È il blog che pone l'attenzione sulle tematiche e sui diritti dei minori, che racconta quel che succede nel mondo con l'intento di dar voce a chi, ancora oggi, è invisibile. Ampliando e diffondendo la conoscenza delle problematiche legate a chi è potenzialmente esposto alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni, di realtà più svantaggiate, dalla schiavitù alle violenze domestiche, dalla discriminazione ai conflitti armati, dalla povertà alla libera espressione. Perché non rimanga consegnato al silenzio e non si ripeta in futuro.
Con la convinzione che garantire i loro diritti, nel loro bisogno di crescere armonicamente come individui e come esseri sociali, non dia sollievo soltanto a chi soffre ma contribuisca anche al benessere dell'intera comunità, locale e globale.
Gabriele Paglialonga
Ho iniziato a operare nel settore umanitario nel 2004, aderendo alla missione del governo italiano nel sud-est asiatico per l'emergenza tsunami. Dal 2009 rivesto l’incarico di Coordinatore per i Diritti dei minori nella sezione italiana di Amnesty International di cui faccio parte dal 2007. Non è facile raccontare né tantomeno essere ascoltati. Essendo amante della verità, io continuerò a dar voce, da oggi, anche come blogger.
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Mar 9
di Gabriele Paglialonga
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Alla vigilia del terzo anniversario del drammatico conflitto in Siria, una breve panoramica dell’attuale situazione del paese.
All’interno della Siria quasi 9,3 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, con oltre 6,5 milioni di sfollati interni. Secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite, infatti, il 2013 ha visto un vorticoso aumento di famiglie disperate in fuga dalla Siria. Il numero dei bambini rifugiati nei paesi vicini, ha ormai raggiunto e superato il milione, arrivando a febbraio 2014 a 1.264.842. Secondo le stime delle Nazioni Unite, più di 7 mila bambini sono stati uccisi finora nel conflitto, anche se il numero di vittime minori potrebbe essere molto più elevato visto che gran parte dei decessi in Siria vengono registrati senza informazioni relative all’età”. Questi sono i dati riportati direttamente dal sito dell’Organizzazione non governativa.
Dopo la conclusione del primo round di colloqui di pace a Ginevra, il coordinatore dei soccorsi d'emergenza Valerie Amos stima che "più di tre milioni di persone in Siria sono intrappolate o in zone dove continuano combattimenti pesanti o sono assediate dal Governo o dalle forze di opposizione".
Durante le missioni di ricerca, parlando con i residenti di Yarmouk, Daraya, Moadamiyah e Ghouta orientale, ai ricercatori dell’IS è stato raccontato della disperata mancanza di cibo, di forniture mediche di base e di energia elettrica; della necessità di andare di nascosto nei boschi e nei campi limitrofi per cercare legna da ardere e cibo - nonostante i rischi di essere feriti da cecchini -; della difficoltà di dover spiegare ai propri figli perché si è costretti a mangiare piante o erbe, o carne di gatto, o di stare tutto il giorno senza mangiare proprio nulla. Questo è quello che sta accadendo da mesi, in alcuni casi da un anno e la situazione si sta deteriorando.
Dalle aree assediate più colpite, come il campo profughi palestinese di Yarmouk, a sud di Damasco, arrivano sempre più segnalazioni di civili morti a causa della fame e della mancanza di cure mediche adeguate, ma anche per ferite causate da cecchini durante la ricerca di cibo o di legna da ardere.
Sebbene ci sia stato qualche progresso a fine gennaio (secondo Amos, un po’ di cibo è stato consegnato a Yarmouk e ad Aleppo), e a metà febbraio - quando il cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite ha permesso l'evacuazione di alcune donne, bambini e gli anziani della città assediata di Homs - questo non è abbastanza e migliaia di persone continuano a soffrire.
"Far patire la fame ai civili come metodo di guerra è un crimine di guerra. Impedire le cure dei malati e dei feriti – che siano civili o combattenti - è una violazione del diritto umanitario internazionale".
