la produzione È ferma da cinque giorni, si temono ripercussioni sulle esportazioni
Chiedono un salario minimo mensile di 8mila taka, l’equivalente di 77 euro. Attualmente guadagnano 3000 taka, 28 euro, il salario minimo più basso nel mondo
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Manifestanti a Dacca |
DACCA | Gli operai tessili del Bangladesh da cinque giorni protestano in strada, bloccando due autostrade vicino all’aeroporto, nella periferia di Dacca, nella zona in cui si trovano le fabbriche che producono abbigliamento a basso costo per i colossi mondiali della moda. Chiedono un salario minimo mensile di 8mila taka, l’equivalente di 77 euro (attualmente guadagnano 3000 taka, 28 euro, il salario minimo più basso nel mondo). Un aumento che è stato loro promesso per novembre, seppur senza che si entrasse nello specifico delle cifre. Il Bangladesh è il secondo produttore globale di indumenti dopo la Cina. I vari proprietari di fabbriche sostengono che sarà difficile aumentare i salari minimi in maniera significativa: le marche globali non sono disposte a pagare prezzi più alti.
La polizia ha sparato loro addosso gas lacrimogeni, manganelli e proiettili di gomma per disperdere i 2mila operai. Si registrano oltre 100 feriti. Il governo ha intimato ai lavoratori di tornare nelle fabbriche, senza essere ascoltato. Le autorità dapprima hanno chiuso più di cento fabbriche nei distretti di Gazipur e di Narayanganj, dove vengono prodotti capi per varie marche globali (Wal-Mart, H& M), ma dopo tre giorni, quando hanno tentato di riprendere la produzione, non ce l'hanno fatta.
IL MERCATO GLOBALE | Il vicepresidente dell'associazione dei produttori ed esportatori di indumenti in Bangladseh, S.M. Mannan, crede che vi saranno ripercussioni sulle esportazioni, dato che le fabbriche sono chiuse. Si parla di circa 400 delle 5000 fabbriche tessili del paese (in cui lavorano 3,6 milioni di persone). Il Bangladesh guadagna circa 20 miliardi di dollari l'anno dalle esportazioni di indumenti. Il settore impiega circa 4 milioni di persone, per lo più donne, che lavorano in condizioni difficili e insicure condizioni (si pensi al crollo di una fabbrica, il Rana Plaza, avvenuto in aprile, in cui hanno perso la vita più di 1.100 persone).