Il blog che pone l’attenzione sulla mobilità sostenibile ed i progetti ad essa legati offrendo una visione completa e integrata sui temi Smart City e Green Mobility spaziando sulle varie tipologie di trasporto urbano e non solo.
La mobilità è oggi, soprattutto nei grandi centri urbani, una componente essenziale del funzionamento della città e della vita dei suoi abitanti i quali esprimono una crescente esigenza di efficienza e di miglioramento per tutti gli aspetti che la mobilità include.
Con il termine mobilità infatti si intende non solo il traffico, a cui spesso viene ridotto, ma un sistema complesso che comprende tutto ciò che è in relazione al muoversi, con qualsiasi mezzo, nella città e nel territorio: pedonalità, trasporto pubblico, trasporto privato, sosta e parcheggi, sistemi per una mobilità sostenibile, per citare alcune delle questioni principali, ciascuna delle quali declinabile in molteplici sottosistemi ed in diverse necessarie fasi di pianificazione, programmazione e attuazione integrata per percorrere la migliore delle strade verso un’ottimizzazione della qualità degli spostamenti.
Fabio Rosati
Fabio Rosati nasce a Brescia, classe 1960, laurea in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma, master al New York Institute of Finance e laureando in Ingegneria dei Trasporti, dopo la carriera industriale che lo ha portato sino alla Direzione Generale, decide di impegnarsi in qualità di consulente, si dedica alla docenza universitaria – è docente presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma – e crea il Centro Studi Mobilità di cui è Amministratore Unico, occupandosi di mobilità sostenibile e impegnandosi nella gestione e ottimizzazione di piattaforme di infomobilità per vari clienti nonché supportando alcuni Comuni Italiani nell’ottimizzazione delle problematiche di TPL e di gestione semaforica.
Si occupa dello sviluppo del sistema di rete di ricarica per i veicoli elettrici, promuove lo sviluppo di progetti di piste ciclabili, l’ottimizzazione del car sharing e quanto attiene alla mobilità in tutte le sue forme. È socio esperto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nonché membro del Comitato Scientifico della rivista MobilityLab.
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Apr 21
di Fabio Rosati
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Secondo una recente indagine Nielsen, l’84% degli intervistati non interpreta più l’auto come un bene status symbol. Oggi sono sempre più in auge la vendita dei veicoli usati e le offerte di car sharing. Sembra proprio che si stia assistendo alla fine di un’era: quella del «macchinone», dell’auto status symbol, da sfoggiare orgogliosamente davanti alle donne e sul lavoro, come un biglietto da visita. Adesso, forse per la crisi che stiamo attraversando, gli italiani interpretano l’auto per quello che è: un mezzo per spostarsi.
Stando a quanto riportato nell'indagine Nielsen, ben l’84% delle persone intervistate e in possesso di una macchina, attribuisce all’auto un’importanza prevalentemente funzionale; tale percentuale scende al 59% tra gli intervistati che non hanno un’auto di proprietà, ma resta comunque molto alta. Di conseguenza, prende piede il concetto di auto usata o in condivisione (car sharing): 7 italiani su 10 apprezzano la possibilità di poter utilizzare auto anche non di proprietà. La percentuale è pari al 71%, contro una media europea del 52%. Non solo, se uno su due degli intervistati dichiara di voler acquistare un’auto entro i prossimi due anni, per il 21% la scelta ricadrà su un’auto usata, e la percentuale sale al 35% se si considerano gli under 30. Più in generale, il 71% degli italiani dichiara di amare guidare e solo il 10% non possiede attualmente un’auto, contro il 20% della media europea.
Sicuramente questi dati andranno monitorati sempre più anche per verificare i reali cambiamenti delle abitudini di guida di una popolazione, quella italiana, che sta scoprendo anche per la prima volta il servizio di car sharing a flusso libero attualmente presente nelle città di Roma e Milano ma in espansione su Firenze, Napoli e Torino.
Il car sharing in generale si sta mostrando quale strumento ideale per soddisfare la sempre maggiore domanda di mobilità flessibile che oggi non trova risposta nell’offerta di servizio pubblico.
Ed i taxi che ruolo hanno all’interno della mobilità cittadina? Il servizio taxi è sostanzialmente lo stesso da molti anni; cambiano solo, periodicamente e sempre in un senso, le tariffe. Non si vuole attaccare la categoria, ma invitarla alla riflessione.
Lo scenario della mobilità è cambiato e sta continuando a cambiare rapidamente, cosi come sono cambiati altri settori dei servizi che si sono aperti alla concorrenza, a volte anche eccessiva. Nelle vecchie città italiane fatte di arti e mestieri vi era un limite alla concorrenza per garantire opportunità e spazi di «mercato» a tutti; oggi questi limiti non esistono più, il mercato è globale, sempre aperto alla ricerca di miglior qualità e prezzi più bassi. In uno scenario di questo tipo, su cui sarebbe opportuno riflettere, la lotta dei tassisti sembra quasi anacronistica, e purtroppo è una lotta destinata inevitabilmente alla sconfitta, anche se in tempi e modi difficili da definire.
