di Silvia Tozzi
NEW DEHLI | La Corte suprema indiana ha nuovamente rinviato, al 18 febbraio, la decisione sull’imputazione dei due marò italiani.
SUA ACT | L'accusa è infatti basata sul Sua Act, la legge anti-pirateria, ma epurata in una versione che non chiede la pena di morte. L'accusa è per violenze, la pena fino a dieci anni di carcere.
L'ITALIA | Il commento di Enrico Letta: «Inaccettabile l’imputazione proposta da autoritá indiane. Uso del concetto di terrorismo da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno. Si tratta di un'accusa assolutamente sproporzionata e incomprensibile: assimila l’incidente a un atto di terrorismo. L’Italia non è un Paese terrorista. Qualora fosse convalidata dalla Corte Suprema, questa tesi sarebbe assolutamente inaccettabile. Si tratterebbe di una decisione lesiva della dignità dell’Italia quale Stato sovrano, di cui i due Fucilieri della Marina sono organi impegnati nel contrasto alla pirateria conformemente alla legislazione italiana, al diritto internazionale e alle decisioni rilevanti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Alla luce della decisione della Corte Suprema, il Governo si riserva di assumere ogni iniziativa. Dopo due anni senza un capo d’accusa, non intendiamo recedere dal nostro obiettivo di riportare quanto prima a casa Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e di vedere riconosciuti la loro dignità ed i loro diritti». Fa eco l’inviato del governo Staffan de Mistura: «Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia».
Lunedì 10 febbraio 2014
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