In lombardia, traffici illeciti e lavoro clandestino per pagare i latitanti di cosa nostra

Arrestati per mafia il genero e la figlia

dello stalliere di Arcore Vittorio Mangano

Le accuse ipotizzate vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso e l'estorsione, alle false fatturazioni, al favoreggiamento e all'impiego di manodopera clandestina

Vittorio Mangano
Vittorio Mangano

MILANO | Durante un'operazione della squadra mobile coordinata da Dda nei confronti di presunta organizzazione mafiosa attiva in Lombardia e ritenuta emanazione diretta di Cosa nostra si sono svolti arresti e perquisizioni all'interno di società cooperative attive nella logistica e nei servizi che, mediante false fatturazioni e sfruttamento di manodopera, hanno realizzato profitti in nero dal 2007. I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi dal gip del Tribunale di Milano, Stefania Donadeo, su richiesta del sostituto procuratore della Dda Marcello Tatangelo. Nell'ordinanza si parla di «mafia imprenditoriale».

COOPERATIVE IN RETE | Una complessa rete di società cooperative gestiva ingenti somme di denaro che venivano poi usate per pagare la latitanza di esponenti di Cosa Nostra e per effettuare nuovi investimenti imprenditoriali in Lombardia. Decine di perquisizioni sono state eseguite nel milanese (a Peschiera Borromeo, Bresso, Corsico, San Donato Milanese, Brugherio, Trezzano sul Naviglio), in provincia di Varese, a Monza, a Lodi e a Cremona.

LE ACCUSE | Le accuse ipotizzate vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso e l'estorsione, alle false fatturazioni, al favoreggiamento e all'impiego di manodopera clandestina. «L'associazione contestata corrisponde alla mafia imprenditoriale - dicono i magistrati della Dda nel dispositivo che ha portato all'emissione dei provvedimenti di custodia cautelare - cioè a un'associazione che si avvale della forza dalla storia e dalla fama della realtà criminale a cui appartiene non per realizzare in via esclusiva evidenti azioni illegali bensì per entrare nel tessuto economico della zona d'appartenenza e trarne un beneficio economico».

VITTORIO MANGANO | Tra gli arrestati anche Cinzia, la figlia di Vittorio Mangano, e il suo compagno, Enrico Di Grusa. Anche Giuseppe Porto, che con Mangano aveva rapporti molto stretti. Vittorio Mangano era uno degli uomini di spicco di Cosa Nostra a Milano negli anni Settanta. Paolo Borsellino, che indagava su di lui, pensava fosse una sorta di chiave del riciclaggio di denaro sporco in Lombardia. Scomparso nel 2000, era noto come lo stalliere di Arcore, data che nella villa di Silvio Berlusconi era attivo.

ARCORE | Era arrivato in Brianza nel 1973 tramite Marcello Dell'Utri. lavorò da Berlusconi fino al 1975. La Procura della Repubblica di Palermo sostiene che Dell'Utri era a conoscenza dei precedenti penali di Mangano.

Martedì 24 settembre 2013