di Silvia Tozzi
MADRID | La Spagna contro l'aborto. Il ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón ha ammesso pubblicamente che, dopo 22 settimane di gestazione, la donna può interrompere la gravidanza solo in presenza di un'anomalia fetale «incompatibile con la vita» e in caso in cui «le anomalie non erano state rilevate prima di una diagnosi corretta». Inoltre i professionisti coinvolti nella pratica potranno invocare l'obiezione di coscienza, anche coloro che saranno interpellati per semplici informazioni. Vietata anche la pubblicità degli aborti in specifiche cliniche.
LA NORMA | La norma voluta da Josè Zapatero consentiva alle donne di fermare la gravidanza senza giustificare la decisione fino alla 14a settimana di gestazione e dopo un periodo di riflessione di tre giorni. L'aborto è un diritto per la donna, prescrivendo che gli operatori sanitari direttamente coinvolti nell'aborto esercitassero il diritto all'obiezione di coscienza, oltre che la possibilità per le minorenni di decidere per l'interruzione della gravidanza senza il preventivo consenso dei gestori.
I CAMBIAMENTI | La nuova norma ripristina il vincolo per il minore, che dovrà avere l'autorizzazione di padre e madre. L'aborto non sarà un crimine punibile con la reclusione, ma di fatto in Spagna sarà impossibile abortire. Le femministe sostengono che una legislatura di natura restrittiva non avrà l'effetto di far diminuire il numero di aborti non sicuri e che il nuovo ddl farebbe compiere al paese un balzo indietro sul fronte delle libertà individuali.
Domenica 22 dicembre 2013
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