di Silvia Tozzi
I SINDACATI | Il coordinatore provinciale di Taranto dell'Usb (Unione sindacale di base) Francesco Rizzo ha giudicato «grave l'atteggiamento di alcuni responsabili di reparto che hanno chiesto ai lavoratori di continuare a lavorare nonostante l'accaduto e senza aver effettuato le opportune verifiche». L'Usb ha richiesto l'intervento urgente degli ispettori dello Spesal e della Asl di Taranto al fine di accertare le reali cause dell'incidente ed eventuali responsabilità. Per Rizzo «la salvaguardia della salute e della sicurezza di chi ci lavora in acciaieria non viene garantita».
IL PRECEDENTE | La sera del 19 ottobre scorso altri sei dipendenti del Siderurgico, al lavoro nell'area del CCO1, hanno avuto grosse difficoltà di respirazione in seguito all'inalazione «di monossido di carbonio e chissà quali altre sostanze, sprigionate nel capannone senza che nessun tipo di allarme abbia avvertito le maestranze». Gli operai, soccorsi nella infermeria, non avevano riportato gravi conseguenze.
L'IMPIANTO | Con la domanda bassa e avendo da smaltire un milione e 700mila tonnellate di bramme che, da novembre a maggio, erano state bloccate dal sequestro ordinato dal gip di Taranto, l'azienda ha stoppato l'impianto e utilizzato la fermata per anticipare dei lavori di adeguamento previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale. Ora, concluso l'intervento, si riparte l'1 novembre. Con la ripresa dell'altoforno 2, saranno tre gli impianti in attività: 2, 4 e 5.
Mercoledì 30 ottobre 2013
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