Redazione Online
ROMA | Papa Francesco, in un'intervista ad Antonio Spadaro su Civiltà cattolica, ha aperto alle donne che hanno abortito, se pentite, ai divorziati e ai gay. Per loro, solo misericordia.
GAY E DIVORZIATI | Occorre sempre rispettare il «mistero dell'uomo». Come per l'omosessuale così per i divorziati risposati, così per le donne che hanno abortito, anche per le vite distrutte «dai vizi, dalla droga o da qualunque altra cosa». Ovviamente questo è il massimo dell'apertura possibile, perché, dice il Papa, «il parere della Chiesa lo si conosce e io sono figlio della Chiesa, non è necessario parlarne in continuazione».
PICCOLI PRECETTI | Sono, in ogni caso, «piccoli precetti». Per parlare davvero all'umanità di oggi, ai tanti feriti della vita, è necessario «un annuncio di tipo missionario, che si concentra sul necessario, sull'essenziale», e cioè sulla «proposta evangelica» che deve essere «più semplice, profonda, irradiante».
DIALOGO | Ha invitato a non essere autoritari, a mettere il «Vangelo puro» prima delle riforme e della dottrina, a non giudicare i gay. Il dialogo ecumenico è possibilità di imparare dagli altri cristiani. I dicasteri romani devono essere al servizio del Papa e dei vescovi e la consultazione è fondamentale: «I Concistori, i Sinodi sono luoghi importanti per rendere vera e attiva la consultazione. Bisogna renderli però meno rigidi nella forma. Voglio consultazioni reali, non formali». E quindi: «Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere un uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce».
CAMBIAMENTO | «Molti, ad esempio, pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento. E a volte il discernimento invece sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di far dopo. Ed è ciò che è accaduto anche a me in questi mesi».
LA CHIESA, PICCOLA CAPPELLA | La Chiesa non è «una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità. Le riforme organizzative e strutturali sono secondarie, vengono dopo. La prima riforma deve essere quella dell'atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio senza perdersi. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato».
Venerdì 20 settembre 2013
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