Elettrolux, via ai tagli anche in Italia a rischio chiusura la fabbrica di Pordenone

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al via l'investigazione sulle quattro aziende italiane, tutte nel nord italia

Elettrolux, via ai tagli anche in Italia
a rischio chiusura la fabbrica di Pordenone

Sono 2.000 gli impiegati che saranno licenziati in tutto il Mondo, di cui 1.000 in Europa (su 7.500) e 200 in Italia, dove sono circa 1.700. Una parte rilevante degli esuberi è concentrato a Pordenone

di Silvia Tozzi

Fabbrica
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PORCIA, PORDEONE | Per la svedese Electrolux, che in Italia ha quattro aziende, si torna a parlare di tagli produttivi e occupazionali. L'azienda ha chiuso il terzo trimestre con un utile in calo di quasi il 30% (104 milioni di dollari) a fronte dei 923 milioni dello stesso periodo luglio-settembre 2012. I ricavi hanno sostanzialmente ricalcato i valori dell’anno precedente a 27,3 miliardi di corone (4,3 miliardi di dollari) e arretrano i mercati del Vecchio Continente. La soluzione optata è di contenere i costi, con risparmi per 1,8 miliardi di corone (280 milioni di dollari). Il gruppo svedese occupa in tutto il mondo oltre 60.000 addetti, un decimo dei quali in Italia. Sarà chiuso lo stabilimento australiano di Orange, con lavorazione trasferita in Thailandia; se gli stabilimenti italiani chiuderanno, si dislocherà probabilmente in Polonia e in Ungheria. Il titolo ieri ha perso 7 punti alla Borsa di Stoccolma.

IL PROGRAMMA | Sono 2.000 gli impiegati che saranno licenziati in tutto il Mondo, di cui 1.000 in Europa (su 7.500) e 200 in Italia, dove sono circa 1.700. Una parte rilevante degli esuberi è concentrato a Pordenone: sono interessati gli uffici di vendita, marketing, progettazione, design, amministrazione, logistica. In Italia si vaglierà - entro aprile - il grado di competitività delle aziende e la possibilità di ridurne i costi.

IN ITALIA | Le quattro realtà produttive nazionali in discussione sono dislocate a Porcia (lavabiancherie, 1.200 addetti, è lo stabilimento più a rischio), Susegana (in provincia di Treviso, ciclo del freddo con 1.000 addetti), Solaro (in provincia di Milano, lavastoviglie, 900 addetti) e Forlì (ciclo cottura con 800 addetti). Sono quindi sotto la lente svedese 3.900 posti di lavoro, 2.200 dei quali nell’area nordorientale. Se le aziende chiuderanno, ovviamente, ne farà le spese anche l’indotto.

I SINDACATI | Il primo appuntamento è fissato per lunedì a Mestre, con un’assemblea, seguita da uno sciopero e da un presidio lungo la statale Pontebbana. I sindacati hanno espresso «grande preoccupazione», segnalando che «quasi sempre le investigazioni hanno portato alla chiusura delle unità produttive che le hanno subite».

ZAIA | Il governatore del Veneto Luca Zaia ha chiesto una «prospettiva di lungo respiro» e «un vero aiuto» da Roma. Confindustria Pordenone è del parere che ci sia una «potenziale emergenza occupazionale» e che occorra «una politica industriale di difesa del settore articolata». Il presidente degli industriali della Destra Tagliamento, Michelangelo Agrusti, ha sollecitato l’attenzione del governo incontrando il ministro Dario Franceschini. Il vicepresidente della Regione Fvg, Sergio Bolzonello, ha focalizzato il punto dolente, ovvero il costo del lavoro: «Servono interventi shock, perché tra i 24 euro del costo orario in Italia e i 6,5 euro della Polonia c’è un abisso che ci vede perdenti».

Sabato 26 ottobre 2013

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