Il blog che pone l’attenzione sulla mobilità sostenibile ed i progetti ad essa legati offrendo una visione completa e integrata sui temi Smart City e Green Mobility spaziando sulle varie tipologie di trasporto urbano e non solo.
La mobilità è oggi, soprattutto nei grandi centri urbani, una componente essenziale del funzionamento della città e della vita dei suoi abitanti i quali esprimono una crescente esigenza di efficienza e di miglioramento per tutti gli aspetti che la mobilità include.
Con il termine mobilità infatti si intende non solo il traffico, a cui spesso viene ridotto, ma un sistema complesso che comprende tutto ciò che è in relazione al muoversi, con qualsiasi mezzo, nella città e nel territorio: pedonalità, trasporto pubblico, trasporto privato, sosta e parcheggi, sistemi per una mobilità sostenibile, per citare alcune delle questioni principali, ciascuna delle quali declinabile in molteplici sottosistemi ed in diverse necessarie fasi di pianificazione, programmazione e attuazione integrata per percorrere la migliore delle strade verso un’ottimizzazione della qualità degli spostamenti.
Fabio Rosati
Fabio Rosati nasce a Brescia, classe 1960, laurea in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma, master al New York Institute of Finance e laureando in Ingegneria dei Trasporti, dopo la carriera industriale che lo ha portato sino alla Direzione Generale, decide di impegnarsi in qualità di consulente, si dedica alla docenza universitaria – è docente presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma – e crea il Centro Studi Mobilità di cui è Amministratore Unico, occupandosi di mobilità sostenibile e impegnandosi nella gestione e ottimizzazione di piattaforme di infomobilità per vari clienti nonché supportando alcuni Comuni Italiani nell’ottimizzazione delle problematiche di TPL e di gestione semaforica.
Si occupa dello sviluppo del sistema di rete di ricarica per i veicoli elettrici, promuove lo sviluppo di progetti di piste ciclabili, l’ottimizzazione del car sharing e quanto attiene alla mobilità in tutte le sue forme. È socio esperto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nonché membro del Comitato Scientifico della rivista MobilityLab.
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Gen 29
di Fabio Rosati
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Ogni anno, sulle strade italiane, circolano quasi 900.000 milioni di passeggeri per chilometro a cui vanno aggiunte quasi 150.000 milioni di tonnellate di merci, sempre per ogni chilometro di strada. Numeri impressionati – quasi un milione di milioni di passeggeri - che testimoniano l'altissima domanda di mobilità da parte di comuni cittadini e aziende e che va necessariamente gestita e controllata.
Di fronte a queste problematiche dalle molteplici implicazioni, occorre uno sforzo comune per incentivare la ricerca di soluzioni innovative e ambiziose in materia di trasporto urbano, che permettano di rendere le nostre città più agibili, più accessibili, più sicure e meno inquinate. Dobbiamo muoverci, per utilizzare un termine già coniato e condiviso a livello europeo, «verso una nuova cultura della mobilità urbana».
Cosa significa tutto questo, in termini di inquinamento, qualità dell'ambiente, qualità della vita nelle nostre città e aree urbane? Gli effetti negativi prendono due diverse manifestazioni: inquinamento dell'aria ed inquinamento acustico.
Se analizziamo i dati dell’inquinamento dell’aria possiamo constatare che, le quantità di CO2 messe in gioco dai trasporti sono importanti: una vettura emette circa 2,5 Kg di CO2 per litro di combustibile (2,38 se a benzina, 2,65 per il diesel). Ogni volta che facciamo un pieno di 30 litri, di fatto prenotiamo una emissione di CO2 di circa 75 kg!
E per quanto attiene l’inquinamento acustico? Inizialmente trascurato, nell'ultimo decennio il problema della quantità di rumore è entrato di prepotenza nelle politiche di risanamento delle nostre città e aree urbane. Si stima che l'inquinamento acustico incida pesantemente sulla salute e sulla qualità della vita del 25% della popolazione dell'Unione Europea, ovvero circa 100 milioni di persone! Le ricerche indicano che il traffico comporti l'emissione di rumore per circa 80 decibel, una quantità in grado di scatenare patologie quali lo stress, l'affaticamento e perfino disturbi all'apparato circolatorio. Ancora superiore l'inquinamento acustico da traffico di mezzi pesanti: 90 decibel. A questo livello si hanno disturbi all'apparato respiratorio e digerente. Bisogna agire sulle infrastrutture – allargando le strade esistenti, o realizzandone di nuove, secondo le diverse situazioni – e sulla tipologia dei veicoli in circolazione – facilitando la diffusione di automezzi a gpl, ibridi (benzina + batterie) o meglio ancora elettrici al 100% -, lavorare sulla domanda trasferendola su linee di trasporto pubbliche moderne nella tecnologia e nella concezione – la TAV va bene, ma non dimentichiamo i pendolari e la mobilità interna alle aree metropolitane in genere (chiusura dei centri storici, congestion charge, ecc)-, ma questo non basta. Bisogna andare oltre, collegando tutti questi sistemi in un «unicum» in grado di raccogliere informazioni da tutte le parti coinvolte nel sistema della mobilità e analizzarle per consentire una gestione il più possibile automatica e sinergica dell'intero mondo dei trasporti.
