i nuovi orizzonti della violenza bullistiCA
Il cyberbullismo è in vertiginosa diffusione, con moltiplicazione dei casi e ricorsi alla pubblica autorità: se al 2000 erano ad esempio 10 all'anno, al 2010 erano diventati 100 e oggi (2025) siamo sulla strada per la successiva potenza, che è 10000
di Sergio Bevilacqua
Nulla è più lo stesso, nulla più lo sarà.
Stiamo vivendo una rivoluzione antropologica, non solo politica ed economica. Potremmo anche chiamarla, in politica, una rivoluzione strisciante (più veloce del serpente che inaugura l’anno del calendario cinese…) perché non scorre il sangue (non troppo…), perché le strade non sono piene di persone urlanti, perché le istituzioni non sono interessate da cambiamenti imposti dal popolo… Cioè, non appare quanto ha caratterizzato le passate rivoluzioni politiche più conosciute: sopra tutte, quella francese della fine del XVIII e quella comunista russa dell'inizio del XX, ma non va dimenticata, anche se è forse (solo) prematuro il suo novero tra le più importanti rivoluzioni politiche dell’antropologia umana, la rivoluzione cosiddetta culturale cinese della seconda metà del XX secolo, con milioni di morti e un drastico cambio nelle politiche di un quarto dell’umanità.
Riguardo invece alle rivoluzioni economiche, che innervano peraltro anche le precedenti, l’unico confronto appropriato tra la corrente rivoluzione antropologica, per le dimensioni eclatanti, è con la rivoluzione industriale, che ne è anche base e componente rilevantissima dell’altezza geometrica.
La rivoluzione in corso è, infatti, una rivoluzione antropologica, che tocca tutte le corde sistemiche dell’Umano. Una nemesi vera e propria, con un possibile confronto con un’altra della storia, con caratteristiche però trascendentali, religiose: la rivoluzione cristiana. Per una storia delle rivoluzioni, sulla stessa mappa intellettuale religiosa, trovano spazio anche le rivoluzioni islamica e qualla buddhista.
Per valutare correttamente i fenomeni diffusi dell’oggi, ad esempio il bullismo e la sua versione web, il cyberbullismo cui è dedicato questo testo, è doveroso considerare e memorizzare, seppure in velocità, perché questa epoca che viviamo è quella di una rivoluzione antropologica (e lascio i lettori, per eventuali e opportuni approfondimenti, a una ricerchina tra alcuni miei scritti, in buona parte rinvenibili su Reteluna.it). La rivoluzione in corso può correttamente definirsi antropologica perché tocca una serie di aspetti centrali della natura umana, sei in particolare.
Ed eccoli di seguito.
1. Globalizzazione. Si tratta di un fenomeno quasi meccanico, che avviene al seguito della natura vera e propria dell’industria, soprattutto manifatturiera, e che, date le caratteristiche travolgenti su tutti i piani dell’antropizzazione del mondo, sta sconvolgendo equilibri preesistenti e vita della Specie.
2. Antropocene. La moltiplicazione della specie umana in pochissimi anni recenti è stata enorme. Recentissime stime grossolane dicono che l’umanità è stata di circa 1000 milioni di soggetti fino al 1500, 2500 milioni di soggetti nei 500 anni successivi, fino al 1950 circa, e dal 1950 ai giorni nostri circa 8000 milioni, con un balzo naturalisticamente elevatissimo, forse, nel piccolo, comparabile alla proliferazione dell’alieno granchio blu grazie al nutrimento con le golose e fragili vongole dell’alto Adriatico. L’impatto sull’ambiente è certamente stato dirompente, tanto da parlarne come di un’era geologica.
3. Ipermediatizzazione. La diffusione di sistemi di comunicazione e di strumenti tecnologici conoscitivi che moltiplicano la capacità umana di essere in contatto e di produrre informazione.
4. Ginecoforia. Mio neologismo per significare l’importanza del DNA femminile nel futuro della specie, con tutte le sue implicazioni di carattere psicologico e culturale, e del conseguente impatto sui sistemi operativi della Specie. Ciò al seguito della possibilità tecnica di fecondazione neo-eterologa di ovulo con ovulo (1999).
