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Vittorio Sartarelli
Trapanese, classe '37, Sartarelli è uno scrittore brillante appartenente alla tipica letteratura verista italiana. Formatosi al Liceo Classico di Trapani, ha proseguito gli studi universitari in Giurisprudenza all'Università di Palermo. È giornalista e bancario in pensione. Dal suo debutto come scrittore, avvenuto nel 2000, ad oggi è stato insignito di numerosi premi letterari e riconoscimenti.
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Lug 18
di Vittorio Sartarelli
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Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50
Pubblicato il 17 luglio 2016 di Iannozzi Giuseppe
Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50
Vittorio Sartarelli
Iannozzi Giuseppe
Una pietra miliare nella storia dell’automobilismo sportivo ed agonistico della città di Trapani
Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50, una autopubblicazione di Vittorio Sartarelli che, guardando al solo profilo agonistico, racconta i sogni e la vita di Francesco, di suo padre.
Una doverosa premessa prima di continuare: non sono io granché scafato per tutto quello che concerne i motori e il mondo automobilistico, ragion per cui, forse in maniera un po’ riduttiva, dirò qui dell’ottimo lavoro di Vittorio Sartarelli concentrando maggiormente la mia attenzione sull’aspetto letterario dell’opera.
Credo che la migliore introduzione possibile a Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50 sia il discorso che l’autore, Vittorio Santarelli, ha declamato in occasione del Premio “Giovi-Città di Salerno” (VII Edizione).
Gentili signore e signori, buona sera, anzitutto sono particolarmente lieto di essere ospite gradito della splendida città di Salerno e mi considero onorato di partecipare a questa bella manifestazione di cultura. Il Premio “Giovi-Città di Salerno”, alla sua VII Edizione, è un’espressione molto significativa dell’intensa e meritoria attività svolta dall’Associazione Culturale Demoetnoantropologica “I Castellani” di Giovi. Ringrazio le Autorità intervenute, il Signor Sindaco di Salerno, Dr. Vincenzo De Luca, in particolare il Presidente del Premio Letterario “Giovi – Città di Salerno”, Prof.ssa Eva Avossa, per la squisita ospitalità accordatami, nonchè la Prof.ssa Annamaria Amitrano, il Prof. Aurelio Rigoli, dell’Università di Palermo e tutti i componenti della Giuria, che hanno voluto premiare questa mia piccola fatica letteraria, che è anche uno spaccato della storia sportiva e socio-antropologica della Sicilia Occidentale dei primi anni ’50.
Il Premio Accademia Vesuviana di Tradizioni Etnostoriche di Somma Vesuviana, che l’onorevole Giuria ha voluto attribuirmi, ha sicuramente una valenza storico-culturale rilevante che m’inorgoglisce. Vi confesso che sono piuttosto emozionato nel ricevere questo premio che, oltre ad essere un riconoscimento alla mia capacità di espressione narrativa, costituisce un apprezzamento per le mie conoscenze etnoantropologiche.
L’etnologia è lo studio dei costumi, delle tradizioni, della cultura materiale, dell’arte e delle forme di organizzazione sociale dei diversi gruppi umani. Essa, pur avendo molti punti in comune con gli studi sociologici e storici, mentre da una parte, si mescola all’antropologia culturale, dall’altra è molto più attenta alle espressioni particolari e materiali di una cultura e delle sue tradizioni.
A muovere il mio desiderio di ricordare avvenimenti e situazioni socio ambientali di quell’epoca che anch’io ho vissuto, è stata innanzi tutto, l’intima esigenza di raccontare, dopo cinquanta anni, le imprese compiute da mio padre, costruttore e pilota di autovetture da corsa. Facendo questo, non ho potuto fare a meno di inquadrare, il mio racconto in un contesto temporale particolare, quello immediatamente successivo alla fine della seconda Guerra Mondiale. Il fatto di esservi riuscito, in maniera incisiva, credibile e, sentimentalmente, coinvolgente, mi trasmette una gioia personale della quale mi compiaccio vivamente.
