Dopo cinque mesi di prigionia
Il giornalista della Stampa ha subito due false esecuzioni con la pistola
ROMA | Dopo una prigionia durata cinque mesi l’incubo è finito: Domenico Quirico, l'inviato della Stampa, rapito in Siria, è finalmente libero. Con lui anche l’insegnante belga Pierre Piccinin. Entrambi nella notte sono rientrati in Italia, a Ciampino dove ad accoglierli a c’era il ministro degli Esteri Emma Bonino. Sia il giornalista che lo studioso sono apparsi in buone condizioni di salute anche se molto stanchi.
QUIRICO TORNA A CASA | Quirico ha svelato ai cronisti di «non essere stato trattato bene e di avere avuto paura». «É stata una terribile esperienza, ma una grande esperienza - ha affermato - È come se fossi stato cinque mesi su Marte. E ho scoperto che i marziani sono molto cattivi». «Forse – ha aggiunto - sono stato tradito dalla rivoluzione. Non è più quella rivoluzione che avevo conosciuto due anni fa ad Aleppo. Ora è qualcosa di diverso, di pericoloso».
L'inviato della Stampa è stato poi raggiunto nella capitale dalle figlie e dalla moglie che in tutti questi mesi hanno lanciato accorati appelli per la sua liberazione. Nella mattinata odierna è stato ascoltato in Procura a Roma, e ora potrà raggiungere tornare a casa a Govone, in provincia di Cuneo.
CINQUE MESI FA IL RAPIMENTO | Quirico era entrato in Siria il 6 aprile ed aveva dato notizia di sé per l'ultima volta a giugno. Per oltre 20 giorni, i familiari e La Stampa, su raccomandazione delle autorità e al fine di non pregiudicare possibili contatti, avevano mantenuto il più stretto riserbo. Ma a fine mese, di fronte all'iniziale vuoto d'informazioni, il giornale aveva reso noto l'accaduto. A lungo la situazione sembrava essere senza soluzione. Poi un brevissimo contatto telefonico, a giugno, con la moglie aveva riacceso la speranza.
LE TENTATE FUGHE | Quirico e Piccinin hanno vissuto mesi durissimi. Come raccontato dal compagno di prigionia alla radio Bel RTL, hanno provato per due volte a scappare dai sequestratori. Una di queste, dopo due giorni di fuga, sono stati ricatturati e puniti «in maniera molto pesante» per il gesto. Il cronista è stato vittima anche di «due finte esecuzioni con una pistola.
LA NOTIZIA DELLA LIBERAZIONE | La notizia della liberazione di Quirico ha riempito tutti di gioia. Il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi, poco dopo la conferma dalla Farnesina, ha esclamato: «Una magnifica notizia».
Entusiasmo condiviso dallo stesso ministro Bonino: «La notizia della liberazione di Domenico Quirico mi riempie di grande gioia e di soddisfazione. Il mio pensiero va prima di tutto ai parenti che potranno finalmente riabbracciare Quirico dopo tanti mesi e numerosi momenti di ansia».
IL MESSAGGIO DI LETTA | Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha sottolineato che «la speranza non era mai venuta meno» e che «vengono ora coronati dal successo tutti gli sforzi messi in campo per un esito positivo della vicenda».
L'APPREZZAMENTO DI NAPOLITANO | Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha infine espresso «vivissimo apprezzamento per l’impegno dispiegato dal ministro Emma Bonino, dal ministero degli Esteri e dai Servizi per il successo di tutti i delicatissimi passi volti a garantire la libertà di Domenico Quirico».
L’OTTIMISMO DELLE SCORSE SETTIMANE | Nelle ultime settimane, il ministro Bonino si era mostrata «cautamente fiduciosa», anche rispetto al caso parallelo del gesuita padre Paolo Dall'Oglio, scomparso a sua volta in Siria a luglio. «Resto non soltanto determinata, ma anche fiduciosa», aveva ribadito ancora a fine agosto, «perché da quelle parti le cattive notizie si sanno subito». Un atteggiamento suffragato anche da quanto riferito al Copasir nei giorni precedenti dal direttore del Dis Giampiero Massolo, secondo la cui ricostruzione il giornalista sarebbe finito negli ultimi tempi in mano a un gruppo della criminalità ordinaria, agganciato poi da canali di contatto utili all'avvio di una trattativa concreta.E ieri poi la positiva conclusione della vicenda.
GOVERNO BELGA RINGRAZIA ITALIA PER PICCININ | «Il governo belga ringrazia le autorità italiane per «l'eccellente collaborazione» nella gestione del rapimento e della liberazione dell'insegnante belga Pierre Piccinin, ostaggio dei ribelli siriani per cinque mesi in insieme al giornalista de «la Stampa» Domenico Quirico. «Le auorità belghe», si legge poi nella nota diffusa da Bruxelles che ricorda i «contatti regolari tenuti con Roma, sono state informate dai loro omologhi italiani della liberazione dei due ostaggi la sera di domenica».
Lunedì 9 settembre 2013