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Vittorio Sartarelli
Trapanese, classe '37, Sartarelli è uno scrittore brillante appartenente alla tipica letteratura verista italiana. Formatosi al Liceo Classico di Trapani, ha proseguito gli studi universitari in Giurisprudenza all'Università di Palermo. È giornalista e bancario in pensione. Dal suo debutto come scrittore, avvenuto nel 2000, ad oggi è stato insignito di numerosi premi letterari e riconoscimenti.
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Dic 14
di Vittorio Sartarelli
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Lo Sciopero è un’astensione dal lavoro che non determina l’interruzione del rapporto di lavoro per inadempienza contrattuale di una parte, ma la sospensione di esso per un certo periodo di tempo durante il quale il lavoratore non percepisce retribuzione. Il diritto di Sciopero è sancito e riconosciuto dalla Costituzione dei lavoratori dall’art. 40. Ma al di là di ciò che configura lo Sciopero e le sue molteplici caratteristiche, riteniamo e, non siamo i soli a ritenerlo, lo Sciopero generale di oggi 12 dicembre 2014 è stato uno Sciopero Politico, di contrapposizione al governo che ha mostrato un certo disinteresse al “Dialogo” con i Sindacati. Non sono bastati gli avvertimenti responsabili e accorati del presidente Napolitano sulla inopportunità di uno sciopero in un momento politico e sociale difficile per la nazione e che avrebbe sicuramente danneggiato le opportunità internazionali, l’intelligenza tattica e l’immagine del nostro Paese.
È fin troppo evidente, purtroppo che si sia creata una falda di opposizione programmata al governo, costituita da una silente intesa tra La Cgil con la Camusso, la Uil con il suo nuovo Segretario Barbagallo che ha posto in modo alquanto singolare la posizione della sua Segreteria più a sinistra di quanto lo sia mai stata fino ad oggi e, a completare questa triade, con un ormai dichiarato potere alternativo all’attuale maggioranza, c’è la minoranza rivoluzionaria e contestatrice in seno al Partito democratico. Ora in Italia si deve decidere se continuare la diatriba infinita tra i partiti e in particolare all’interno del Pd per una lotta al potere, oppure se si deve necessariamente pensare non ai fatti propri, ma al bene del Paese che attualmente si trova in uno stato di sgretolamento progressivo che appare inarrestabile.
È possibile che non si capisca che se si continua di questo passo andiamo tutti incontro ad una rovina generale dalla quale difficilmente si potrà risalire. Lo sciopero e la litigiosità politica per il potere si possono accettare come un male necessario quando uno stato è in riga con le sue prerogative ed ha un Pil che lo fa crescere e progredire consentendo un giusto reddito al suo popolo, ma quando invece tutto va male, le fabbriche chiudono, la disoccupazione aumenta e la povertà si allarga a macchia d’olio nel tessuto sociale, non si litiga, non si sciopera e, soprattutto non si ruba. È necessario uno sforzo congiunto ed unanime di tutti per risalire la china, i Sindacati si debbono preoccupare di creare tra i lavoratori e lo stato un patto sociale che permetta di andare avanti tutti d’accordo per un fine comune e ineludibile che è il benessere delle famiglie e il futuro dei propri figli.
Ci sia quindi un responsabile e necessario accordo tra le parti politiche in contrapposizione, si facciano le riforme che l’Europa ci chiede insistentemente e con urgenza, si facciano delle leggi severe contro il malcostume, la delinquenza politica, la disonestà e l’arrivismo illegale, la corruzione, i delitti contro le donne e i bambini. E quando si dice leggi severe debbono scomparire dal codice penale, il patteggiamento e la prescrizione dei reati gravi e la così detta licenza premio per i detenuti (perché questi poi evadono continuando a commettere reati). Come può progredire, migliorare o salvarsi, il nostro povero Paese che una volta era rinomato come il “bel paese” e classificato come un grande paese, quando la società è affetta da una sorta di neoplasia civile che, purtroppo, come tale può dare origine a metastasi che possono estendersi e danneggiare potenzialmente tutti i suoi componenti.
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