Cultura ed evoluzione sociale

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Vittorio Sartarelli

Vittorio Sartarelli
Trapanese, classe '37, Sartarelli è uno scrittore brillante appartenente alla tipica letteratura verista italiana. Formatosi al Liceo Classico di Trapani, ha proseguito gli studi universitari in Giurisprudenza all'Università di Palermo. È giornalista e bancario in pensione. Dal suo debutto come scrittore, avvenuto nel 2000, ad oggi è stato insignito di numerosi premi letterari e riconoscimenti.

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Dic 16

Cultura ed evoluzione sociale

Un salto generazionale

di Vittorio Sartarelli

Il chiostro del Liceo Ximenes a Trapani

Quando, terminata la Scuola Media avevo cominciato a frequentare il Ginnasio, correva in quel tempo il primo degli anni ’50 del secolo scorso, per noi studenti tutto era cambiato. Iniziava un nuovo periodo della nostra vita, con un percorso particolare dal punto di vista scolastico, come indirizzo culturale, diverso dalle altre Scuole.

Il Ginnasio, per noi novelli studenti che ci approssimavamo agli studi umanistici, era il primo scalino culturale di un’istruzione seria, mirata e specifica che si sarebbe conclusa temporaneamente, dopo cinque anni e la frequentazione del Liceo Classico, con gli esami di Stato o di Maturità, come sarà in seguito connotato questo tipo di esame con prospettive universitarie.

Tutto era nuovo per noi, i professori, le materie(il Greco), insieme a tante altre; l’unica cosa che, in relazione alla novità della situazione, sembrava stonare e appariva anacronisticamente in controtendenza, era il nuovo “habitat”:

Un edificio vetusto, con le aule che attendevano di ospitarci piuttosto buie, poiché dalle finestre, protette da robuste inferriate, non è che all’interno entrasse molta luce. Per la sua caratteristica architettonica, tutto il complesso edilizio sapeva di vecchio, o forse sarebbe stato meglio dire “antico”, usando un termine più appropriato allo studio che ci accingevamo ad intraprendere.

La scuola nella quale eravamo entrati faceva parte di un complesso architettonico del XVII secolo, di stile che appariva un misto fra il romanico ed il barocco, edificato dai frati della Compagnia di Gesù, come propaggine della sontuosa Chiesa del Collegio, sita nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele e destinato ad essere un Convento per i frati di quell’ordine religioso. Le aule ora adibite all’apprendimento della cultura umanistica erano state le “celle” che avevano ospitato la tranquilla vita monastica di quei frati.

Quelle che ospitavano gli studenti maschi, erano situate al piano terra dell’edificio e si estendevano in sequenza lungo il perimetro che delimitava la costruzione. All’interno, tutto intorno, un ampio colonnato delimitava un largo corridoio sovrastato da una loggia, sopra la quale si snodava il piano superiore che conteneva le aule destinate ad accogliere le studentesse.

Al centro della struttura, un ampio atrio scoperto che ricalcava la caratteristica di tutti i chiostri dei conventi medievali, con il suo tipico selciato costituito da ciottoli tondeggianti, disposti in un disegno geometrico.”. …

“…Il Liceo Classico di Trapani, intitolato a Leonardo Ximenes, vanta una storia di diversi secoli: infatti, esso continua, ereditandola, la tradizione di studi del Collegio dei Gesuiti, sorto appunto alla fine del XVI secolo. “L. Ximenes” chi era costui?

Nostro concittadino, nato a Trapani nel 1786, fu uno dei più dotati studenti del vecchio Collegio e, dopo aver preso l’abito dei Gesuiti, iniziò una lunga e brillante carriera di astronomo, matematico, ingegnere e letterato fra i più famosi del suo tempo.

Se volessimo poi citare alcuni altri personaggi, studenti del Liceo Ximenes divenuti famosi per la loro cultura e le loro capacità in ampi settori dello scibile umano, potremmo dire che da questa prestigiosa Scuola uscirono Nunzio Nasi, Giovanni Gentile, Nicolò Rodolico, Nicasio Triolo e Antonino Zichichi.

Nell’iniziare il nostro primo giorno di scuola come studenti di un Liceo Classico così titolato e con un prestigio di carattere nazionale, ci trovammo un po’ a disagio, eravamo consapevoli di avere ereditato un retaggio di cultura, di umanità e di capacità molto ponderoso. La cosa c’emozionava e nello stesso tempo ci metteva in imbarazzo: saremmo stati capaci, almeno alcuni di noi, di emulare le imprese di cotanti predecessori?

Le aule e la loro allocazione erano quasi le stesse che ci avevano ospitato durante il Ginnasio e si trovavano al piano terra, erano leggermente più grandi e, come ho già detto, alle donne era riservato il primo piano dell’edificio scolastico.

I maschi potevano vedere ed osservare, più o meno interessati, le ragazze solo da lontano e durante la ricreazione. Guai a mescolare i giovani di sesso diverso, una simile promiscuità, data la morale dominante di quei tempi, sarebbe stato uno scandalo. Correvano allora i primi anni ’50 del secolo scorso.

Un’altra osservazione di natura completamente diversa e sociologica, contraria al modo di pensare di allora, fu il fatto che mi colpì il constatare che nella mia classe, oltre ad esservi rampolli provenienti dalle classi sociali più elevate, anche culturalmente, c’erano come me, i figli di artigiani modesti e con un grado di cultura altrettanto modesta.

Questa constatazione strideva per un contrasto sociale evidente, per l’epoca, dato che secondo l’organizzazione strutturale della società di allora, frequentare il Liceo in generale ed il Liceo Classico in particolare, era considerato un privilegio riservato ai figli dei maggiori abbienti e dei ceti più dotati culturalmente.

Evidentemente, qualcosa stava cambiando o era già cambiata nell’evoluzione quasi spontanea della nuova società. Personalmente, ero fiero ed orgoglioso di far parte di una scuola così importante e selettiva ed orgoglioso era anche mio padre, che considerava quel fatto come un notevole passo avanti verso l’evoluzione sociale della sua famiglia.

Vittorio Sartarelli

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