"Siamo inoltre profondamente preoccupati per le violazioni che avvengono durante le detenzioni, sia da parte delle forze governative sia dei gruppi armati di opposizione. Negli ultimi tre anni, migliaia di persone sono state arbitrariamente arrestate, sottoposte a sparizioni forzate, torturate a morte o uccise sommariamente, condannate a lunghe pene detentive dopo processi iniqui. Nel gennaio di quest'anno, le morti in carcere in Siria, ancora una volta, hanno attirato l’attenzione dei media internazionali dopo le accuse che 11.000 persone sono state torturate e uccise durante la detenzione da parte del governo".
La risoluzione del consiglio di sicurezza
La risoluzione adottata all'unanimità il 22 febbraio dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lungamente attesa, fa sperare per la prima volta che si possa alleviare la sofferenza della popolazione siriana e offre una prospettiva di vita a oltre nove milioni di persone che hanno bisogno di aiuti umanitari, più di 250.000 dei quali sotto assedio.
La prima risoluzione che da tre anni ha voluto affrontare l'abissale crisi in atto in Siria chiede a tutte le parti di porre fine a tutte le violenze e a tutte le violazioni dei diritti umani compresi i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità. Chiede inoltre a tutte le parti di cessare gli assedi e consentire l'ingresso senza impedimenti alle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e ai loro partner operativi, lungo le linee interne di conflitto e attraverso le frontiere internazionali della Siria.
La risoluzione chiede che i responsabili delle violazioni dei diritti umani siano portati di fronte alla giustizia, ma tuttavia non fa menzione della Corte penale internazionale e non esprime la necessità che organismi quali la Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria indaghino sulle violazioni dei diritti umani.
Il 10 marzo Amnesty International diffonderà un nuovo rapporto, “Vite spremute: crimini di guerra contro i civili sotto assedio”, che documenta crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nei confronti dei civili palestinesi e siriani residenti a Yarmuk, il campo alla periferia della capitale Damasco sotto assedio da parte delle forze governative. Viene denunciata la morte di quasi 200 persone da quando, nel luglio 2013, l’assedio si è fatto più stringente ed è stato tagliato l’accesso a cibo e medicinali fondamentali. Secondo le ricerche di Amnesty International, 128 delle vittime sono morte di fame.
Lunedì 10 marzo Amnesty International lancerà anche un appello che sarà disponibile online: Porre fine alla sofferenza dei civili assediati in Siria!
Tre anni dopo l'inizio della attuale crisi in Siria, circa 250.000 civili vivono sotto assedio in tutto il paese. Molti stanno sopportando condizioni spaventose mentre lottano per sopravvivere. La maggior parte vive in zone assediate dalle forze governative siriane ed è stata praticamente confinata per un anno o più in aree che vengono bombardate su base regolare. In altri zone, i civili sono sotto assedio da parte delle forze di opposizione armata che hanno bloccato la consegna delle forniture dei beni di prima necessità. La loro situazione è disperata. Mancano cibo, forniture mediche e carburante. Alcuni, per sopravvivere, hanno ucciso e mangiato gatti e cani. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha affrontato tardivamente la crisi umanitaria in atto in Siria, chiedendo la revoca immediata degli "assedi delle aree popolate". Ma, finora, le parti in conflitto non stanno facendo abbastanza per porre fine alle sofferenze dei civili.
Far patire la fame ai civili come metodo di guerra è un crimine di guerra: la risoluzione 2139 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiede a tutte le parti in conflitto in Siria di porre fine a tutte le forme di violenza e di fermare le violazioni dei diritti umani, comprese quelle pari a crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Chiede, inoltre, a tutte le parti di cessare gli assedi e consentire l'ingresso senza impedimenti alle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e ai loro partner operativi, lungo le linee interne di conflitto e attraverso le frontiere internazionali della Siria.
L’appello sarà attivo fino al 12 aprile, il giorno dopo le firme online saranno inviate al team dell’IS che si occuperà di organizzare una consegna unica di tutte le firme raccolte a livello globale.
Foto: Banksy
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