XXXIV edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini

Napolitano: «L'Unione Europea è malata

Manca di sviluppo economico e sociale»

Riscoprire lo spirito del progetto dei Padri Fondatori dell'Ue

Il Presidente Napolitano
Il Presidente Napolitano

RIMINI | Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inaugurato la XXXIV edizione del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini con una videointervista che è stata proiettata in apertura dell'incontro dal titolo Sinfonia dal Nuovo mondo. Un’Europa unita, dall'Atlantico agli Urali.

UN’EUROPA SENZA SVILUPPO | Il Capo dello Stato ha parlato prima di tutto dei giovani e ha espresso l’augurio di «Una nuova fase di sviluppo per le nuove generazioni». Ha poi spiegato di che cosa è malata l'Europa. «Il vecchio continente – ha affermato Napolitano - manca di sviluppo economico e sociale, non riesce a crescere, sta perdendo velocità, competitività questo è senza dubbio uno dei fattori fondamentali di crisi».

UNA CRISI GLOBALE | «Noi guardiamo al passato e vediamo un passato straordinariamente gratificante; però, attenzione, la crisi che viviamo in Europa, e che è parte di una crisi globale dal 2009, viene da lontano, comincia prima: una perdita di dinamismo dell'Europa è cominciata già parecchi anni fa, più o meno alle soglie del nuovo secolo e nuovo millennio, negli anni successivi alla nascita della moneta unica che non è stata responsabile di ciò, ma non ha potuto dare tutto l'impulso che era chiamata a dare in quanto sono mancati altri elementi fondamentali per garantire nuovo dinamismo alla crescita economica e sociale in Europa».

RESTARE UNITI PER CRESCERE | Alla domanda se c’è ancora oggi bisogno dell'Europa, il Capo dello Stato ha risposto: «Non c'è più bisogno dell'Europa per garantire la pace interna: questa non è soltanto una speranza ma credo che possa essere una convinzione fondata; però c'è bisogno di essere uniti e più integrati di prima perché altrimenti l'Europa rischia di essere sommersa dal processo di globalizzazione e di perdere peso in modo drastico e di avere una voce sempre più flebile, di non riuscire a esprimere i valori che un lungo patrimonio storico hanno inciso nella identità europea».

ESSERE PIÙ COMPETITIVI | Quindi se il Vecchio Continente non vuole farsi sommergere deve reagire e ritrovare nella sua identità la forza per crescere: «L'Europa - ha affermato Napolitano - deve innanzitutto avere più coscienza di sé, non deve mai dimenticare i presupposti del grande progetto europeo di Monnet, di Schuman, di De Gasperi, di Adenauer che erano presupposti di carattere storico-culturale, quali sono stati gli elementi fondamentali di una identità europea, di una cultura europea che si è costruita anche attraverso incroci molteplici. Inoltre dobbiamo riuscire a competere con paesi che sono cresciuti al di là di ogni previsione possibile soprattutto nel ritmo, nell'intensità e dobbiamo saper reggere le sfide che sono le sfide dell'innovazione, della competitività, della produttività e che sono le sfide di una rimodulazione efficace del nostro modello di economia sociale di mercato».

DOVE SI COSTRUISCE L’EUROPA | La conclusione dell’intervista ha avuto come riflessione la costruzione del senso di cittadinanza europea: «Io penso - ha detto Napolitano - che costruiscano l'Europa, oggi, tutti i giovani che si incontrano, tutti i giovani che si riconoscono come europei e non più soltanto come italiani, tedeschi, spagnoli e così via. (..) Penso che si costruisca Europa anche in paesi che sono usciti da fasi molto difficili, innanzitutto i paesi dell'Europa balcanica che sono usciti da una terribile e spaventosa guerra fratricida, orrori che sono stati ricordati anche di recente in tristissimi anniversari come quello di Srebrenica. Il fatto che questi paesi oggi abbiano come obiettivo comune entrare in Europa, alcuni sono già riusciti a realizzare l'obiettivo, la Slovenia e la Croazia, altri bussano alla porta e bisogna socchiudere e poi aprire la porta dell'Europa anche a loro: questi costruiscono Europa. Anche un paese, un importantissimo paese della storia europea e dell'Europa centrale, che è la Polonia - che a lungo ha portato con sé il condizionamento di un duro passato che aveva poi anche sviluppato dei complessi di antitesi radicale alla Germania e alla Russia e, direi, perfino al popolo tedesco e al popolo russo - oggi la vediamo all'avanguardia del processo di integrazione europea, guidata da uomini

Lunedì 19 agosto 2013