È il blog pensato per chi desidera ricevere in modo rapido e semplice informazioni relative al mondo del disagio psicologico. Le tematiche affrontate riguardano argomenti di vita quotidiana, come per esempio la comunicazione; argomenti relativi alla sfera affettiva, per esempio la relazione tra uomo e donna, la philofobia o paura d'amare; temi relativi a disturbi psichici quali ansia, depressione, autostima, dipendenze.
Le teorie di riferimento utilizzate nella descrizione degli argomenti sono: l'Analisi Transazionale e la Psicoanalisi. Chi invece desidera una consultazione per un colloquio e/o per intraprendere un percorso di analisi può telefonare al 393.4753696. Riceve in studio privato a Milano.
Sabrina D'Amanti
Psicologa e psicoterapeuta, è specializzata in Analisi Transazionale. Per anni ha lavorato nelle scuole come psicologa scolastica e dal 2005 svolge la libera professione come psicoterapeuta. Si occupa di psicoterapia individuale, di gruppo, di coppia e familiare e di consulenza alle famiglie sui disagi relativi ai bambini e agli adolescenti. Blogger di Reteluna.it, pubblica articoli di psicologia rivolti a pubblico generico.
Ha divulgato due articoli specialistici sull'Analisi Transazionale e nel 2011 con Xenia un libro sui giochi psicologici, «I giochi dell'Analisi Transazionale: come riconoscerli e liberarsene». Un testo che fa varie aggiunte al testo di Eric Berne, fondatore dell'Analisi Transazionale.
Il testo affronta il tema della comunicazione disfunzionale, analizzando ciò che accade quando all'interno della conversazione si crea uno stato di tensione e alla fine si rimane male. Questo tipo di dinamiche sono dette "giochi": si tratta di condotte messe in atto da tutti, ma senza consapevolezza (la frequenza e la gravità con cui vengono mosse cambia da persona a persona in relazione alla gravità del disagio psicologico personale). Lo scopo del libro è analizzare le varie dinamiche (ne vengono riportate circa 30) e mostrare, anche attraverso i numerosi esempi, cosa fare per non finire dentro a queste "trappole" o per uscirne prima possibile quando capita di entrarci.
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Apr 5
di Sabrina D'Amanti
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Il “Gioco D’Azzardo Patologico” è classificato nei manuali diagnostici tra i “disturbi del controllo degli impulsi”, tuttavia presenta forti analogie con le tossicodipendenze, tanto da essere stato definito una “dipendenza senza sostanze” per la presenza di alcune caratteristiche simili alle altre dipendenze, tra cui l’assuefazione e l’incapacità di interrompere la condotta. Inoltre, come nelle tossicodipendenze, i vari tentativi di smettere determinano nel soggetto irrequietezza e irritabilità.
Si calcola che in Italia ci siano circa tremilioni di persone che giocano in modo rischioso, cioè scommettendo somme importanti rispetto al proprio patrimonio, di questi, circa un milione gioca in modo francamente problematico, con conseguenti disagi sul piano relazionale, familiare e lavorativo.
Il livello di gravità, con cui la patologia può presentarsi, varia. Sono elementi che ne indicano un livello di gravità elevato fattori quali la tendenza a non rassegnarsi di fronte a una perdita significativa, il cercare di rifarsi continuando a giocare e il superamento del confine della legalità con ricorso a comportamenti illegali quali truffe, assegni scoperti, furti, ammanchi sul luogo di lavoro con la finalità di trovare i soldi per giocare.
Tra i sintomi principali per far diagnosi di gioco d’azzardo patologico vi sono: l’essere eccessivamente assorbito dal gioco tanto da trascurare le normali occupazioni e la necessità di giocare con quantità crescenti di denaro per ottenere lo stesso piacere, ovvero l’assuefazione.
Da un punto di vista psicologico il disturbo si fonda su vari fattori che hanno a che fare con l’esperienza psicoaffettiva fatta nel corso della crescita dal soggetto, un elemento ricorrente in queste persone è l’eccesso di pensiero magico, pensano cioè di poter influenzare il caso, e mettono in piedi tutto un sistema, fatto di credenze matematiche erronee. Varie indagini hanno inoltre dimostrato che i giocatori d’azzardo compulsivi hanno un’alterata capacità di valutare le probabilità di vincere o perdere: il loro “pensiero positivo” li induce a puntare con estrema fiducia forti somme di denaro su scommesse improbabili, mettendo a serio rischio le loro finanze. Come mi riferì tempo fa un paziente in seduta, in loro vi è una sopravvalutazione dell’evenienza vittoria ovvero della possibilità di realizzare, giocando, una grossa vincita e una sottovalutazione del rischio, ovvero di perdere molti soldi tentando ripetutamente di vincere. Nella realtà le cose stanno esattamente al contrario, la possibilità di realizzare una grossa vincita al gioco è piccola, mentre, quella di prosciugare tutte quante le proprie risorse economiche fino al punto di rovinarsi del tutto nel tentativo di raggiungere la sperata vincita milionaria, è altissima.
La cura di questo terribile disturbo può essere sia ambulatoriale che residenziale presso comunità terapeutiche. Come per tutte le dipendenze se ne può uscire, ma la prognosi rimane riservata. Rispetto al disturbo si consegue un compenso o stabilizzazione, non una vera e propria guarigione, nel senso che il rischio di ricadute può essere in agguato. La possibilità reale, che questo accada, varia però da soggetto a soggetto in base alla presenza o meno di vari fattori.
Di fronte ad una patologia tanto perniciosa fa rabbia vedere i numerosissimi spot pubblicitari con cui uno Stato cinico, esclusivamente interessato al guadagno e incurante delle conseguenze, invita le potenziali vittime a giocare. Come giorni fa un paziente mi disse in seduta, mentre stava rendendosi conto della trappola nella quale si era infilato credendo di poter conseguire chissà quale vincita milionaria: “In realtà, mentre noi tentiamo ripetutamente la sorte al Bingo, alle Slot Machines o al Casinò, lo Stato mangia, i dipendenti pure, noi invece ci "mangiamo" solo gli stipendi”.
Dott.ssa Sabrina D'Amanti psicologa e psicoterapeuta
cell. 393.4753696, mail sabridama@tiscali.it
Studio di psicoterapia a Milano
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