In verità, sono rimasto piacevolmente sorpreso, dalla sensibilità umana che ha animato la giuria di questo prestigioso premio letterario. In particolare ho molto apprezzato la sapiente analisi psicologica dedicata al mio racconto. Non sempre chi legge, infatti, e deve giudicare un lavoro, cerca di penetrare profondamente nelle sue radici e vuole intendere, pur sapendo leggere fra le righe, anche quello che non è stato scritto.
Ho sempre considerato lo scrivere un godimento dello spirito oltre che un appagamento per l’intelletto, e, al tempo stesso un prezioso strumento di comunicazione e d’informazione, sempre utile e, a volte, necessario per la collettività. La mia cultura umanistica mi ha aiutato molto nella vita e mi ha consentito di relazionarmi bene con l’ambiente sociale circostante, grazie al bagaglio delle mie conoscenze, all’onestà intellettuale, al modo di interloquire con il prossimo.
Scrivendo questo mio libro che, oltre a costituire un atto di omaggio e di giusto ricordo per la memoria di mio padre, è, al tempo stesso un revival accorato, pieno di sentimento, ho voluto ricreare quel clima favoloso di passione coinvolgente con un sapore “retrò” assolutamente unico, irripetibile ed eroico di quegli anni, mediante la meticolosa ricostruzione di eventi che l’hanno caratterizzato, ritagliandoli, anche per immagini, da un pezzetto di storia dell’automobilismo sportivo della mia terra in generale e della mia città in particolare.
Venendo a Salerno in macchina, ho avuto modo di apprezzare le bellezze naturali di questo splendido angolo di terra Italica, che è la Campania, una regione, ricca di storia, cultura e tradizioni millenarie, da sempre generosa progenitrice di scrittori, poeti ed artisti, che si sono sempre fatti apprezzare in tutto il mondo. Tutte le volte che ho visitato le città della Campania, ho trovato gente piacevolmente molto cordiale ed accogliente doti, queste, che ho molto apprezzato e che sono lieto di condividere con i miei conterranei siciliani, la cui ospitalità è particolarmente conosciuta.
Vengo anch’io da una città di mare, anzi di due mari, infatti, Trapani, come una bella donna, è pigramente adagiata fra il Tirreno ed il Mediterraneo, satolla e quasi annoiata dai suoi oltre tremila anni di storia e di civiltà. La mia città è dominata dall’alto da una montagna, anche questa famosa e ricca di storia millenaria, Erice, che osserva, da sempre, quasi con uno sguardo compiaciuto e protettivo, quella che una volta fu il suo porto, Trapani, la bianca e mitologica “falce” di Cerere, protesa sul mare.
Per concludere, sono molto lieto di ritirare il premio “Accademia Vesuviana di Tradizioni Etnostoriche” di Somma Vesuviana. Esso costituisce per me una ricompensa molto gratificante, dal punto di vista personale e professionale, configurandosi per riflesso, anche, come orgoglio di appartenenza etnica alla mia Terra di origine. Vi ringrazio tutti, molto sentitamente!
Vittorio Sartarelli
Quella che Vittorio Sartarelli racconta in Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50 è una vera e propria epopea, è infatti l’accorato e accurato resoconto di chi c’era. Eccoci dunque catapultati nell’aprile del 1948 a Trapani, di sabato, in una giornata oramai già sul finire. Le luci sono già ben oltre il crepuscolo e a Trapani le auto sfrecciano fra le urla degli astanti: l’Ottavo Giro Automobilistico di Sicilia è un evento che, per tutti gli appassionati, non può non provocare un grande entusiasmo, tanto più che il palio c’è la famosa Targa Florio. Scrive Vittorio Sartarelli: “… ancora oggi gli appassionati, che hanno seguito la gara, certamente ricordano il grido di incitazione e gli applausi che si levavano al passaggio da Trapani di Francesco Sartarelli che, con la sua macchina, faceva segnare i migliori tempi della categoria nel tratto Palermo-Trapani”.
