di Mario Adinolfi
Mario Adinolfi, già parlamentare italiano, tra i fondatori del Partito Democratico, direttore de LaCroce.it e presidente de Il Popolo della Famiglia |
Nella "giornata internazionale contro l'omofobia" sui giornali non c'è notizia di alcun atto omofobico in Italia. In compenso a un tranquillo cardiochirurgo cattolico di 58 anni è stato impedito con un atto di arrogante imperio dal principale partito di governo di presentarsi alle elezioni perché, come ogni cattolico, è contrario all'aborto e alla omologazione tra unione gay e matrimonio. Chi subisce oggi le discriminazioni più pesanti?
Attenzione al significato profondo del gesto compiuto da Luigi Di Maio nei confronti del povero candidato sindaco di Cagliari del M5S, defenestrato per alcune dichiarazioni sui social di anni fa. Attenzione perché il gesto avviene nel momento in cui più Di Maio vuole atteggiarsi a leader "moderato", assegnando al partner di governo Matteo Salvini con cui è in eterna quanto apparente lite il ruolo di "estremista". Di Maio va a farsi le foto con Gigi De Palo, apre il "tavolo per la famiglia", decide pure di elargire una mancetta su pannolini e latte in polvere da un miliardo di euro (De Palo ne voleva sedici). In ogni intervista si proclama cattolico, bacia la teca con il sangue di San Gennaro, non ha difficoltà a voler sembrare (per la verità un po^ improvvisamente e altrettanto improvvidamente) un profamily. Però se un cattolico porta in politica le sue idee su quelli che Benedetto XVI indicava nel discorso al Partito popolare europeo del 30 marzo 2006 come "principi non negoziabili", allora scattano pugno duro e espulsione immediata dal M5S, trattamento finora riservato da Di Maio solo al presidente del Consiglio comunale di Roma arrestato per corruzione. Per la verità era stata ventilata un'espulsione rapida anche per Giulia Sarti, la avvenente fu presidente della Commissione Giustizia che aveva fatto installare in casa un ardito sistema di videoregistrazione di ciò che vi si diceva e vi avveniva, compreso in camera da letto. Sorpresa a rubare sulla famose restituzioni dello stipendio via bonifico, intrallazzando con un ex fidanzato, alla Sarti era stato notificato da Di Maio un annuncio di espulsione. Mai però reso effettivo. Chissà perché. O meglio, c'è chi lo sa bene, il perché. Chiedere alla nota lobby ben inserita a Palazzo Chigi, a proposito di giornata contro l'omofobia. Che noi saremo pure omofobi (e non lo siamo), di sicuro certi gay sono molto peggio. Ma non divaghiamo.
La rimozione del candidato sindaco di Cagliari, d'imperio per scelta dell'uomo più potente del partito più potente del Parlamento, che fa questa scelta nel momento in cui si atteggia a "leader moderato", è davvero preoccupante. Sta dentro la scia di un intero schema mondiale di pensiero che nega ai cristiani il diritto a esprimere la propria fede pubblicamente come fatto socialmente rilevante e ispiratore di scelte politiche. Al cristiano è lasciato solo lo spazio della fede come espressione personale e intima, lasciandogli certamente libertà di culto, ma impedendo qualsiasi ricaduta pubblica e politica del proprio essere cristiano. La pensano così in tantissimi, da Obama e Clinton che non a caso descrivono le centinaia di cristiani uccisi dal fondamentalismo islamico in Sri Lanka "Easter worshippers", fino al leader di CasaPound che si atteggia a sbattezzato e contesta duramente "l'ingerenza vaticana" sulla politica nazionale, passando appunto per Di Maio che ha un vasto armamentario di aggettivi (da "sfigati" a "medievali") per colpire chi anche solo difende l'articolo 29 della Costituzione che dà come è noto una definizione precisa della parola famiglia: "Società naturale fondata sul matrimonio".