5. Transumanesimo, Sostituzione di porzioni di funzionalità umana con altrettanta tecnologica, cioè, progettata e artificiale. Non solo protesi fisiche, ma anche intellettive. Su queste ultime, è scottante il tema dell’Intelligenza artificiale.
6. Teleutofobia. Neologismo da me coniato per significare la paura della fine. Delle sei rivoluzioni, è forse quella più contingente, ma particolarmente forte in questi anni, dalla Pandemia alla minaccia nucleare dovuta ai riassetti macroeconomici e strategici delle guerre in corso.
Riduttivamente, perché in qualche modo è utile chiamarla, si tratta di una Esarivoluzione (rivoluzione sestupla), che però è anche, e dunque potrebbe essere chiamata, Rivoluzione Sistemica o, meglio ancora, Antropologica: sistemica perché tocca tutte le variabili della vita della Specie; antropologica perché (soprattutto a causa della Ginecoforia) l’ἄνϑρωπος (anthropos), cioè l’Uomo, potrebbe uscire comunque mutato da questa serie di sconquassi, tanto che esistono le basi addirittura per una vera e propria, enorme mutazione biologica, non soltanto quelle di un cambiamento radicale dell’assetto socio-psicologico e culturale della specie umana.
Premessa sintetica imprescindibile per trattare i fattori pedagogici dell’oggi, sia sul versante degli assetti logico-operativi normali che delle loro distorsioni, carenze, devianze, insomma delle loro patologie.
Le patologie di cui mi sento di parlare, senza dover accedere ad altri ambiti disciplinari a parte quelli che sono propri della mia Sociatria Organalitica, sono le patologie social-societarie: appartengono al campo della Sociologia, quella nobile, di natura sperimentale, reinventata con la clinica organalitica che l’ha estratta dalla ributtante pratica intellettualistico-filosofica fatta di puro esercizio teorico dell’accademia e di adesione politica di tipo opportunistico.
Tra queste patologie, il cyberbullismo è certamente in vertiginosa diffusione. Si parla di una moltiplicazione dei casi contestati, con ricorsi alla pubblica autorità, dell’ordine iperbolico del quadrato sull’unità di tempo: se ieri (al 2000 come numero di casi di riferimento data una popolazione) erano ad esempio 10, al 2010 erano diventati 100 e oggi (2025) siamo sulla strada per la successiva potenza, che è 10000.
Perché?
Alla luce dell’Esarivoluzione, la globalizzazione eccita l’aspetto economico stringente e fa risaltare alle menti semplici come attaccabili, ad esempio i meno abbienti. L’antropocene crea maggiore densità umana e quindi eccita la valutazione delle differenze, che si presenta come un aspetto oggetto di attrito anche in molte specie animali. L’ipermediatizzazione non risparmia commisurazioni. La ginecoforia evidenzia (giustamente…) come particolarmente gravi i comportamenti devianti basati sulla forza fisica e sulla violenza verbale, tipicamente maschili. Il transumanesimo non risparmia riflessione su alcun aspetto della natura umana. Il terrore della fine (teleutofobia), soprattutto a causa delle guerre, vede la violenza come una forma di estrema pericolosità sociale e di anacronismo primitivo, e così tutte le sue manifestazioni anche civili.
Dunque, il problema anche del bullismo come forma di violenza è gravissimo: gli effetti distruttivi della violenza sulla comunanza sociale e soprattutto SOCIETARIA, in tutte le loro forme, sono un serio problema dell’umanità e solo filosofie retrograde, oscurantiste e pericolose possono promuoverle e approvarle: nel mio viaggio di una vita nella clinica di circa 1000 società umane, non ho mai visto elevata civiltà abbinarsi a pratiche di violenza pura. La deterrenza può anche esserci così come la repressione di fenomeni violenti con atti analoghi, ma gli eccessi e l’esercizio sistematico è invece pericolosamente primitivo. Così la guerra come principio, non come fenomeno, ovviamente, in quanto essa è purtroppo parte di quest’umanità androforica in rapido (e destabilizzante…) declino per alcuni degli equilibri costituiti.
