Ancora lontana l'archiviazione della crisi. La ripresa economica resta fragile e incerta

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RAPPORTO Confesercenti-REF

Ancora lontana l'archiviazione della crisi
La ripresa economica resta fragile e incerta

Crollo del Prodotto interno lordo, in soli sei anni l'Italia ha perso l'8,7%

Redazione Online

Crolla il Pil
Crolla il Pil

RECESSIONE AGLI SGOCCIOLI | La recessione è agli sgoccioli: e se il 2013 si chiuderà con una contrazione del PIL dell’1,7%, nel 2014 dovrebbe finalmente materializzarsi la tanto attesa inversione di tendenza, con una crescita del prodotto interno lordo dell’1%. A certificare la ripresa è il consueto rapporto di previsioni macro-economiche Confesercenti-REF che, però, invita a non ritenere archiviata la crisi. Si tratta di una ripresina, ancora fragile e incerta, che comunque non basterà a creare nuovo lavoro: anche nel corso del prossimo anno, infatti, gli occupati continueranno a scendere (-0,2%), mentre il tasso di disoccupazione toccherà quota 12,8%, il 2,1% in più rispetto al 2012.

IN 6 ANNI PERSO L’8,7% DEL PIL | Il 2014 dovrebbe dunque segnare la fine di una delle crisi più lunghe e dure della nostra storia: in soli 6 anni (tra il 2007 e la prima metà del 2013), l’Italia ha perduto l’8,7% di Pil (il conto arriva addirittura al 10%, se si considera il Pil pro-capite), il 27,1% di investimenti e il 4,4% di esportazioni. A pesare sulla nostra economia è stata soprattutto la crisi della domanda interna, che è diminuita dal 2007 dell’11,8%. Un dato che si è riflesso non solo sul Pil, ma anche sulle importazioni (che hanno subito un vero e proprio crollo, segnando il -15,6%) e sui consumi. Questi si sono infatti erosi come non era mai accaduto prima, registrando nel periodo preso in esame una contrazione del 7,1%. A soffrire di più soprattutto beni durevoli (-27,4%) e semidurevoli (-14,7%).

TASSO DI DISOCCUPAZIONE AL 12,8% | La recessione non darà segno di volersi allentare prima del prossimo anno. Le prospettive per il 2014 descrivono un sentiero di ripresa graduale ma fragile per l’economia. In generale, lo scenario economico internazionale appare relativamente favorevole sotto il profilo dell’attività economica. Secondo le previsioni Confesercenti Ref, il 2014 dovrebbe vedere virare in positivo non solo il Pil (+1,0%), ma anche le importazioni, che passeranno dal -3,4% del 2013 al +2,8% il prossimo anno. Riprendono fiato anche gli investimenti: se il dato previsto per il 2013 è una flessione del 6%, il 2014 dovrebbe invece invertire finalmente la rotta, con uno striminzito – ma positivo – +1,6%. A spingere la voce sono però solo gli investimenti in macchine e mezzi di trasporto (+3,7%), mentre per quelli in costruzioni si rimane ancora in zona negativa (-0,5%). Non riparte, invece, l’occupazione: nel 2014 il tasso di disoccupazione arriverà al 12,8%, e le unità di lavoro totali, in flessione dell’1,7% nel 2013, diminuiranno nel prossimo anno dello 0,2%. Buone notizie sul fronte del reddito disponibile reale, che nel 2014 dovrebbe tornare allo 0,6%, dopo tre anni di crollo.

INCERTEZZA SUI CONSUMI | Permane un clima di incertezza sui consumi, nonostante l’aumento del reddito disponibile. Secondo le previsioni di Confesercenti-REF, anche nel corso del prossimo anno i consumi finali nazionali si contrarranno, segnando lo 0,2% in meno. Ma la nota positiva è che sembra essere finito il grande crollo della spesa delle famiglie: dopo due anni di consecutivi di calo, la voce nel 2014 segnerà lo +0,5%, il +0,6% se si considerano i consumi interni delle famiglie a prezzi costanti. A riprendersi, saranno, però, soprattutto i beni durevoli.

INCREMENTO IMPOSTE CLAMOROSO AUTOGOL | Con prospettive economiche così fragili, l’aumento dell’aliquota Iva al 22% sarebbe, secondo Confesercenti, un clamoroso autogol, che non solo rischierebbe di mettere a rischio al possibile ripresa della spesa delle famiglie. In assenza di un intervento, dal prossimo 1^ ottobre l’aliquota Iva ordinaria (quella che si applica ai 2/3 della complessiva base imponibile) aumenterà dal 21% al 22%. Conseguentemente, l’Italia peggiorerà la propria posizione in ambito europeo: già oggi si colloca al di sopra dell’aliquota media UE (pari al 20,5%), occupando (a pari merito con Belgio, Olanda e Spagna) il 6^ posto nella graduatoria delle aliquote fra paesi; dopo l’ennesimo aumento, si piazzerà al 5^ posto (insieme alla Slovenia) portando a 1,5 punti il differenziale rispetto all’aliquota media europea.

Martedì 10 settembre 2013

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