Ora sta ai cristiani, in Italia in particolare ai cattolici, decidere come reagire davanti a questa furibonda offensiva che nega il diritto stesso di agire come cristiani in ambito politico proclamando alcune banalissime idee che sono alla base della nostra fede. Per ognuno di noi la vita umana va difesa fin dal suo concepimento, Papa Francesco è arrivato ad affermare che "abortire è come affittare un sicario" ed è una frase che se fosse stata pronunciata da un candidato del principale partito di governo ne avrebbe comportato l'immediata espulsione con la relativa cancellazione del diritto all'elettorato passivo. Per ognuno di noi non c'è equiparazione possibile tra le unioni gay e l'idea di famiglia che è fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Per ognuno di noi è intollerabile quel che ha fatto Marco Cappato aiutando un disabile a suicidarsi, innescando una serie di tragiche viltà dell'ordinamento giudiziario arrivate fino alla Corte Costituzionale che si prepara a depenalizzare suicidio assistito e eutanasia dal 24 settembre prossimo. Per ognuno di noi è scandalosamente incivile ciò che la Francia sta per fare a Vincent Lambert, che il 20 maggio sarà soppresso staccandogli alimentazione e idratazione, uccidendolo cioè per fame e per sete. Per ognuno di noi l'ideologia gender esiste ed è pericolosa, fa parte di una "guerra mondiale contro il matrimonio e la famiglia", è una "colonizzazione ideologica", sempre per citare Papa Francesco. Per ognuno di noi è impensabile che due maschi che non possono generare affittino l'utero di una donna in stato di bisogno e ne acquistino il figlio appena partorito, riducendolo a "res", a cosa, privandolo del diritto ad avere sua madre facendo prevalere il loro desiderio di adulti facoltosi e usando il denaro come strumento di prevaricazione.
Tutti questi elementi hanno immediate ricadute sul piano politico, coinvolgono norme, prevedono azioni di resistenza, non di mera testimonianza. Il cristiano se vuole evitare che tutto questo male travolga la società in cui vive deve organizzarsi anche politicamente, forse soprattutto politicamente, per evitare il baratro. E deve organizzarsi in quanto cristiano, ponendo a fondamento della propria azione l'ispirazione che dalla fede deriva. Certo, in maniera laica, come insegnano i fondamenti del popolarismo sturziano. Ma mai negando l'evidenza di una radice.
Qui invece è in atto una messa al bando del cristianesimo come fatto pubblico, come azione nel mondo, come capacità rivoluzionaria di trasformarlo. Quando vedo Enrico Mentana annunciare con faccia compunta e commento greve l'approvazione della legge antiabortista in Alabama, specchio della modalità con cui quella notizia è stata data praticamente su tutti i media, capisco che non si gioca più ad armi pari. Se la Corte Costituzionale dovesse con atto antidemocratico d'imperio imporre all'ordinamento giuridico italiano la depenalizzazione di suicidio assistito e eutanasia, per evitare di mandare Marco Cappato in carcere dove invece dovrebbe senza alcun dubbio stare se si applicasse l'articolo 580 del codice penale, tranquilli che Chicco Mentana darebbe la notizia sprizzando gioia e parlando di grande giorno di avanzamento dei diritti in Italia. E si aprirebbe anche in Italia lo spazio per il lugubre business sulla pelle di malati, anziani, disabili, depressi che ha reso possibile in Svizzera l'azione di Cappato. I soli sarebbero lasciati ancora più soli, con in mano un intruglio a base di pentobarbital da ingerire dopo aver pagato quindicimila euro per le "spese di smaltimento cadavere". Lo chiamerebbero civiltà, quello non è da sfigati, quello non è Medioevo, se lo farebbero tranquillamente imporre con atto d'imperio antidemocratico da cinque o sei giudici costituzionali. Se il popolo cristiano dell'Alabama ha eletto una vasta maggioranza prolife sia alla Camera che al Senato, se la principale democrazia mondiale che è quella americana ha eletto un presidente e un vicepresidente dichiaratamente prolife, se questo ha avuto come conseguenza un ribaltamento degli equilibri a favore dei prolife anche nella Corte Suprema statunitense, beh tutto questo è visto come una pericolosa minaccia alla libertà. Che poi è sempre quella loro strana libertà di uccidere i più deboli, dal bambino nel ventre materno a Charlie Gard, Alfie Evans, Vincent Lambert.
