Redazione Online
Prima Linkedin, poi Facebook (anche se questo è nato prima), ora è il momento di Twitter. Il titolo potrebbe sbarcare in borsa a Wall Street, dato il suo valore ormai quantificato in 10 miliardi di dollari e il fatturato in continuo aumento. Lo sbarco di Twitter a Wall Street, dunque, pare ormai sempre più vicino. Per il momento l’azienda è in contatto con le banche, che è il primo passo per essere quotati in borsa negli States. A quanto è dato di sapere, l'obiettivo di Twitter è quello di entrare in borsa in sordina, a differenza di quanto invece fatto da Facebook, che ha puntato tutto sulle partecipazioni iniziali ma che poi si rivelò dopo qualche settimana un flop, con una svalutazione massiccia del titolo.
PUBLIC COMPANY | Twitter come public company è ormai un concetto più che possibile visti i ricavi pubblicitari. Quando Facebook sbarcò in borsa il titolo raggiunse i 38 dollari dopo aver trascorso un anno e sotto il prezzo iniziale dell’Ipo, cioè dell’Offerta pubblica iniziale. Certamente c’è ancora tanto lavoro per trasformare in moneta ciò che per ora è solo un debito. La società di Jack Dorsey preferisce rimanere coi piedi per terra. Twitter vale 10 miliardi di dollari e quest'anno dovrebbe generare pubblicità per 582,8 milioni di dollari, per raggiungere poi il miliardo di dollari nel 2014.
RICAVI PUBBLICITARI | Nei mercati privati, nel corso del 2013, i titolo sono stati scambiati per circa 20 dollari per azione. I contatti preliminari avviati da Twitter sono un’occasione per le banche per capire quali siano gli obiettivi della società con lo sbarco in Borsa, per meglio capire come potrebbe prenderla il pubblico. Per il momento i contatti sono con Morgan Stanley, Citigroup, Goldman Sachs, Bank of America e JPMorgan. Twitter, a differenza di Facebook, negli ultimi anni ha conosciuto un’escalation di successo, mentre Facebook continua a collezionare clamori e insuccessi. Il portale di Zucherberg, a differenza di quello di Dorsey, continua a registrare profili fake, e foto rubate, e gli utenti anche se in crescita in realtà non usano più i nomi originali e tendono dopo un certo periodo alla cancellazione del profilo. Così non è stato per Twitter. Gli adolescenti, i grandi, i meno giovani, tutto lo usano per «cinguettare» e secondo recenti studi il 16 per cento in più rispetto al 2011. La metà dei ricavi, al momento, è rappresentata proprio dalla pubblicità. Una quota destinata a crescere nei prossimi mesi. Per questo ora si tenta il salto di qualità andando a guardare verso nuovi investitori.
Giovedì 22 agosto 2013
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