«Rifugiati e sfollati interni tornino a casa». È la richiesta delle Nazioni Unite alle parti

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conflitto georgiano-abcaso. L'Onu riconosce il diritto di rimpatrio e di proprietà

«Rifugiati e sfollati interni tornino a casa»
È la richiesta delle Nazioni Unite alle parti

Una risoluzione del primo giugno dell'Assemblea generale non tiene conto delle reali necessità del popolo abcaso, che chiede indipendenza, come prerogativa alla necessità dei popoli di Georgia, Abcasia e Ossezia del Sud di tornare nelle loro case

di Roberto Fonte

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione sui rifugiati e gli sfollati interni (cioè coloro che hanno abbandonato la casa a causa del conflitto) della Georgia, dell’Abcasia e dell’Ossezia del Sud. In questa risoluzione (documento A/77/L. 73) risalente all’1 giugno 2023, l’Assemblea generale si dice preoccupata per i cambiamenti demografici forzati derivanti dai conflitti in Georgia, per lo spostamento di numerosi civili cominciato dall’inizio del conflitto armato dell’agosto 2008 e sottolinea l’importanza delle discussioni avviate nell’ottobre dello stesso anno a Ginevra, in Svizzera, nel tentativo di mettere fine al conflitto e consentire ai civili di rientrare nelle proprie case. Il documento, sottoscritto anche dall’Italia, riconosce il diritto di rimpatrio di tutti gli sfollati e rifugiati interni e dei loro discendenti, indipendentemente dall'etnia, nelle loro case in tutta la Georgia, anche in Abkhazia e nella regione di Tskhinvali/Ossezia meridionale, la necessità di rispettare i diritti di proprietà, la loro necessità di un accesso senza ostacoli alle attività umanitarie.

Kan Taniya, diplomatico abcaso
Kan Taniya, diplomatico abcaso
Vito Grittani, ambasciatore a disposizione dell'autoproclamata Repubblica di Abcasia
Vito Grittani, ambasciatore a disposizione dell'autoproclamata Repubblica di Abcasia

Una risoluzione che però non convince la diplomazia abcasa, secondo la quale ai loro rappresentanti non sarebbe stata data la possibilità di esprimere la loro opinione prima del voto. A parlare sono Vito Grittani e Kan Taniya (nella foto), gli ambasciatori a disposizione dell’autoproclamata Repubblica di Abcasia (non riconosciuta ufficialmente dalle Nazioni Unite, da Europa e Stati Uniti). “Quando si votano le risoluzioni relative all'Abcasia e all'Ossezia del Sud – dicono - è importante ascoltare le opinioni degli abcasi e degli osseti stessi per eliminare le imprecisioni e garantire una comprensione completa della complessità della questione”. In questa risoluzione, si metterebbe in dubbio la legittimità dell'indipendenza dell’Abcasia: “La risoluzione contraddice il legittimo diritto del popolo abcaso all'autodeterminazione laddove la popolazione in stragrande maggioranza ha votato per la costruzione dello Stato indipendente in referendum liberi ed equi nel 1994 e nel 1999”. Con i referendum “hanno stabilito la Repubblica di Abcasia come Stato sovrano, democratico e basato sul diritto. Questo esercizio del diritto all'autodeterminazione è coerente con i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite”.

Secondo i due rappresentanti diplomatici la risoluzione trascurerebbe il contesto storico del conflitto tra Abcasia e Georgia: “La guerra scatenata dalla parte georgiana nel 1992-1993 - spiegano - è stata accompagnata da violenze su larga scala, atti terroristici contro i civili e atrocità commesse contro il popolo abcaso. I leader georgiani hanno dichiarato apertamente il loro desiderio di commettere un genocidio e di cancellare l'intero popolo abcaso dalla faccia della terra”. In questo modo la parte georgiana è diventata un "negazionista storico", poiché considera l'inizio del conflitto come il 2008 e le precedenti guerre georgiano-abcaso e georgiano-ossetino meridionale”. E aggiungono: “Dal 2008, i georgiani hanno trasformato con successo questi due conflitti in uno quello con la Russia, incolpando quest’ultima di tutti gli errori della leadership georgiana degli ultimi 28 anni. Di fatto, sostenendo l'approccio unilaterale georgiano ai conflitti, la comunità internazionale sta mediando la trasformazione della Georgia da aggressore a vittima”.

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite

Attualmente la regione dell’Abcasia è sostenuta economicamente dalla Russia che garantisce loro sicurezza e stabilità: “Il riconoscimento dell'indipendenza dell'Abcasia da parte della Federazione Russa ha svolto un ruolo cruciale nel mantenimento della stabilità e della sicurezza dell'intera regione del Caucaso meridionale. Bisogna riconoscere che l'indipendenza dell'Abcasia e dell'Ossezia del Sud ha portato alla pace, alla riconciliazione e alla tutela dei diritti delle persone”. In questo modo Grittani e Taniya suggeriscono di portare avanti un dialogo costruttivo: “Invece di imporre misure unilaterali, la comunità internazionale dovrebbe incoraggiare un dialogo costruttivo tra tutte le parti coinvolte. Siamo fermamente convinti che solo attraverso negoziati costruttivi si possano raggiungere soluzioni sostenibili”. Suggeriscono un percorso da seguire per la cooperazione regionale: “L'adozione della risoluzione mina seriamente gli sforzi per mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione del Caucaso meridionale e svaluta gli sforzi compiuti dai diplomatici per firmare il documento di non uso della forza nelle margini delle discussioni di Ginevra”.

Le risoluzioni in sede di Assemblea delle Nazioni Unite dovrebbero trovare d’accordo le parti, ma secondo i due diplomatici questo non è accaduto: “Qualsiasi altra bozza di risoluzione senza tenere conto del punto di vista della parte abcasa – concludono – nasconderà i vizi delle autorità georgiane sotto l'apparenza della virtù. Questa tendenza dimostra ancora una volta che l'attuale sistema di relazioni internazionali è obsoleto e la sua riforma è una questione del prossimo futuro”.

Sabato 17 giugno 2023

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