DALLA CASA DI CURA ROMANA SI SMINUISCE IL FATTO: «ABBIAMO AGITO CORRETTAMENTE»

Quattro indagati per la morte di Bevilaqua

Sono dipendenti della clinica Villa Mafalda

La sorella Anna reputa che lo scrittore in cura sia stato più volte monitorato, mentre la compagna Michela Macaluso da tempo denuncia uno stato di abbandono ed incuria

di Silvia Tozzi

Alberto Bevilaqua
Alberto Bevilaqua

ROMA | Il pm Elena Neri nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Alberto Bevilacqua, deceduto lunedì scorso all'età di 79 anni, ha ha iscritto sul registro degli indagati per omicidio colposo, in vista dell'esame autoptico che è da considerare un atto irripetibile, i nomi del direttore sanitario Mario Maggio e dei professori Antonio Ciccaglioni (cardiologo), Claudio Di Giovanni (anestesista) e Giuseppe Gentile (operatore sanitario) che si sono occupati di Bevilacqua. Lo scrittore è deceduto dopo un ricovero di undici mesi alla clinica Villa Mafalda in seguito a uno scompenso cardiaco.

LA VERSIONE DELLA CASA DI CURA | Da Villa Mafalda si ribadisce «fortemente la correttezza dell'operato dei propri sanitari, già evidenziato chiaramente dalla perizia disposta dall'autorità giudiziaria che ha riconosciuto, senza alcun dubbio, l'ineccepibilità della cure prestate al professor Alberto Bevilacqua, sconsigliandone addirittura il trasferimento presso altra struttura. Essendo stata disposta un'autopsia, la Procura della Repubblica, come atto di garanzia, ha assicurato ai sanitari la facoltà di potersi avvalere di un proprio consulente tecnico. Siamo certi che la vicenda si concluderà riconoscendo il corretto operato dei sanitari che hanno avuto in cura il compianto professor Bevilacqua». La Casa di Cura infine «si riserva di tutelare i propri interessi in sede giudiziaria a seguito delle gravi e numerose inesattezze riportate in questi giorni dai media».

LA VERSIONE DI MICHELA MACALUSO | Michela Macaluso, compagna dello scrittore, tramite i propri avvocati aveva da tempo presentato alla Procura della Repubblica un esposto contro ignoti. Infatti la Macaluso non voleva Bevilacqua venisse ricoverato e ha ipotizzato l'accusa di lesioni colpose. Aveva fatto ricorso al tribunale civile, chiedendo (e infine ottenendo) la nomina di un tutore. Giuseppe e Maria Rosa Zaccaria, i legali della Macaluso, riferiscono che negli ultimi tempi le condizioni dell'autore erano peggiorate. Era afflitto da una infezione da virus multiresistente e mostrava piaghe da decubito. Nei mesi scorsi, il pm Neri aveva disposto il sequestro delle cartelle cliniche e dato ampia delega d'indagine ai carabinieri del Nas. A febbraio 2013 era stato anche nominato per l'artista, dal giudice tutelare del tribunale civile di Roma e come richiesto dalla compagna, un amministratore di sostegno.

PARLA LA SORELLA ANNA | L'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, che rappresenta Anna Bevilacqua, sorella dell'autore, sottolinea che anche la famiglia vuole che emerga la verità. «La famiglia segue questo momento processuale con trepidazione e fiducia, convinta che nel periodo di degenza in clinica Alberto Bevilacqua sia stato più volte monitorato, anche da consulenti nominati su richiesta dell'amministratore di sostegno i quali hanno sempre rilevato la correttezza e la congruità del percorso terapeutico seguito all'interno di Villa Mafalda».

Mercoledì 11 settembre 2013