Francesco Sartarelli, indiscusso protagonista della monografia, nasce il 26 marzo del 1904 a Jesi, una cittadina delle Marche. Insieme alla famiglia si trasferisce in Sicilia nel 1913 e a 15 anni comincia a frequentare le officine, dove nel corso degli anni imparerà a mettere le mani sui motori ma non solo. Nel corso degli anni Francesco dovrà fare i conti con la pochezza di mezzi e con un po’ tanta sfortuna che sembra non voglia mai mollarlo. Non è facile tirare su un’auto da competizione: è bravo Francesco, molto anche, e però deve arrangiarsi con quello che le sue tasche possono permettersi. Perché lo fa? Per spirito competitivo, per mettersi alla prova, per provare il brivido di superare sé stesso e gli altri. Il giovane Francesco si mette dapprima alla prova con le moto e con una Guzzi 500 quattro valvole, con un discreto successo, si forma come pilota sui circuiti siciliani. Nel 1926 debutta in qualità di pilota cercando di portare a casa la Targa Florio, e nel 1928, con un Bugatti rimessa in sesto alla meno peggio, prende parte al Giro di Sicilia.
Per Francesco Sartarelli la svolta accade nel 1951: nonostante gli imprevisti, nonostante debba vedersela con il Barone Donato alla guida di una Fiat Siata ufficiale “preparata e assistita dalla casa con due motori a disposizione”, Francesco riesce in ogni caso a conquistare il secondo posto nel corso del Campionato Siciliano. Sempre nello stesso anno, in estate, prende parte alla XXXV Targa Florio, che dopo alcuni anni, torna al piccolo circuito Madonie (72 km da ripetersi più volte). Francesco taglia il traguardo di Cerda aggiudicandosi il primo posto della sua categoria ed il quarto nella classifica generale, un’impresa storica: “Riceverà durante la premiazione, oltre alla coppa, una speciale menzione e una medaglia d’oro a ricordo della bella impresa, messa in palio dell’Ente Provinciale per il Turismo di Palermo”.
La carriera automobilistica di Francesco Santarelli coincide con il fiorire di diverse officine meccaniche. Nel 1954 prende parte al XIV Giro d’Italia, ma sfortuna vuole che il motore non regga: dopo aver percorso poco più di 500 km, Francesco è suo malgrado costretto a fermarsi “sul ciglio della strada, in un paesaggio quasi irreale alle prime luci del mattino, in mezzo alla desolata campagna della Sicilia orientale”.
Nel 1955 prende ancora parte al XV Giro di Sicilia: Francesco intuisce che sarà l’ultima gara e ne è sicuro quando il motore si grippa a Cefalù, a quasi 100 km da Palermo: “è l’epilogo, è stanco, provato anche fisicamente, la sfortuna che l’ha perseguitato per anni l’ha avuta vinta. Finisce così la carriera di Francesco Sartarelli, un bel sogno per lui che, alla fine termina, facendolo bruscamente e impietosamente risvegliare…”.
Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50 è un’opera unica nel suo genere, un pezzo di storia che appartiene non solo alla Sicilia ma a tutto il mondo agonistico dell’automobilismo, a quel mondo quando gli uomini, con pochi mezzi, tentavano l’impossibile riuscendo a superare sé stessi, a compiere dei quasi miracoli. Francesco Sartarelli, con pochi mezzi, con tanta forza di volontà, sempre credendo nelle sue capacità e in quelle degli amici che lo aiutarono a realizzare il suo sogno, è riuscito là dove molti altri non avrebbero neanche tentato.
Francesco Sartarelli. Biografia di un Campione Trapanese degli anni ’50 – Vittorio Sartarelli – Foto: archivio fotografico Famiglia Sartarelli – pagine: 106 – stampato per i tipi delle Arti Grafiche Corrao di Trapani (novembre 2000)
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