Il blog che pone l’attenzione sulla mobilità sostenibile ed i progetti ad essa legati offrendo una visione completa e integrata sui temi Smart City e Green Mobility spaziando sulle varie tipologie di trasporto urbano e non solo.
La mobilità è oggi, soprattutto nei grandi centri urbani, una componente essenziale del funzionamento della città e della vita dei suoi abitanti i quali esprimono una crescente esigenza di efficienza e di miglioramento per tutti gli aspetti che la mobilità include.
Con il termine mobilità infatti si intende non solo il traffico, a cui spesso viene ridotto, ma un sistema complesso che comprende tutto ciò che è in relazione al muoversi, con qualsiasi mezzo, nella città e nel territorio: pedonalità, trasporto pubblico, trasporto privato, sosta e parcheggi, sistemi per una mobilità sostenibile, per citare alcune delle questioni principali, ciascuna delle quali declinabile in molteplici sottosistemi ed in diverse necessarie fasi di pianificazione, programmazione e attuazione integrata per percorrere la migliore delle strade verso un’ottimizzazione della qualità degli spostamenti.
Fabio Rosati
Fabio Rosati nasce a Brescia, classe 1960, laurea in Economia e Commercio alla Sapienza di Roma, master al New York Institute of Finance e laureando in Ingegneria dei Trasporti, dopo la carriera industriale che lo ha portato sino alla Direzione Generale, decide di impegnarsi in qualità di consulente, si dedica alla docenza universitaria – è docente presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma – e crea il Centro Studi Mobilità di cui è Amministratore Unico, occupandosi di mobilità sostenibile e impegnandosi nella gestione e ottimizzazione di piattaforme di infomobilità per vari clienti nonché supportando alcuni Comuni Italiani nell’ottimizzazione delle problematiche di TPL e di gestione semaforica.
Si occupa dello sviluppo del sistema di rete di ricarica per i veicoli elettrici, promuove lo sviluppo di progetti di piste ciclabili, l’ottimizzazione del car sharing e quanto attiene alla mobilità in tutte le sue forme. È socio esperto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nonché membro del Comitato Scientifico della rivista MobilityLab.
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Set 5
di Fabio Rosati
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L'economia della condivisione – la sharing economy -(a volte indicata anche come l'economia peer-to-peer, economia collaborativa, consumo collaborativo) è un sistema socio-economico costruito intorno alla condivisione di risorse umane e fisiche. Essa comprende la condivisione della creazione, produzione, distribuzione, commercio e consumo di beni e servizi da parte di persone e organizzazioni diverse. Questi sistemi assumono una varietà di forme spesso sfruttando la tecnologia dell'informazione per responsabilizzare gli individui, le imprese, non-profit e di governo con informazioni che consentono la distribuzione, la condivisione e il riutilizzo della capacità in eccesso di beni e servizi.
Chi ha affittato una camera o un’auto sa bene di cosa stiamo parlando: la possibilità di utilizzare un bene senza doverlo per forza acquistare. E lo stesso vale anche per i parcheggi, gli orti urbani, le biciclette, i kit fotografici e quelli da giardino, gli strumenti musicali, i vestiti, il cibo finanche il tempo e le competenze.
In un recente articolo apparso sulla rivista «The Economist» nello speciale dedicato alla sharing economy, si rileva come i consumi collaborativi rappresentino sicuramente una risposta alla crisi economica che stiamo attraversando. «Non è certamente una coincidenza se molti servizi di peer-to-peer sono stati fondati tra il 2008 e il 2010, nell’immediato della crisi globale finanziaria. Alcuni vedono la condivisione, e il suo mantra “l’accesso vince sul possesso”, come un antidoto post-crisi al materialismo e al consumismo».
Al di la della crisi, si sottolinea come la sharing economy sia in realtà un paradigma molto più dirompente, incentivato dall’esplosione delle tecnologie digitali, in cui l’accesso prende il sopravvento sul possesso.
Grazie alla sharing economy oggi si può viaggiare, finanziare un progetto, fare impresa, studiare, persino mangiare a costo e impatto zero, oppure risparmiando. Gli esempi più noti sono Linux, Google, Wikipedia, Youtube, Skype, strumenti che ci permettono di utilizzare sistemi operativi, di ricercare informazioni e poter comunicare gratuitamente senza confini. C’è tuttavia chi è convinto che la sharing economy oltrepassi la condivisione virtuale e possa allargarsi a qualsiasi tipo di oggetto o competenza, dando vita ad una comunità globale di beni comuni.
