passeranno da due a otto. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, intervenendo al convegno promosso a Milano dalla Sesta Opera San Fedele su Più sicurezza, più gratuita, meno carcere. «Stiamo lavorando sul regime di detenzione: prima il detenuto aveva solo due ore di libertà, indipendentemente dal tipo di reato, è invece importante che escano, perché il punto forte è il lavoro».
NUOVI POSTI | Cancellieri ha ricordato l'impegno per «la creazione di nuovi posti carcere e soprattutto per un cambiamento del modello di carceri che abbiamo. Molte strutture risalgono al periodo dell'Unità d'Italia, al periodo borbonico. Entro maggio avremo 4.500 posti letto in più e nel 2015 12mila posti in più, ma bisogna lavorare soprattutto sull'ammodernamento, su nuove strutture sulla falsariga di carceri modello come Bollate, Firenze e Rebibbia».
LA RIEDUCAZIONE | Il ministro ha evidenziato che i detenuti devono essere messi in condizione di lavorare e svolgere attività sportive e culturali per sviluppare un percorso di rieducazione per consentire loro di «uscire dal carcere migliori di come sono entrati». Il Guardasigilli ha precisato che il modello che si vuole raggiungere è quello di una detenzione aperta nel perimetro delle carceri, in cui le camere di pernottamento siano luoghi per il riposo e non per lo svolgersi delle giornate, potenziando i contatti con le famiglie.
LA PROTESTA | Fuori dal centro San Fedele protestavano alcuni ragazzi del Pd con finte carte del Monopoli con la scritta: «Imprevisti: esci gratis di prigione» con riferimento alla vicenda Ligresti-Cancellieri. Secondo i manifestanti, la telefonata tra il ministro e i parenti di Giulia Ligresti, all'epoca in carcere a Milano a San Vittore, «testimonia un interessamento eccessivo del ministro dovuto ai suoi legami personali. Le probabilità, per un detenuto italiano di ricevere il medesimo trattamento della Ligresti sono 1 su 65.000». ha detto il segretario milanese Giacomo Marossi: «Denunciamo lo scandalo di questa raccomandazione che, seppur legale, assume un aspetto tragico di fronte alle condizioni drammatiche delle carceri italiane. Uno sputo in faccia alle migliaia di detenuti non figli di e non eccellenti che scontano tra mille sofferenze la loro pena».
Sabato 23 novembre 2013
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