È il blog che pone l'attenzione sulle tematiche e sui diritti dei minori, che racconta quel che succede nel mondo con l'intento di dar voce a chi, ancora oggi, è invisibile. Ampliando e diffondendo la conoscenza delle problematiche legate a chi è potenzialmente esposto alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni, di realtà più svantaggiate, dalla schiavitù alle violenze domestiche, dalla discriminazione ai conflitti armati, dalla povertà alla libera espressione. Perché non rimanga consegnato al silenzio e non si ripeta in futuro.
Con la convinzione che garantire i loro diritti, nel loro bisogno di crescere armonicamente come individui e come esseri sociali, non dia sollievo soltanto a chi soffre ma contribuisca anche al benessere dell'intera comunità, locale e globale.
Gabriele Paglialonga
Ho iniziato a operare nel settore umanitario nel 2004, aderendo alla missione del governo italiano nel sud-est asiatico per l'emergenza tsunami. Dal 2009 rivesto l’incarico di Coordinatore per i Diritti dei minori nella sezione italiana di Amnesty International di cui faccio parte dal 2007. Non è facile raccontare né tantomeno essere ascoltati. Essendo amante della verità, io continuerò a dar voce, da oggi, anche come blogger.
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Gen 11
di Gabriele Paglialonga
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Aitzaz Hasan Bangash, 14enne, pachistano, morto in un attentato suicida, è divenuto un eroe per essersi sacrificato lanciandosi sul kamikaze che stava per farsi esplodere nella scuola della sua città, salvando numerose vite. E' morto lunedì nella piccola città sciita di Ibrahimzai, vicino a Islamabad, immolandosi per fermare un attentatore suicida che voleva fare una strage nella sua scuola.
Il ragazzino era rimasto fuori dalla scuola, insieme a due amici, perché era arrivato tardi. Al gruppetto si è avvicinato un ventenne, che ha spiegato di voler chiedere l'ammissione alla scuola. E' stato a quel punto che i tre ragazzi si sono resi conto che lo sconosciuto nascondeva un ordigno; ma mentre due di loro sono fuggiti, rifugiandosi nella scuola, Aitzaz, si è slanciato contro il kamikaze costringendolo a farsi esplodere a 150 metri dall'istituto, salvando così la vita a studenti e insegnanti. E’ stato dilaniato dall'esplosione della bomba umana ma il suo drammatico gesto ha sventato una strage tra i suoi compagni. All'interno dell'edificio scolastico c'erano circa 2mila alunni.
Il padre di Aitzaz, Mujahid Ali Bangash, si è detto orgoglioso del ragazzo: "Mio figlio ha fatto piangere sua madre, ma ha evitato che altre madri piangessero i loro figli". Il Pakistan celebra questo suo piccolo eroe con articoli sulla stampa, una valanga di tweet, omaggi su Facebook e appelli al governo perché gli sia conferita una "medaglia al valore".
L'attentato è stato rivendicato da Lashkar-e-Jhangvi, un gruppo radicale islamico.
Questo nuovo, gravissimo atto di violenza è l'ennesima prova del clima di pericolo in cui gli studenti sono costantemente minacciati dai talebani e da altri gruppi armati ma la determinazione di questo ragazzo è più forte della “guerra” e degli attentati. Una sfida dichiarata, come quella che lanciò la studentessa e attivista per i diritti dei bambini e delle bambine, Malala Yousafzai, che si salvò da un attentato: “Vengo da un posto paradisiaco chiamato Swat, nel Nord del Pakistan. Tre anni fa, Swat era nel mirino dei terroristi. Nel gennaio del 2009 i terroristi massacravano due o tre persone innocenti ogni sera. Toglievano alle donne il diritto alla libertà e all' uguaglianza. Facevano saltare in aria le scuole, più di quattrocento. Ci strappavano di mano le penne, e noi dovevamo nascondere i libri sotto la camicia, fare finta che non studiavamo. I cosiddetti Talebani avevano paura della forza dell'istruzione. In quel periodo, noi non rimanemmo in silenzio: facemmo sentire la nostra voce, facemmo sentire la nostra voce per il diritto all' istruzione. Dicevamo che in quest' epoca moderna non studiare significa non avere strumenti, specialmente i bambini, dicevamo che in quel modo spingevano le donne e le bambine indietro, all' età della pietra. Solo poche persone fecero sentire la loro voce, ma la voce che si levava a chiedere pace e istruzione era forte. Quando nessuno parlae tutto il mondo resta in silenzio, anche una voce sola assume una grande forza. Swat ora è un luogo pacifico: non ci sono terroristi, le scuole sono riaperte e molte bambine e bambini vanno a scuola”.
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