Intervista esclusiva di ANTONINO MAGISTRO, Presidente del popolo d'talia

Antonino Magistro pone un tragico dilemma

«Roma caput mundi o caput monnézzae?»

Ecco quanto emerge stando ai fatti più recenti passati alla cronaca. Città «eterna», o eternamente sommersa di «monnézza»? Questo è il senso drammatico di un'intervista telefonica su problemi, responsabilità ma anche su misure improcrastinabili…

di Antonio Rossello

Antonino Magistro
Antonino Magistro

Premessa. Stando ai fatti più recenti passati alla cronaca, riguardo alla città di Roma, l'espressione «Caput mundi», che significa in latino «centro del mondo», non potrebbe essere reinterpretata con la forma maccheronica: «Caput monnézzae»?

Dunque, Roma centro della «Monnézza», il termine romanesco che richiama la spazzatura, l’immondizia. Ma ancora il latino, e di riflesso l’italiano, non finiscono di stupirci. Se «mondo» (lat. «mundus») nell’accezione comune equivale a dire «terra», cioè il nostro pianeta, in senso arcaico o figurato vuol dire «terso, pulito, privo di impurità».

Ulteriormente, «mondo» e «monnèzza», entità nel concreto opposte, sono in fondo due facce della stessa medaglia, avendo radici comuni. La seconda parola era infatti in origine «immondezza» (dal lat. «immunditia», derivato di «immundus», «immondo», contrario quindi di «mondus» e «mondo»), per aferesi è poi diventata «mondezza» e finalmente «monnézza».

Strana ma vera contraddizione del significato attribuito alle parole. D’altro canto, le contraddizioni romane sono sotto gli occhi di tutti: la città, produttivamente spenta nelle sue istituzioni principali, risente di un degrado generalizzato tale che meraviglia il fatto che riesca, sebbene a stento, a sopravvivere all’anarchia.

Sempre in giro per l’Italia a promuovere la sua nuova creatura politica, Antonino Magistro non ci sta però a parlare di etimologie, di calembours: spende le sue parole soltanto per gridare forte e chiaro un allarme.

A chi? Di passaggio nella Città «eterna», o eternamente sommersa di «monnézza», all’addormentata classe dirigente che la governa. Questo è il senso drammatico della seguente intervista telefonica su problemi, responsabilità ma anche su misure improcrastinabili…

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D: Magistro, cosa ci racconta della sua permanenza a Roma?

R: Roma caput mundi. Purtroppo, assistiamo da giorni a roghi improvvisi che scoppiano a Roma al Centocelle e in altre località. Sono roghi di rifiuti. Sono roghi che hanno dietro un'unica regia: quella delle ecomafie. Una capitale, la nostra meravigliosa Roma, caput mundi, ferita, che è sotto assedio.

D: E chi comanda non fa nulla? Accesa la torcia, pare che un redivivo Nerone si gusti lo spettacolo dal palazzo imperiale suonando la lira…

R: C’è un sindaco, Roberto Gualtieri, che dispone dei poteri speciali per poter far fronte a questi problemi. Non è certo questo il momento di fare speculazioni politiche, di produrre divisioni, di contestare o protestare basta. Invece è giunto il tempo di un'unità di intenti, perché i romani, le romane colpiti da questi disastri non debbano perire, non debbano avere problemi più di quelli che già hanno.

D: Si tratta di un popolo romano che speriamo che non venga visto dall’estero con la stessa immagine disperata e grottesca di «Er Monnèzza», il celebre personaggio cinematografico interpretato negli anni ’70 da Tomas Milian?

R: Roma, con la sua gente non se lo meriterebbe. Parliamo della capitale del mondo non d'Italia, quindi di un patrimonio universale che, per la sua bellezza, per la sua storia, la sua cultura, le sue origini deve essere attenzionato in maniera diversa. Ecco perché noi del Popolo d'Italia - movimento socioeconomico, politico, moderato, cristiano-democratico e liberale - riteniamo che si debba mettere mano immediatamente a una cabina di regia, per risolvere il problema dei rifiuti, per creare modernizzazione e dunque il rilancio della città.

D: Un romano d’hoc, Carlo Verdone, direbbe «Un sacco bello» … ma Lei come pensa si possa fare tutto questo?

R: Dobbiamo trovare anche il sistema di poter distruggere i rifiuti senza inquinare, quindi non i termovalorizzatori ma altre formule, elettrolipolisi o quant'altro, che possano ridurre l'impatto ambientale.

Questo noi pensiamo: Roma deve essere curata in maniera diversa e la polizia municipale deve sanzionare chi sporca la città, chi butta plastica in giro, chi deturpa le sue incommensurabili bellezze.

È chiaro che tutto questo va fatto nel bene non solo di una città, Roma, ma di tutta l'Italia, perché ne va della nostra immagine nazionale.

D: Insomma, non possiamo perderci in quisquilie! Quest’ultimo, un termine che giustappunto deriva dal latino quisquiliae -arum, propriamente «immondezza, feccia» …

R: Non c’è da scherzare. Le faccio un esempio. Il turismo internazionale, che arriva a Roma, deve avere tutti i servizi fruibili e deve essere circondato da bellezza, da storia, non da «monnézza» e da problemi simili.

D: Mi pare che Lei si concentri sulla «monnézza», per distogliere lo sguardo da quanto di più grosso e grave avviene oggi nei «palazzi dell’Urbe» …

R: Si sbaglia. Questo è soprattutto un fatto sintomatico di una situazione incancrenita. Da qui, noi riteniamo la sua denuncia irrinunciabile. Saprà dell'appello di molti nomi autorevoli nomi della cultura, dell’arte e della scienza: un grido d’allarme per una Roma che è in agonia, che allontana i suoi turisti.

D: A Roma, più che una concatenazione di guai, la vita sembra pertanto diventata un girone dantesco?

R: Pensa che non lo sia davvero? Guardi il problema dei trasporti, dei pullman da Ostia o da Fiumicino che devono arrivare in città.

Un mare di disagi circonda un periodo, quello di luglio, che di per sé è veramente un periodo di caldo, di stress, di spostamenti frenetici, di arrivi in alberghi spesso in difficoltà. Ma ricco anche di attrattive di ogni genere da offrire ai visitatori.

D: Se vale il detto popolare romanesco «Sacco voto nun s’aregge dritto» (Sacco vuoto non rimane in piedi), nella Capitale siamo allora vicini alla resa dei conti finale?

R: Certo. E «Roma caput mundi o caput monnézzae?» rappresenta metaforicamente un bel dilemma. Ulteriormente, è tragico che in tutto questo si insinuino i signori dell'ecomafia, bruciando i rifiuti, creando le tutte aberrazioni conseguenti. Forse per loro è meglio creare il problema sotto gli occhi di tutti che raccogliere la «monnèzza», che trasportarla in siti adeguati a distruggerla, sfruttarla per produrre energia.

È ora che finalmente si giunga a quelle misure che dovrebbero essere adottate da un governo attento. Come Popolo d'Italia, ci impegniamo, e ci impegneremo, affinché venga messo in risalto, in tutta la sua gravità e urgenza, questo problema annoso. Grazie, Antonino Magistro Popolo d'Italia.

(Intervista esclusiva rilasciata da Antonino Magistro ad Antonio Rossello, 12 luglio 2022)

Martedì 12 luglio 2022