Solo avendo chiaro questo quadro d'insieme si comprende perché il M5S rimuova con sommaria prepotenza un cardiochirurgo cattolico da candidato a sindaco di Cagliari, mentre glorifica il proprio candidato a sindaco di Bergamo, omosessuale dichiarato con pratica di utero in affitto connessa, pratica che è utile ricordare essere illegale in Italia, punibile con due anni di carcere e un milione di euro di multa. Eppure il partito manettaro e legalitario per eccellenza al bergamasco non ha nulla da eccepire, anzi. La lobby gay di Palazzo Chigi fa quadrato. Il cattolico cagliaritano deve sparire dalla scheda elettorale per avere avuto l'impudenza anni fa di essersi dichiarato sui social contro aborto e "unioni civili omologabili al matrimonio". Sul gay bergamasco affittuario di uteri invece talmente si fa quadrato che i cattolici stessi, in piena sindrome di Stoccolma, cercano di non dargli fastidio mettendo a tacere le voci scomode. Si sa, i grillini hanno alleati di governo a cui certe relazioni fanno comodo, quindi meglio non disturbare il manovratore. Questo avviene perché i cattolici italiani hanno rinunciato ad autorappresentarsi, specie i prolife, appaltando le loro ragioni a partiti generalisti che sotto elezioni li usano come bacino elettorale. Ma poi in queste situazioni a dominare sono le regole del partito, che più è grande meno vuole rogne sui "temi divisivi". E un bel tacer non fu mai scritto.
C'è una sola strada possibile per ovviare a questa tragedia ed è riempire di voti il 26 maggio il Popolo della Famiglia. Cosa accadrebbe, anche nel sistema mediatico, se ci svegliassimo lunedì 27 con l'unico soggetto politico cristianamente ispirato posto a presidio dei principi essenziali e quindi non negoziabili che compie un balzo in avanti nei consensi elettorali? Sarebbe una sparigliata di carte mica male che obbligherebbe il Paese, pure Enrico Mentana che non ci ha dato neanche un secondo di spazio nel suo telegiornale (alla faccia della par condicio, la legge più calpestata della storia d'Italia), a prendere atto che si è alzato un vento nuovo. Altrimenti continueremo ad avere giornate internazionali "contro l'omofobia" nel giorno in cui al cardiochirurgo cattolico viene impedito di candidarsi sindaco a Cagliari e si glorifica invece il candidato sindaco gay che a Bergamo ha violato la legge ricorrendo alla pratica criminale dell'utero in affitto.
La partita in gioco in queste elezioni è la libertà stessa per i cristiani di essere attori in quanto cristiani della sfera pubblica. Questo diritto fondamentale vuole essere negato, altro che giornata contro l'omofobia, marginalizzando e colpevolizzando qualsiasi idea che vada contro il mainstream mortifero e nichilista, specie se prova a riorganizzarsi sotto forma di presenza politica autonoma. La pallina sta rotolando lungo il piano inclinato e va verso l'abisso sempre più velocemente. O sferriamo un bel pugno e ribaltiamo il piano il 26 maggio o le conseguenze non tarderanno ad arrivare, sempre sotto forma di "nuovi diritti" che sono falsi miti di progresso, a partire da suicidio assistito e eutanasia.
Che fare? Il 26 maggio c'è una sola strada possibile.
Keep calm and vote PdF.
Venerdì 17 maggio 2019
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