di Giovanni Gronchi & Luca Sturolo
Abbiamo il piacere di sottoporre all'attenzione dei lettori di RetelunaItalia il progetto per un'esposizione di dipinti, intitolata "La molteplicità del Sacro".
Abbiamo voluto così avvicinarci con il nostro lavoro, nel modo più "antico", semplice e modesto a una dimensione del Sacro che continua a rivelare la propria forza espressiva.
Il Libro dell’Apocalisse, non diversamente dal Paradiso – ma si potrebbe aggiungere: non diversamente da tutto il poema dantesco – è un incontro di più voci e figure.
Tutto è mobile, cangiante, scintillante; insieme sonoro, visivo e scrosciante. Come se la luce, l’acqua e il suono, la componente angelica e quella demonica nascessero dallo stesso fondo.
Voci (che parlano attraverso le parole scritte) e figure dunque, che si staccano da uno sfondo quasi teatrale, come se la divinità si rivelasse come il più grande e ipnotico artefice di una grandiosa messa in scena; e come se la poesia cifrata e la poesia mistica avessero ancora una volta bisogno di spettacolo e di decorazione, di bagliori e di oscurità che sgorgano dalle loro profondità e le nascondono.
E ciononostante, l’Apocalisse resta un libro ermetico, misterioso, sfuggente. Impossibile da illustrare. Possibile, semmai, accompagnarlo silenziosamente con delle immagini, traducendo le sensazioni visive che via via ci trasmette lo scorrere di ogni pagina.
Un libro che procede per vie ellittiche, e così pure il lavoro sulle immagini che non si poteva realizzare se non attraverso il mezzo antico della pittura. Uno sguardo al passato ma anche al presente, al remoto e al moderno; ai codici miniati medioevali e all’arte moderna (non è un mistero che proprio da un manoscritto dell’XI secolo - l’Apocalisse di San Severo - Henri Matisse abbia tratto ispirazione per il suo famoso libro d’artista “Jazz”…).
Una doppia evocazione, quindi; necessaria per ribadire la necessità e l’importanza della memoria, remota e recente.
Mercoledì 11 agosto 2021
© Riproduzione riservata
10283 visualizzazioni