Una soluzione in termini di mobilità viene sicuramente dalle auto elettriche. Gli attori coinvolti sono svariati: non sono solo i produttori automobilistici, ma anche chi produce e distribuisce l'energia, chi gestisce le reti elettriche, urbanisti e pianificatori delle nostre città e aree urbane, amministratori pubblici, produttori di software per il controllo dei diversi sistemi: decine, forse centinaia di attori diversi.
Sicuramente si sta facendo molto e dobbiamo dire che ci sono diverse proposte, realizzate o allo studio, e diverse iniziative, che si prefiggono il comune obiettivo di inserire «intelligenza» nel modo in cui noi e le nostre merci ci muoviamo, per alzare il livello della qualità della nostra vita, il tutto nel nome di un ambiente migliore, di una qualità della vita più elevata, di maggiore sicurezza nel trasporto e di una spinta all'innovazione dell'intero processo produttivo italiano. Potremmo quindi parlare di infrastrutture, di auto elettriche, di energia, di tutto quanto consente a noi e alle merci che produciamo di «girare».
L'auto elettrica è vista come la soluzione ideale per tutti i problemi di inquinamento e per raggiungere il traguardo di una mobilità sostenibile: azzererebbe, o quasi, l'inquinamento acustico, per esempio. Il quasi dipende dal fatto che un minimo di rumore ci sarebbe in ogni caso, ma sarebbe causato dall'attrito dei pneumatici sull'asfalto: per eliminare anche questo si potrebbe stendere asfalti fonici, in grado di assorbire il rumore che, essendo residuale, è ben lontano dagli 80-90 decibel del traffico odierno.
I punti di dolenza dell'auto elettrica sono principalmente due: le batterie ed i costi. I progressi della tecnologia, in materia di durata, hanno portato a raggiungere il traguardo di circa duecento chilometri di percorrenza che di fatto, però, limita l'utilizzo di questi veicoli ai viaggi brevi all'interno di un'area urbana o metropolitana.
E con il rifornimento come la mettiamo? Per ricaricare la batteria di un'auto elettrica servono ore, non minuti. L'operazione più veloce sarebbe la sostituzione completa di una batteria: mi fermo al distributore, apro l'alloggiamento delle batterie, estraggo quella esaurita e inserisco quella nuova, e riaccendo il tutto. Veloce, ma ancora non quanto un rifornimento di benzina o gasolio. L'interrogativo di base è: come portare i tempi di sostituzione delle batterie il più vicino possibile a quelli a cui siamo abituati oggi con benzina e gasolio. Il modello «Quick Drop» che si sta sperimentando in diversi paesi non è ancora approdato in Italia e non sappiamo quando arriverà, ma anche l’investimento in infrastrutture implica la necessità di una politica a supporto dell’espansione delle auto elettriche quantomeno nei centri urbani.
Se poi vogliamo vedere il lato prezzi delle auto elettriche, siamo ancora lontani dall'essere concorrenziali con le automobili tradizionali: tra batterie al litio e componenti da ottimizzare, si arriva facilmente a 20-35mila euro per l'acquisto di una city car! Oggi da considerare troppo elevati se visti con le infrastrutture a supporto esistenti per le ricariche.
Nel complesso il mercato dell'auto elettrica è alle porte ma grazie solo agli sforzi delle case automobilistiche che stanno investendo su di esso e di quelle Utility che ci credono (come ENEL e A2A e pochi altri) ma è ancora ben lontano dal rappresentare quella risposta al problema della mobilità urbana che vuole essere poiché manca un quid essenziale: lo sforzo della Pubblica Amministrazione a far suo il progetto a tutto tondo.
Se vogliamo, "lo sviluppo della mobilità elettrica è una delle sfide più rilevanti sotto il profilo dello sviluppo sostenibile e tecnologico, anche in relazione agli obiettivi sfidanti per una sempre più avanzata efficienza energetica e tutela ambientale".
La diffusione dell'auto elettrica passa obbligatoriamente attraverso il costo dell'energia elettrica. Chiaro che, se vogliamo che il consumatore finale – ovvero l'azienda piuttosto che il cittadino – passi a questo tipo di autoveicolo, dobbiamo assicurargli la possibilità di rifornire le batterie della sua auto a costi contenuti. L'Autorità per l'Energia ha eliminato tutta una serie di limiti normativi che non permettevano, per esempio, di ricaricare le batterie direttamente presso le abitazioni (dove ora è possibile avere due contatori), i parcheggi condominiali o aziendali, fattore condizionante per lo sviluppo della mobilità elettrica. Ora, un provvedimento dell'Autorità per l'energia ha eliminato questi limiti ed ha esteso anche ai parcheggi aziendali la possibilità di installare punti di ricarica.
