la marcia del «venerdì della rabbia» diventa una strage

Elicotteri aprono il fuoco sulla folla

80 morti e centinaia di feriti al Cairo

Lunedì incontro a Bruxelles dei rappresentanti dei 28 paesi dell'Unione

Spari sulla folla
Spari sulla folla

SPARI SULLA FOLLA | L’ordine di sparare sui manifestanti, ad altezza d’uomo, è stato eseguito. Militari appostati nelle strade, sui mezzi blindati e persino sugli elicotteri hanno puntato le armi contro la folla e fatto fuoco. Non solo l'esercito ma anche i comitati di quartiere laici anti-Morsi si sono opposti ai sostenitori del presidente, ricorrendo alla violenza.
Colpi sono riecheggiati nella capitale per tutta la giornata e non hanno risparmiato nessuno: né i difensori di Morsi, scesi in strada per protestare contro la violenza dell’esercito negli sgomberi di mercoledì scorso, né i soccorritori arrivati in campo per salvare le persone ferite durante gli scontri. Ed è stato un nuovo bagno di sangue. Il Paese è precipitato nella spirale della guerra civile. Egiziani contro egiziani, stesso popolo diviso da politica, potere, idee. Una lotta tra laici e religiosi. Questi ultimi sono isolati nella città. I cairoti anche dei sobborghi più poveri, quelli operai, sono insofferenti al disordine creato dai Fratelli Mussulmani per la loro incapacità di gestire il paese quando erano al potere.

80 MORTI AL CAIRO | La giornata si è aperta con alta tensione. Nonostante il divieto imposto dalle autorità militari di manifestazioni di piazza, i seguaci del ex presidente sono scesi in strada lo stesso. Quello di oggi doveva essere «Il venerdì della rabbia», una marcia pacifica per le strade del Cairo indetta dai Fratelli Mussulmani per ricordare l’uccisione di centinaia di persone nel brutale assalto del 14 agosto. Il portavoce del partito Mohamed el Badie ha assicurato che «Il popolo egiziano continuerà la sua resistenza pacifica fino a che i golpisti non se ne andranno». Il punto di ritrovo scelto, ancora una volta è stato Ramses Square, dove si trova la moschea di al Fath. I militari hanno posizionato decine di veicoli blindati sulle principali strade della capitale e hanno chiuso tutte le principali arterie di accesso al centro. La situazione è peggiorata in breve tempo con una reazione durissima dell’esercito che ha aperto il fuoco sui manifestanti. Al Cairo si contano almeno 80 morti ma scontri e vittime ci sono anche in altre città del Paese. Violenze sono state registrate ad Alessandria e a Tanta, nel Delta del Nilo. Otto persone risultano morte a Damietta. Anche tra i poliziotti ci sono morti. Incerto il bilancio dei feriti che potrebbero essere centinaia.

LE DIMISSIONI DI ELBARADEI | Il duro intervento delle forze di sicurezza contro i manifestanti ha spinto il vice presidente ad interim, Mohammad ElBaradei, ad annunciare le proprie dimissioni: «Presento le dimissioni dalla carica di vicepresidente e chiedo a Dio l’altissimo che preservi il nostro caro Egitto da tutto il male, e che soddisfi le speranze e le aspirazioni del popolo. É diventato troppo difficile continuare a mantenere la responsabilità di decisioni che non condivido e di cui temo le conseguenze».

LUNEDÌ VERTICE DELL’UNIONE EUROPEA | Anche la Casa Bianca ha duramente criticato la repressione violenta delle manifestazioni. E l’Unione Europea ha preso posizione: il presidente francese, Francois Hollande, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, in un comunicato congiunto hanno chiesto la fine immediata delle violenze in Egitto e la convocazione di un vertice Ue a livello di ministri degli Esteri la prossima settimana. Lunedì è previsto un incontro a Bruxelles dei rappresentanti dei 28 paesi dell'Unione ma a livello di ambasciatori su iniziativa del capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton. Hollande e Merkel hanno chiesto una riunione urgente dei ministri degli Esteri per definire una posizione comune dei Ventotto sulla crisi egiziana.

STOP ALLA REPRESSIONE VIOLENTA | Il presidente del Consiglio, Enrico Letta ha seguito con la massima attenzione e vivissima preoccupazione gli sviluppi della situazione in Egitto tenendosi in stretto contatto con il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino. «La crisi abbia ormai passato il limite – ha detto in una nota - e il livello di violenza e di repressione è divenuto inaccettabile e deve, pertanto, cessare. Serve un'iniziativa dell'Ue».

Venerdì 16 agosto 2013