Il discorso del premier al Senato
Il presidente della Repubblica, Napolitano: «Verificare se ci sono le condizioni per un esecutivo non precario che duri sino al 2015»
UN VOTO DI FIDUCIA PER L’ITALIA | «Una fiducia che non è contro qualcuno, ma è per l'Italia e gli Italiani». Con queste parole il premier Letta ha chiuso il suo discorso, di 50 minuti, al Senato nella giornata che si profila la più lunga per il suo governo. Si passa ora al voto. La strada della verifica sui numeri è un «prendere o lasciare» senza trattative. Un passo necessario per poter chiarire, come chiesto dal presidente Napolitano, se ci sono le condizioni per un esecutivo «non precario» che duri sino al 2015.
UNA VERIFICA TRASPARENTE | Lo stesso presidente del Consiglio ha respinto ieri le dimissioni dei 5 ministri Pdl affinché nelle aule del Parlamento si potesse procedere una conteggio chiaro e trasparente. Stando alle ultime dichiarazioni di diversi esponenti del centrodestra, a cominciare dal senatore Carlo Giovanardi, «I numeri per la fiducia ci sono». «Siamo anche più di 40- ha detto - fermi nel voler mantenere l'equilibrio di governo». Al Senato, voci insistenti assicurano che sarebbe pronto un gruppo, denominato «Nuova Italia», di una trentina di senatori, al quale da giorni stanno lavorando i centristi di Pier Ferdinando Casini.
I SÌ DEI DISSIDENTI DEL PDL | È chiaro che l'esito del voto è dipende tutto dal sì dei dissidenti del Pdl, in rottura dalla notte di ieri con Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, dal canto suo è sembrato più cauto. Solo fino a poche ore fa aveva ribadito l'intenzione di non votare la fiducia, questa mattina entrato in Senato poco prima delle 10, ha affermato: «Vediamo che succede. Sentiamo il discorso di Letta e poi decidiamo».
IL DISCORSO DI LETTA | Il premier Letta, dopo aver ringraziato il presidente della Repubblica, lodato e reso atto a tutti i ministri di aver lavorato in un clima di collaborazione, ha aperto il suo discorso con le parole di Luigi Einaudi: «Nella vita delle nazioni l'errore di non saper cogliere l'attimo può essere irreparabile. L'Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che assumeremo, dipende da un sì o un no».
NON SIAMO IL GOVERNO DEL RINVIO | «Una crisi adesso significherebbe posticipare i provvedimenti per i giovani e i disoccupati. Gli italiani – ha sottolineato il premier - ci urlano che non ne possono più di sangue e arena, di politici che si scannano e poi non cambia niente. Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo. Per questo, vogliamo confermare che rispetteremo gli impegni con l'Europa per il 2014. Un governo debole impedirebbe di portare a compimento le riforme economiche necessarie. Non siamo stati il governo del rinvio. Il mio governo è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui, in Parlamento ».
SEPARARE VICENDA BERLUSCONI E ATTIVITÀ ESECUTIVO | «Le dimissioni dei parlamentari Pdl mentre ero impegnato all'Onu ha creato una situazione insostenibile – ha precisato Letta - É necessario tracciare una separazione netta tra la vicenda giudiziari di Berlusconi e l'attività dell'esecutivo, sono percorsi che non possono essere sovrapposti, perché siamo una Repubblica fondata sullo Stato di diritto. La decisione della Giunta si è sovrapposta in un crescendo che ha sempre più condizionato il dibattito politico, fino a culminare nell'annuncio delle dimissioni. Una situazione insostenibile, che mi ha portato a venire qui a tracciare una separazione netta tra due piani che non devono essere sovrapposti».
«La nostra repubblica democratica si fonda sullo stato di diritto. In uno stato democratico le sentenze si rispettano, si applicano, fermo restando il diritto intangibile della difesa. Ma senza trattamenti né ad ad né contram personam, ha detto il premier nel discorso sulla fiducia al Senato.
NUOVO PATTO DI GOVERNO | «Il Governo può continuare a vivere se è convincente nel suo programma, con un nuovo patto, con prospettive focalizzate sui problemi delle persone, delle imprese, del Paese».
Mercoledì 2 ottobre 2013