di Silvia Tozzi
GENOVA | Franco Gratteri, uno dei superpoliziotti condannati per il sanguinoso blitz nella scuola genovese la notte del 21 luglio 2001, dice di essere stato ingannato: «Non mi inginocchio per ottenere i benefici. Sono dispiaciuto per quanto accaduto nella scuola Diaz, ma quella nei miei confronti la ritengo una sentenza ingiusta. Io quella notte sono stato ingannato». Gratteri era capo del Sevizio centrale operativo della polizia.
L'UDIENZA | A Genova si è svolta l’ultima udienza presso il Tribunale di sorveglianza che dovrà decidere sull’affidamento ai servizi sociali di Gratteri e degli altri funzionari (Giovanni Luperi, Spartaco Mortola e Pietro Troiani) condannati in via definitiva il 5 luglio 2012, per il periodo di pena residuo non coperto da indulto (tra otto mesi e un anno a seconda dei casi). Le alternative sono il carcere o i domiciliari, e probabilmente la Procura Generale darà questi per tutti.
GRATTERI | Gratteri era capo della Direzione centrale anticrimine del ministero dell’Interno, ed è stato condannato a quattro anni di reclusione per falso aggravato. Per effetto dell’interdizione dai pubblici uffici è decaduto dall’incarico. Durante il blitz si trovava nel cortile della Diaz, nella scuola non mise piede, ma sottoscrisse i verbali di perquisizione e arresto che attestavano circostanze poi rivelatesi false, prima fra tutte l’attribuzione ai manifestanti di due bottiglie molotov, in realtà portate lì dalla polizia stessa. Durante il processo, Gratteri si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Sabato 7 dicembre 2013
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