In effetti, purché lo si voglia, si può spartire qualsiasi cosa e sono numerose le iniziative a muoversi in questa direzione e che vale la pena diffondere: parliamo di condivisone degli spazi abitativi inutilizzati, mettendo a disposizione un alloggio ai turisti, di condivisione dei propri veicoli grazie al car sharing, di Crowdfunding, il quale, attraverso la condivisione su rete di un progetto, aiuta il suo finanziamento e la sua diffusione promuovendone la realizzazione, e molteplici altri esempi.
Condividere significa innanzitutto produrre meno sprechi, il che non solo è vantaggioso per il pianeta ma torna anche utile nell’economizzare quotidiano.
Proprio dalla necessità di ridurre gli sprechi ed economizzare il quotidiano, il servizio di car sharing ha realizzato un numero di richieste talmente alto da mettere perfino le città in competizione tra loro. A Roma, ad esempio, oltre 60 mila cittadini hanno utilizzato il servizio iscrivendosi ai noleggi superando Milano come uso del car sharing. Anche Firenze, che ha lanciato il servizio recentemente, sta riscuotendo notevoli successi.
Di sicuro, tutti i cittadini ed i pendolari cercano un’alternativa valida ai mezzi pubblici, evidentemente insufficienti ed inefficienti e con il car sharing si risparmia su bollo, assicurazione, manutenzione, benzina, e si viaggia tranquilli e rapidi.
Ovviamente, a incidere sul fenomeno del car sharing (e del futuro scooter sharing pianificato su Milano) è anche la crisi. La disoccupazione, in particolare quella giovanile che in Italia ha superato il 40%, costringe le nuove generazioni a posticipare l'acquisto di un'auto e gli fa cercare soluzioni alternative come il car sharing. Parliamo di tre persone su dieci che hanno al massimo 32 anni. A questo si aggiunga l’economicità, la flessibilità e l’accessibilità al servizio, che possono essere riassunti nell’aspetto essenziale della libertà di riconsegna, sia oraria che di luogo.
Infine non possiamo dimenticare la velocità e la possibilità di muoversi che sono una delle caratteristiche delle società moderne, e che le grandi città italiane, Milano in primis, vogliono colmare il gap con le altre grandi città europee, sempre prese come riferimento, in questo nostro provincialismo culturale, pertanto si stanno sforzando per mettercela tutta per raggiungere questo obiettivo.
Ma quando si parla di servizi per la mobilità non bisogna dimenticare che muoversi costa! !!
Costa il servizio di trasporto urbano, di car sharing, costa il bike sharing, e costano sempre di più i pedaggi autostradali e i biglietti ferroviari. Oggi per andare a Milano da Roma in treno ci vogliono meno di tre ore, ma il costo è spesso proibitivo per una larga fetta della popolazione, che non ha poi una gran fretta di raggiungere il capoluogo lombardo, ma ha una relazione con il suo stipendio e il suo portafoglio che non è cresciuto come il biglietto del treno in questi anni. Stesso ragionamento per le nuove autostrade dove grandi investimenti, più o meno privati, richiedono pedaggi alti per rientrare: il caso della Brebemi è sotto gli occhi di tutti.
Quindi stiamo assistendo a un aumento continuo dei servizi per la mobilità e a una incidenza dei costi per il trasporto sempre più alta per i cittadini. Unico settore che in questi anni ha visto un calo pesante dei prezzi per il trasporto è il settore aereo: oggi andare a Londra o a Berlino può costare come raggiungere l’aeroporto. Aumenta quindi il costo per il trasporto di prossimità e diminuisce il costo per i collegamenti sulle grandi distanze. Tenuto conto che la stragrande maggioranza della popolazione non va a Sidney o a Los Angeles tutte le settimane ma si sposta all’interno della propria città o nel raggio di 50/80 km con una frequenza quotidiana, sarebbe interessante valutare l’incidenza del costo per gli spostamenti e la sua evoluzione negli ultimi anni.
Questa analisi aiuterebbe anche a valutare e rivalutare i costi del trasporto pubblico locale al fine di calibrare correttamente gli investimenti infrastrutturali necessari ed eliminare le inefficienze che si sono originate negli anni oltre a determinare la reale necessità dei fondi da destinare ad un trasporto pubblico sempre più finanziariamente affamato ma sempre meno rispondente alle necessità dei fruitori dei servizi.
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