Si deve intervenire sui conti pubblici o si dimette, «il pdl fa demagogia»
Dopo che gli si è imposto il non aumento dell'Iva, la cancellazione dell'Imu e che non si interviene sulla spesa pubblica, sta dando segni di fastidio
di Silvia Tozzi
ROMA | Il governo Letta ha infranto, a pochi mesi dall'uscita dalla procedura europea, il limite del 3 per cento nel deficit 2013. L'aumento dell'Iva dal 21 al 22 per cento dal primo ottobre non appare più rinviabile. Quindi, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni punta i piedi ed è pronto a dimettersi.
LE RAGIONI DI SACCOMANNI | Il ministro sostiene che ciò che gli è detto in privato non è ciò che sente in pubblico e commenta: «Ho una credibilità da difendere e non ho alcuna mira politica». Per Saccomanni non c'è altro da fare: vanno trovati 1,6 miliardi per rientrare nei limiti del 3 per cento. L'Imu si rinvia al 2014 e la legge di Stabilità va presentata entro il 15 ottobre.
LA STRATEGIA | Il ministero intende agire subito, per avviare un effetto positivo sui tassi d'interesse e scendere sotto il limite del 3 per cento, affiancata da una serie di privatizzazioni e dalla rivalutazione delle quote della Banca d'Italia (che porta benefici anche all'Erario). Dopo di ciò si può pensare a una riduzione delle tasse.
L'AUMENTO IVA | Saccomanni non vuole rinviare l'aumento Iva. L'equivalente non si incassa -dice - neanche aumentando la benzina di 15 centesimi. Si potrebbe però tagliare la spesa pubblica. Ma, dice il ministro, non vi è a riguardo la volontà di farlo. Quindi, o si aumenta l'Iva o Saccomanni si dimette. Aveva lasciato la direzione della Banca d'Italia, spiega, per ottenere il rigore nei conti. Se i partiti vogliono riaprire i rubinetti della spesa lo facciano senza la sua firma.
LE CONSEGUENZE | Se non si rientra, l'Italia non otterrà condizioni più favorevoli (non a caso l'allentamento del 3 per cento di cui si parla in questi giorni per i Paesi ad alta disoccupazione non riguarderebbe l'Italia). «Gli impegni vanno rispettati, altrimenti non ci sto». A Cernobbio, al raduno dell'Anfi (Associazione nazionale finanzieri d'Italia), ha dichiarato: «Noi facciamo finta di non avere né debiti né scadenze...»
LA REAZIONE DI FASSINA | Ma dall'ambiente vicino al ministro non si molla. Il vice ministro dell'Economia, Stefano Fassina, ribadisce infatti: «Non vogliamo l'aumento dell'Iva: abbiamo spinto perché l'aumento venisse rinviato e siamo convinti che vada evitato».
Lunedì 23 settembre 2013