Il falso mito di Internet

Il filosofo e l’ingegnere

Il blog intende mettere in evidenza i risvolti filosofici delle tecnologie attuali più rivoluzionarie e mostrare come molte di queste tecnologie siano state anticipate dal pensiero dei filosofi antichi, in modo da riavvicinare il “classico” allo “scientifico”, il “tecnico” all’“umanistico”, termini che la cultura contemporanea considera radicalmente opposti, ma che parecchi secoli fa costituivano le due metà di una stessa mela.

Mario Abbati

Mario Abbati
Mario Abbati è nato a Roma nel 1966. Laureato in Ingegneria Elettronica e poi in Filosofia, ha trovato nella scrittura una dimensione parallela a quella di professionista nelle tecnologie dell’informazione.
Ha pubblicato i saggi “Ipercosmo, la rivoluzione interattiva, dai multimedia alla realtà virtuale” e “Manifesto del movimento reticolare”; la raccolta di racconti “La donna che ballava il tango in senso orario”; il romanzo, “Il paradiso delle bambole”.

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Giu 30

Il falso mito di Internet

Paolo di Tarso e le reti a invarianza di scala

di Mario Abbati

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Per rete o network s’intende una struttura costituita da nodi che possono essere uniti fra loro attraverso connessioni o link; ne risulta un modello teorico che viene attualmente impiegato per spiegare un’infinità di situazioni, ma che ha raggiunto la sua espressione più cristallina nel fenomeno Internet, la rete delle reti.

A partire dagli ultimi anni del XX secolo lo studio delle reti e della loro topologia ha subito un notevole sviluppo producendo un importante cambio di paradigma. Se in precedenza si riteneva che l’espansione di una rete avvenisse in modo casuale, che cioè un nodo entrasse nella struttura scegliendo a caso un punto preesistente a cui collegarsi; ad oggi, invece, una massiccia serie di ricerche comparate che hanno toccato campi indipendenti come la biologia, l’economia, la sociologia e la tecnologia, ha dimostrato che le reti crescono in base a un preciso criterio di scelta: chi entra in una rete non si aggancia ad un punto casuale, ma preferisce quei nodi che possiedono il numero più elevato di connessioni, i cosiddetti hub.

Fra le reti che obbediscono a questa proprietà, chiamate reti a invarianza di scala, va inclusa Internet. Chi dunque sostiene che Internet, il World Wide Web o comunque lo si voglia chiamare, sia un esempio lampante di democrazia globale e uguaglianza sociale, che cioè chiunque si associ a quest’oceano di punti interconnessi gode degli stessi diritti di un qualsiasi altro nodo, si sbaglia di grosso: l’espansione di Internet nello spaziotempo, questa specie di Big-Bang dell’informazione, determina un sottoinsieme limitato di hub (Facebook, Google, Amazon e simili) che si accaparrano tutte le connessioni, di fronte ai quali la massa indistinta dei nodi elementari (siti personali, blog locali, etc.) risulta praticamente invisibile.

Il primo che intuì il funzionamento delle reti a invarianza di scala e lo sfruttò per portare a termine l’operazione di propaganda più poderosa e duratura della storia umana fu Paolo di Tarso, alias San Paolo. Il suo obiettivo era chiaro: propagare il messaggio cristiano al di là degli orizzonti limitati dell’Asia Minore, in modo da trasformare il pensiero di un uomo-dio, Gesù, in una religione universale. Di fronte ai suoi piedi si dipanava una fitta rete di città, paesi, villaggi che cadevano nell’orbita dell’antica cultura ellenica, poi ellenistica, e del nascente Impero Romano.

Invece di optare per una diffusione capillare del cristianesimo (rete casuale), Paolo intraprese una serie di spedizioni mirate (rete a invarianza di scala) che lo portarono in contatto con gli hub culturali più importanti del suo tempo: Gerusalemme, Atene, Damasco, Corinto, Cesarea, Filippi, Tessalonica, Efeso, Antiochia, furono le tappe di un viaggio lungo una vita che permisero a Paolo di creare in ognuno di quei posti una comunità di affiliati pronti a replicare il suo credo. Una volta conquistati gli hub, espandersi al resto della rete fu un gioco da ragazzi: in pochi anni il Cristianesimo sarebbe arrivato a Roma, in pochi secoli avrebbe sostituito l’Impero Romano, in pochi millenni sarebbe diventato la religione più professata del pianeta, con oltre due miliardi di fedeli.

Non c’è niente da fare, se una rete funziona ad invarianza di scala, per essere visibili bisogna attaccarsi ai nodi più forti, agli hub. Parafrasando la celebre frase di George Orwell, quando in Animal Farm sancisce la caduta del regime democratico che gli animali hanno instaurato nella fattoria: tutti i nodi sono uguali, ma alcuni nodi sono più uguali degli altri.

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