A questi contatori per la ricarica di autoveicoli elettrici verrà applicata la stessa tariffa di trasporto prevista per gli 'altri usi', questo indipendentemente che si tratti di cliente domestico o azienda. Per l'energia, il prezzo potrà variare a seconda dell'offerta che verrà selezionata fra quelle dei diversi venditori del libero mercato e potrà anche essere diversa da quella scelta per la fornitura domestica.
Ad ogni modo è impensabile sviluppare una mobilità sostenibile senza il supporto delle tecnologie informatiche e quindi dei Sistemi Intelligenti di Trasporto (ITS – Intelligent Transport Systems) che svolgono un ruolo determinante in un approccio strategico al problema della mobilità. Sfruttando le tecnologie dell'Informatica e della Comunicazione, consentono di trasformare i trasporti in un «sistema integrato», nel quale i flussi di traffico sono distribuiti in modo equilibrato tra le varie modalità, per una maggiore efficienza, produttività e, soprattutto, sicurezza del trasporto. Rappresentano, di fatto, il 'ponte' tra le diverse componenti del mondo dei trasporti.
Le applicazioni ITS possono contribuire a supportare l'introduzione di diverse strategie in capo alla mobilità sostenibile. Abbiamo già capito che possono essere d'aiuto nel promuovere l'utilizzo della rete stradale in modo CO2-efficiente, attraverso l'utilizzo di differenti tipologie di sistemi di controllo e gestione dei flussi di traffico. In questo campo, le applicazioni più sofisticate mirano non solo alla riduzione delle congestioni, ma sono progettate per consentire la velocità ottimale da mantenere per massimizzare l'energia consumata, ridurre gli «stop&go» e così via. Tali strategie includono la gestione di corsie dedicate a veicoli di tipo specifico (mezzi pesanti, mezzi pubblici, e altri ancora) e calcolo dei percorsi in tempo reale per favorire flussi di traffico più efficienti dal punto di vista energetico. Altre applicazioni riguardano il comportamento dei conducenti, una categoria di strategie che comprende iniziative come campagne di «eco-driving» che puntano ai singoli conducenti, promuovendo stili di guida che riducano l'emissione di CO2, ma anche la modifica della domanda generale di trasporto. In quest'ultimo caso, si possono adottare strategie mirate a favorire i viaggiatori che utilizzino veicoli o modalità di trasporto a basso impatto ambientale, riducendo la domanda di mobilità e la distanza totale dei viaggi.
Il monitoraggio e la manutenzione delle infrastrutture e i relativi impianti rappresentano un ulteriore campo in cui gli ITS possono essere utili. Qui abbiamo due parti distinte: in una sono compresi i sistemi per il monitoraggio e la manutenzione, che coprono anche lo stato delle infrastrutture; nell'altra le tecnologie per la riduzione dei consumi negli impianti (che comunque incidono sui consumi totali).
Tutto questo ci porta ad una sola conclusione: la filosofia dovrebbe essere quella della mobilità sostenibile (in questi ultimi tempi argomento preferito da molti “esperti” e non solo), una di quelle sfide che nascono come necessità ma assumono poi anche il carattere di opportunità, per l’intera collettività e non solo per chi opera o è chiamato a dare risposte in quello specifico settore. E’ una di quelle sfide che richiede l’impegno di tutti e che per questo stesso motivo può trovare grande utilità nell’azione congiunta, sinergica di molti attori.
Basta voler mettere in piedi le varie soluzioni per cercare di iniziare una strada che sicuramente porterà benefici e minor stress a tutti.
Gli interventi possono essere tanti e diversi, ma l’aspetto fondamentale è la consapevolezza che occorre cambiare la struttura della circolazione urbana, passando da un sistema fondato sull’uso incontrollato della modalità privata ad un sistema fondato sul trasporto collettivo e sulla dimensione umana. Naturalmente non possiamo non toccare la sfera degli investimenti: non c’è misura sulla circolazione che tenga se non è accompagnata e sostenuta da un’offerta di trasporti pubblici sostenuta. Scontiamo sicuramente 50 anni di indifferenza della classe politica e conseguentemente dell’industria per i sistemi di trasporto di massa (e cioè metropolitane, ferrovie leggere, tramvie, etc.). Il gap che ci divide dal resto dell’Europa per la pochezza delle nostre infrastrutture è notevole. Eppure se vogliamo salvare le nostre città dal degrado salvaguardando anche la loro competitività economica, dovremo inevitabilmente investire nel trasporto pubblico e nella relativa, indispensabile, infrastruttura.
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