Povertà minorile, l'Italia prima in Europa. 723 mila ragazzi senza sogni e speranze

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Povertà minorile, l'Italia prima in Europa
723 mila ragazzi senza sogni e speranze

Don Ciotti: «Vinceremo solo quando la società sarà libera dal bisogno»

Redazione Online

Don Ciotti
Don Ciotti

POVERTÀ MINORILE, L’ITALIA PRIMA IN EUROPA | In Italia sono 9 milioni e 563 mila le persone in condizioni di povertà relativa, cioè costrette a vivere con meno di 506 euro al mese. A questi si sommano 4 milioni e 814 mila persone che si trovano addirittura in povertà assoluta, nell'indigenza. Inoltre il 7% dei minorenni italiani vive in condizione di povertà assoluta. Sono 723 mila ragazzi i cui percorsi sono stati ingiustamente interrotti, per i quali le istituzioni non offrono speranze. Un dato drammatico che colloca l'Italia al primo posto in Europa per ciò che riguarda la povertà minorile.

SPESA RIDOTTA DEL 73% | Ma c'è anche la povertà culturale: con 6 milioni di persone analfabete, con l'Italia agli ultimi posti in Europa per abbandono scolastico. Sei famiglie su dieci in seguito alle difficoltà economiche hanno ridotto la quantità e la qualità del carrello della spesa alimentare. Il picco si registra ancora una volta al sud, con quasi il 73%. In occasione della Giornata Mondiale della lotta contro la Povertà che si celebra giovedì 17 ottobre il Gruppo Abele promuove «Miseria Ladra» la campagna nazionale contro tutte le forme di povertà.

CIOTTI, SOCIETÀ LIBERA DAL BISOGNO | «Miseria Ladra» è un cantiere aperto che ha già trovato l'appoggio di oltre duecento associazioni e realtà del sociale. «La lotta alla povertà - ha dichiarato Luigi Ciotti, presidente nazionale Gruppo Abele e Libera - parte dalla giustizia sociale. Parte da politiche che favoriscono la dignità delle persone, senza eccezioni né discriminazioni. Parte dai diritti che stanno a fondamento di ogni società che voglia dirsi civile: il lavoro, la casa, l'istruzione, l'assistenza sanitaria. Ma non bisogna dimenticare - ha concluso Luigi Ciotti - accanto alla povertà materiale, quelle immateriali: la povertà di senso, la povertà culturale, la povertà politica. Il risanamento economico non può prescindere da un profondo rinnovamento etico, da un superamento degli egoismi, dal riconoscimento dei legami sociali. Avremo vinto la povertà non solo quando saremo liberi dal bisogno, ma quando avremo scoperto che la libertà, come la speranza, sono beni collettivi, che tocca a ciascuno di noi promuovere e diffondere».

Giovedì 17 ottobre 2013

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