di Antonio Di Berardino
Obama non ci sta. Il presidente degli Stati Uniti d'America è pronto, assieme alla Francia, ad attaccare il regime di Bashar Al-Assad. «Stiamo valutando un'azione limitata e non a tempo indeterminato» ha dichiarato. L'attacco del regime dittatoriale siriano con le armi chimiche sui civili è, parole del presidente, «una sfida al mondo». A dimostrazione di tutto questo, la San Antonio, nave militare Usa, si è unita alle altre cinque simili imbarcazioni e ai quattro sottomarini già presenti nelle acque orientali. In attesa di una decisione finale, in Siria la situazione non pare migliorare. Assad risponde alle accuse, dichiarando di non aver mai utilizzato armi chimiche: «Ciò che l'amministrazione americana descrive come prove evidenti non sono che stanche leggende fatte circolare da oltre una settimana da parte dei terroristi, cioè dei ribelli».
MANCA L’INTESA CON RUSSIA E CINA | Le risposte degli altri paesi: Vladimir Putin chiede la prova dell'uso delle armi chimiche. «La Russia — sottolinea l’ex agente segreto riferendosi a Barack Obama — ti consiglia di pensarci due volte prima di prendere una decisione sulla Siria». In Germania, Angela Merkel critica fortemente le decisioni di Russia e Cina di non aver trovato un provvedimento comune con le nazioni occidentali. Emma Bonino, attuale ministro degli Affari esteri, annuncia un nuovo incontro degli “Amici della Siria” fissato al 4 settembre, al quale parteciperanno Italia, Stati Uniti, Francia, Qatar, Gran Bretagna e Arabia Saudita. «Sono momenti difficili per la comunità internazionale — spiega il presidente del Consiglio, Enrico Letta —. L'opinione pubblica italiana è stata drammaticamente turbata dalle immagini delle vittime dell'uso di armi chimiche. Dobbiamo fare di tutto perché non accada più». La Gran Bretagna ha ufficialmente bocciato la proposta degli Stati Uniti di attaccare la Siria. I parlamentari inglesi hanno votato “no” alla richiesta di David Cameron. «Rispetterò la decisione — ha detto il primo ministro — sebbene ritenga che ci sia un forte bisogno di rispondere militarmente all'uso di armi chimiche, non farò nulla finché la Camera dei Comuni non voterà a favore».
L’IRAN POTREBBE INTERVENIRE | Intanto, l’esercito di Assad è «pienamente pronto» a un eventuale intrervento militare straniero contro la Siria, secondo quanto riferito dal primo ministro siriano Al-Halqi in un comunicato letto dalla Tv di Stato. L’esercito federale al regime è «in piena mobilitazione — ha detto — e tiene il dito sul grilletto per affrontare qualsiasi sfida o scenario vorrà attuare» un eventuale nemico, si legge ancora nel comunicato. In Oriente, l’Iran ha dichiarato di essere pronto a difendere Damasco e il regime Assad da qualsiasi attacco esterno. Il presidente della Commissione Sicurezza Nazionale e Politica Estera del parlamento di Teheran, Alaeddin Boroujerdi, ha anche specificato che l’occidente potrebbe pagare a caro prezzo la decisione di intervento in Siria. Intanto gli ispettori dell’Onu, arrivati in Siria per indagare sull’effettivo uso di armi chimiche, hanno lasciato l’aeroporto di Beirut e sono ripartiti per l’Europa. Per capire se si potrà parlare di una nuova guerra mondiale, è solo ed esclusivamente questione di tempo.
Sabato 31 agosto 2013
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