prima a livorno, piazza di grande innovazione

Iconopoesia dell'eterno femminino con la nuda

poesia di Alessandra Cantini, poetessa brut

Das EwigWeibliche… Femminile per sempre, J. W. Goethe, Faust: "Das Ewigweibliche / Zieht uns hinan, l’eterno femmino ci attira in alto accanto a sé". E "L’eterno femminino regale"… giacché saremo a Livorno, Carducci

di Sergio Bevilacqua

La copertina del lavoro iconoletterario per IBUC Edizioni
La copertina del lavoro iconoletterario per IBUC Edizioni

Das EwigWeibliche… Femminile per sempre, J. W. Goethe, Faust (Das Ewigweibliche / Zieht uns hinan, «l’eterno femminino ci attira in alto accanto a sé). L’eterno femminino regale… giacché saremo a Livorno, diciamo pure Carducci ("Io guardai la Regina, spiccante mite in bianco, bionda e gemmata, tra quel buio rotto ma non vinto da quelli strani bagliori e da quel rumore fluttuante. E una fantasia mi assalì, non ella fosse per avventura una delle Ore che attorniano il carro di Febo trionfante per l’erte del cielo…")

L'Origine du Monde, G. Courbet, 1866
L'Origine du Monde, G. Courbet, 1866

L'opera iconopoetica che presento è una sfida analoga a quella portata dal realismo pittorico di Gustave Courbet nel 1866 con il suo "L'origine du Monde". Per poter compiere tale sfida, ho dovuto trovare una partner poetica e simil-modella consapevole e disponibile, ma anche coinvolta, non importa se consciamente o no, nella mia visione dell’eterno femminino e invece pienamente consapevole nell’uso di materiali letterari e iconografici.

Lei azzurra di profilo
Lei azzurra di profilo

Perché fare oggi il lavoro di "L'Origine" è molto diverso. La dimestichezza con i segni clou è diventata tutt'altra. Rimane la centralità dell'organo sessuale femminile, ma il suo senso semiologico, la sua semantica è nettamente diversa, basti pensare alla disponibilità online e riservata di milioni di immagini. Avrei potuto partire da una di queste, ma l'effetto di suggestione e impegno su di me e su tutti i lettori non sarebbe stato lo stesso. E non avrei potuto dire delle falsità perché avrei negato il progetto estetico dirompente ed epocale in cui credo ciecamente, malgrado la natura anche visiva dell’opera in questione, e che alberga alle spalle delle poche pagine di “Iconopoesia dell’Eterno Femminino”.

Cito volutamente il sottotitolo dell’opera, in quanto il primo titolo dell’opera è un capriccio della poetessa brut Alessandra Cantini, che ha voluto anche uno pseudonimo deliziosamente inutile, dal momento che è svelato subito in quanto tale. Rimane quindi un vero capriccio, nel senso figurativo e musicale del termine, puro vezzo, intrattenimento ludico e supplementare. Arte per l’arte. Evitabile e in quanto tale opportuno.

Contrasto intimo
Contrasto intimo
Cattelan-ci-fa-un-baffo
Cattelan-ci-fa-un-baffo

Per questo io critico Cattelan: non per la geniale scelta della banana e per il fatto che è una banana vera, ma perché non è viva e vegeta per il suo tempo naturale. Questa è la differenza drammaturgica tra l’epoca di Courbet e di Cattelan e l’oggi, il vero oggi: allora una rappresentazione (pittorica o plastica) era già sufficiente a creare scompiglio e rinnovare i canoni. Oggi ci vuole la concretezza di un drama-realismo criptico e appariscente, con le sue caratteristiche di decadenza biologica e conseguente ridefinizione catartica. E, come già feci con la copertina di Trilogia della vita nel 22, giustapponendo bucce di arachide meno deperibili e bucce di mandarino deperibilissime, anche qui come là io voglio che sia la biologia a essere spettacolo, non suoi simulacri progettuali come in Cattelan, che c'illudono e non marciscono qui davanti a noi. Ridicola finzione borghese, non seria scommessa di una nuova antropologia politica dell’arte.

Il coraggio della decomposizione, dell'opera che decade, da curare e fare vivere con un lavoro di memoria, non pittorico come ai tempi di Courbet ma audiovisivo, condiviso. Streaming. Online. Accelerato se del caso. E da tenersi stretto, perché al di là del video il mondo marcisce davvero e al di qua non possiamo altro che elaborare il lutto. Ma se noi mangiamo la banana, allora presto avremmo un’assonanza con il lutto di tipo digestivo. Questa è ciò che chiamo estetica della morte o di "thanatos", per essere eleganti.

Alessandra Cantini alias Alina Vera
Alessandra Cantini alias Alina Vera
J. Dubuffet, autoritratto, 1966
J. Dubuffet, autoritratto, 1966

Il ruolo di Alessandra Cantini in quest'operazione è centrale. Lei è una poetessa brut, nel senso mio di Dubuffet, che è quello del Metodo Classico, e riguarda la quantità di zuccheri che Alessandra ha ancora dentro di sé dopo l’ultimo sboccamento. Quindi cantina (vinicola) o Cantini, e l’istituzione museale di Losanna, peraltro meritoria, del tipo neo-psichiatrico, ma già inconsapevole delle profondità a-sistemiche della sensazione d'arte che ci porta Jean Dubuffet. Con Alessandra/Alina abbiamo realizzato quest'opera con intuito comune e ben diversa visione estetica e pratica. Se non fosse stato così, quale esigenza di fondersi senza particolare amalgama in quest'operazione che Cattelan-ci-fa-un-baffo?

E non solo lui. Ci-fanno-un-baffo tutti i sergenti e MagoMerlini della critica d'arte, gli artisti che fanno confusione e girano l'angolo per nascondersi, coloro che giocano con l'apparenza della vita biologica quando la sostanza è la sua cessazione e il suo degrado.

Quella consapevolezza è l'unica che eleva davvero l'anima. Non l'idolo simil-sintetico che sia banana o vitello d'oro, ma la banana vera, che marcisce, e il vitello vero, che guaisce se maltrattato e che vive la sua semplicità nel reale rispetto della natura anarchica regolamentata dall'uomo e da lui reinterpretata fraudolentemente.

Con "iconopoesia dell'eterno femminino", signori della corte, inizia il processo che l'Arte umana fa all'umanità, un giudizio antropologico guidato dall'Eterno femminino, che si assume il ruolo di voragine, foiba, per la sparizione per colpa di quel vecchio bastardo che è l'Homo Sapiens, ancora mezzo venduto al Neanderthal e incapace di spiccare il volo vero. Perenne Icaro. Mentre la bellezza e il futuro sono a portata di mano, con il caldo della vita che finisce e non con l'illusione organizzata opportunisticamente della memoria. 

Questa è l'arte oggi. Vita che scorre e finisce. Il resto ormai è gioco per macchine. Origine et destin du monde, miscelati nelle forme organiche in continua decadenza.

A Livorno, per il pubblico il 15 dicembre alle 19.30 presso Sketch, in via Leonardo Cambini 3.

Giovedì 5 dicembre 2024