di Silvia Tozzi
CITTA DEL CAPO | Nelson Mandela, la leggenda che ha sconfitto l’apartheid, è morto a 95 anni. Il mondo oggi lo ricorda, per primo il presidente sudafricano Jacob Zuma, che ha ricordato come, per lui, «il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre».
IL LUTTO | Per lui, il lutto nazionale, le bandiere a mezz’asta, i funerali di Stato e gli onori. Mandela ha trascorso ventisette anni nelle galere del regime segregazionista bianco e non ha mai pronunciato la parola vendetta.
LA STORIA | Grazie a lui il Sudafrica è cambiato, sono finiti i ghetti, i massacri e le lotte. Ironico, forte, civettuolo, è stato un'icona, e da tempo era malato, morente, negli ultimi mesi quattro sono stati i ricoveri in ospedale dovuti a infezioni polmonari, conseguenze della turbercolosi contratta nei lunghi anni di prigione a Robben Island.
I DISCORSI | Su di lui oggi hanno parlato in molti: Barack Obama: «Abbiamo perso uno degli uomini più coraggiosi e influenti dell’umanità», o David Cameron, primo ministro britannico: «Una grande luce si è spenta nel mondo, è stato un eroe del nostro tempo». Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon lo ha definito «un gigante per la giustizia e fonte di ispirazione per l’umanità». Il presidente francese Francois Hollande lo ha salutato come un «magnifico combattente» e un «eccezionale protagonista della resistenza contro l’aprtheid». L’ultimo presidente bianco del Sudafrica, Frederik De Klerk, che a Mandela restituì la libertà e che poi con lui ha diviso il Nobel per la Pace, ha detto: «Grazie a Mandela la riconciliazione in Sudafrica è stata possibile».
Venerdì 6 dicembre 2013
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