Sarebbe quindi molto più logico per la categoria affrontare diversamente un mercato in così rapida e profonda trasformazione.
Oggi molte persone non utilizzano il taxi per via del prezzo elevato del servizio; questo determina di conseguenza un maggiore ricorso all’auto privata con costi privati e pubblici ormai noti, ma che forse è utile riprendere con riferimento al problema specifico. Esiste infatti un costo di rottura, oltre il quale il cittadino può rinunciare addirittura alla proprietà dell’auto; tale costo di rottura, costituito non solo dai costi economici legati al mantenimento dell’automobile, ma anche e forse ormai soprattutto dai costi in termini di tempo e stress connessi all’uso dell’auto in città è ormai stato ampiamente superato da molti cittadini. In questo segmento esiste un potenziale enorme ed è a questo potenziale che si è rivolto il car sharing , ma anche il servizio taxi potrebbe vederlo come opportunità, se si cominciasse a pensare ai bisogni di mobilità in maniera differenziata; è necessario segmentare il mercato identificando servizi più personalizzati per ogni specifico target.
Sarebbe sufficiente incrociare la disponibilità di tempo e la disponibilità economica per ottenere segmenti di mercato con caratteristiche completamente diverse: si pensi al diverso concetto di tempo di uno studente, di un uomo d’affari o di un pensionato, e alla loro diversa disponibilità economica. È cambiato il lavoro, sono cambiati i comportamenti sociali, è cambiato l’uso del tempo libero; oggi si vola a Londra o a Berlino ad un costo a volte inferiore al taxi per l’aeroporto. È cambiato tutto: il servizio taxi non può non cambiare, per il bene proprio e per il bene della città.
Questo anche perché nei prossimi anni i veicoli destinati al car sharing cresceranno in modo significativo e sempre più automobilisti abbandoneranno l'auto di proprietà per abbracciare questo nuovo modello di mobilità urbana.
I motivi per cui gli automobilisti stanno decidendo di adottare il sistema di car sharing per gli spostamenti in città è dovuta al continuo aumento delle spese di gestione dell'auto di proprietà (benzina, assicurazioni, manutenzione) a cui vanno aggiunti "nuovi costi" che si sono diffusi negli ultimi anni quali pedaggi per accedere nelle zone a traffico limitato (ZTL) e requisiti specifici per la circolazione dettati dalle regole anti inquinamento. Il car sharing è molto apprezzato dalle nuove generazioni di automobilisti che, di norma, non dispongono dei fondi necessari per l'acquisto di un'auto e sono molto più propensi all'uso dello smartphone per la gestione e l'utilizzo dei servizi dell'auto in condivisione. In Europa nei prossimi anni è previsto un aumento considerevole dei veicoli destinati al car sharing: secondo recenti studi, nel 2017 saranno 70 mila fino ad arrivare a 130 mila nel 2020. Gli utenti che nel 2020 decideranno di utilizzare il car sharing saranno 8 milioni, il doppio di quanto previsto negli Stati Uniti dove saranno 4 milioni.
Se vediamo i dati relativi all’Europa, la nazione dove il car sharing è più utilizzato è la Germania: presente in ben 37 città, con una crescita del 37% dal 2012 a oggi, con quasi 800 mila utenti e oltre 13 mila veicoli presenti sul territorio. La capitale con più auto in condivisione è ovviamente Berlino, (2.300 vetture e 207.000 utenti) tallonata da Londra (2.250 veicoli e 120 mila utenti) e Parigi (2.000 veicoli e 105 mila utenti).
In Italia il servizio è in forte crescita, come anticipato all’inizio, ed il 51% degli utilizzatori dichiara che la scelta di utilizzare un servizio di car sharing ha permesso di non acquistare un'auto nuova, mentre il 45% prevede di farlo in futuro.
L’ideale a questo punto sarebbe vedere un’integrazione tra il car sharing a flusso libero ed il trasporto pubblico locale: la sinergia darebbe opportunità ad entrambi i gestori oltre che alla collettività. Si potrebbe pensare a forme di «integrazione tariffaria» che permetterebbero di portare un ampliamento della clientela consentendo al car sharing e al trasporto pubblico di trovare clienti uno nell’altro.
In questo anche il servizio taxi potrebbe rientrare ed integrarsi considerando le aree dove interviene il solo car sharing e lasciando percorsi periferici e quelli aeroportuali al servizio taxi. Insomma se si vuole si potrebbero raggiungere risultati notevoli ed a beneficiarne sarebbero tutti inclusi i cittadini che avrebbero un servizio di trasporto più ampio, a tariffe però proporzionate ed adeguate, garantendo un livello di mobilità più flessibile e città meno congestionate da auto private.
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