Semplicità e Complessità: il binomio vincente del grande Gianni Rodari

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Semplicità e Complessità: il binomio
vincente del grande Gianni Rodari

Con il ritratto di Igor Belansky, un omaggio alla semplicità paradossale di Gianni Rodari, nei suoi cento anni, ed una tirata di orecchie a certi professoroni e intellettualini, che pure qui fanno talora capolino

di Antonio Rossello

Gianni Rodari (ritratto di Igor Belansky)
Gianni Rodari (ritratto di Igor Belansky)

Semplicità e Complessità

Con il ritratto di Igor Belansky, un omaggio alla semplicità paradossale di Gianni Rodari, nei suoi cento anni, ed una tirata di orecchie a certi professoroni e intellettualini, che pure qui fanno talora capolino.

Di Antonio Rossello

Igor Belansky ha colto una ricorrenza importate per dedicare un suo ritratto a Gianni Rodari. Il prossimo 23 ottobre si celebrano, infatti, i 100 anni dalla nascita del grandissimo scrittore e poeta. Ma Rodari fu anche pedagogista, intellettuale e giornalista. Un nome che dice molto a noi baby boomers e anche a chi è venuto dopo. È un omaggio alla sua semplicità paradossale, in quanto la semplicità è un punto di arrivo, non un punto di partenza. Parlare chiaro alla gente è un dovere, è etico: farsi capire è un’arte. Parlare in modo semplice, accessibile a tutti, essere efficaci, è una prerogativa di chi ha compiuto un percorso serio e approfondito nella propria comunicazione, di chi è in buona fede o senza secondi fini da mistificare, chi non ha un ego smisurato da appagare con la logorrea leziosa e petulante, quest’ultimi toni coloriti e forti? Si, ma non a caso. Ne conosciamo il significato. Provo a entrare nei particolari. Ad esempio, la tipica frase ascoltata in ambiente lavorativo, sociale, famigliare: «Tu non mi capisci» o «La gente non mi capisce». Se soltanto la ribaltassimo in «Non sono riuscito a farmi comprendere» non nascerebbe il desiderio di rimettersi con più impegno a comunicare? O finalmente imparare a farlo, scendendo dal trono…Di natura, non sanno farlo o difficilmente saranno propensi a farlo certi professoroni e intellettualini, che pure qui fanno talora capolino. E qui mi viene da stuzzicarli, con una sana tirata le orecchie. Studiare la teoria è importante e bello, per l’amor di Dio. Conoscere le linee di sviluppo dello scibile è basilare, senza però di non correre il pericolo di farsi folgorare dal tecnicismo dei particolari perdendo inevitabilmente il quadro di insieme, da qui per essi è facile la tentazione di imboccare la via della speculazione dialettica, del cavillo interpretativo, dell’analisi dubitativa, del modello prevalente a condizione costante, dell’equilibrio recalcitrante e del paradigma empiricamente probante. Quanto di meglio per di chi, di mestiere, è portato a complicare soluzioni apparentemente semplici, un tipo approccio che spesso produce scarsi risultati pratici e abbondante frustrazione. In tal senso, l’uomo politico in senso aristotelico votato a servire il preminente interesse pubblico non è chiamato a passare la sua vita a districarsi tra simili bisticci mentali. Non gli basterebbe maturare una visione democratica e progressista che contempli l’affermazione di uno Stato finalmente posto al servizio della dignità dell’uomo per fregiarsi della qualifica di degno rappresentante del popolo?

Magari non la sola, ma efficace la lezione che ci viene da Gianni Rodari, non mi perdo nel riprendere la sua biografia, basta fare un click con il mouse prima della virgola. Ma ripensiamo alla nostra generazione che avanza negli anni…Chi non ha mai canterellato, magari confondendo le parole, nella sua testa qualche rima di qualche filastrocca di Gianni Rodari, giunta alla mente da lontano, su di un banco di scuola, ad esempio? Percepivamo immagini di quelle storie assurde ma in qualche modo visibili, giocate su fantasticherie d’infanzia, per questo pregnanti, potessimo toccarle, in quei giorni passati…Semplicità che in modo surreale ci ha insegnato il mondo, in ogni sua forma: quotidianità, relazioni, fatti già di per sé paradossali, talora assurde che mostravano la verità piccole ma soprattutto umane. O umanizzate, in modo da divenire palpabili: il difficile diventa semplice nelle rime di Rodari. E questo si riflette su politica, società, emozioni, sentimenti, rapporti, educazione, ribellione, quanto di più complicato e astruso. Ironia e dissacrazione smentiscono la pedanteria delle maniere difficile attraverso il gioco, unico strumento efficace di interpretazione della realtà. Ovviamente tutto questo non basta a rendere facile la vita. Nulla è facile nei componimenti di Rodari, tra giochi di parole, nonsense, quel mondo surrealista a cui era vicino di spirito, un periodo storico, anche quello travagliato, con i propri riflessi celati in rime. La sua semplicità nelle parole discende una limpidezza di pensiero critico, che rende Gianni Rodari non solo scrittore per l’infanzia ma anche latore di messaggi adatti a bambini e adulti. Con lui i grandi, nella scuola e non, dispongono di un pretesto, ampio di significati, capace di far avvicinare i bambini al mondo della creazione e della scrittura, che usa la parola, come gesto liberatorio e semplificatore, per portarli per mano alla gioia della scoperta, dell’intuizione, dell’opinione propria, del dissenso a quella altrui, per poter comprendere e vincere i piccoli e grandi ostacoli nella loro crescita individuale, intellettuale e creativa. Tutto ciò - traslato nella complessa vita degli adulti, in cui vige la lotta per la sopravvivenza, dove le giustizie sono poche e, così, le risorse, da trattare con cura, ossia, in altri termini, la con una avveduta, e rispettosa del prossimo, pianificazione, fa sì che possa essere in realtà comunicato e appreso con dei semplici versi, cioè con un -veicolo- tutto diverso dalla pesantezza (e dal relativo impegno di chi ascolta) di una lezione classica di Università.

Martedì 13 ottobre 2020

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