Ma vediamo quali sono i connotati prevalenti di quella forma di violenza che chiamiamo cyberbullismo.
Ecco che, alla luce di 1. -4. , l’ostilità umana trova un altro campo strategico ove applicarsi. Così, essa agisce nella violenza che tocca le figure fragili della società umana, in particolare i “diversi”, i fragili, gli indifesi, similmente alle forme fisiche del semplice bullismo, che lo precede come fenomeno diffuso.
Il meccanismo del cyberbullismo è a volte molto sofisticato e mira al danneggiamento dell’immagine di una persona attraverso la produzione sui canali social del web di testi (messaggi verbali e altre forme di comunicazione) falsi e inappropriati, che ottengano i risultati seguenti:
Per fortuna, si sta perfezionando un’azione necessaria di polizia contro questi danni, attraverso l’organo di ordine pubblico preposto al canale, detto in modo un poco antiquato “polizia postale”, che, accanto ai controlli cui sono tenuti i gestori delle comunità sociali del web in qualità di editori, vigilano su tutte le forme di reati che si compiono per quella via. La responsabilità dell’editore si sta profilando sempre più chiara e nitida, e di conseguenza anche i meccanismi messi in opera dagli stessi per evitare la corresponsabilità nei reati contro la persona.
Resta che i reati in questione del cyberbullismo sono, come detto sopra, in repentina ascesa.
Accanto agli aspetti logico-operativi di sistema web di deterrenza e repressione, come per il bullismo fisico, in ambito relazionale fisico, cioè presso le famiglie e le istituzioni scolastiche fino alla maggiore età in particolare, occorre formare gli adulti, in veste genitorial-familiare e didattica, a sistemi di attenzione (verrebbe da usare la parola intelligence, poiché spesso i comportamenti del bullizzato sono dallo stesso mistificati come effetto della sindrome complessiva indotta) sui marker di comportamento delle figure fragili che possano rimandare a tali reati.
Un problema di non poco conto riguarda il fatto che spesso gli atti di bullismo (anche cyber ovviamente) sono compiuti da minorenni su minorenni, e che quindi il sistema di prevenzione e repressione non è attrezzato per disincentivarli come per i maggiorenni, che sono invece soggetti alla piena applicazione di diritti e doveri, e dunque alle sanzioni proprie del caso, in quanto pienamente responsabili delle proprie azioni. È probabile che occorra ormai una normativa penale ad hoc che possa colpire i minorenni responsabili con sanzioni adeguate alla loro condizione evolutiva, che miri non alla semplice repressione, come accade opportunamente per soggetti pienamente formati, ma a una pratica correttiva costruttiva, basata sul contenimento delle pulsioni di violenza individuale e sulle modalità organizzative e direttive dei branchi.
Senza pensare a idealismo culturalista, accanto alle opportune limitazioni della libertà e delle manifestazioni per i bulli, nelle figure in crescita, da tutta la scuola dell’obbligo alla maggiore età, occorrono pratiche mirate al contenimento dei comportamenti aggressivi, che avvengono nei maschi soprattutto (ove accade l’80% del bullismo endogeno, cui va sommata una porzione di bullismo femminile attuato per imitazione). La ragione di questa concentrazione non è soltanto nella diseducazione e nella visione maschilista dell’umano, ma anche in una caratteristica biologica di tipo ormonale, gli ormoni di aggressività che caratterizzano la dimensione maschile, un poco in tutte le specie mammifere e così nell’uomo. Sappiamo che, a parte casi limite qualificati geneticamente con la sindrome YY, l’aggressività pulsionale data dalle implicazioni ormonali del cromosoma Y è governabile, e il suo governo si presenta come particolarmente fruttuoso, oltreché atto a inibire nel soggetto stesso accessi violenti e ostili come lo scarico energetico su soggetti deboli. La via è l’esercizio del dialogo e della dialettica verbale in sede pedagogica, lo studio teorico delle forme più miti della cultura umana e il loro esercizio, come le arti, la letteratura e le scienze e, se necessario, la attuazione di terapie attraverso il loro esercizio.
(TESTO A.I.FREE)
Sabato 1 febbraio 2025