al planetario di modena
Il pittore Rossano Ferrari incontra il sociologo dell'arte Sergio Bevilacqua in giro per l'Universo, alla ricerca di nuove costellazioni
di Maria Antonietta Centoducati
Grande occasione di arte, società e cultura a Modena in questo mese di aprile.
Si tratta della mostra “La Tredicesima Costellazione”, di Rossano Ferrari con la curatela di Sergio Bevilacqua, che inaugura il 2 aprile 2022 al Planetario di Modena, uno dei più importanti d'Italia.
Rossano Ferrari, artista, ha al suo attivo una notevole attività internazionale, con mostre in Giappone e USA, e una tecnica pittorica originale e di grande effetto, chiamata Doppio Mosaicismo. È alla continua ricerca di soggetti su cui esercitare la sua straordinaria tecnica, tra cui quelli della sociologia e della filosofia.
Sergio Bevilacqua, sociologo dell’Arte, è editore e scrittore. È il fondatore della Sociatria Organalitica, che presenta una nuova via alla scienza sociologica, basata su 1000 casi clinici attuati anche attraverso attività d’impresa di servizi di consulenza. Ha pubblicato diversi saggi di sociologia e lavori letterari, alcuni insieme ad artisti di varie discipline.
Un evento bellissimo, ove viene scandagliato il percorso tra uomo e spazio, tra astronomia e astrologia, con la "Tredicesima Costellazione" (Ofiuco, il portatore del serpente o Serpentario, realmente esistente) a fare da chi confonde lo Zodiaco e provoca, come il serpente dell'albero della conoscenza in Albrecht Dürer. Anche il serpente di Ofiuco porge la mela ed è sempre Eva, ingenua curiosa e seducente, a proporla ad Adamo.
Simbolo dei nuovi scenari del GlobAntropocene Mediatizzato (la Trivoluzione che ci travolge, sempre meno subdolamente, in quest'era diluviana), la Tredicesima Costellazione e il suo effetto sono rappresentati dal "blu dipinto di blu" che prevale nello studio ferrariano dell'universo celeste: tredici grandi quadri, Ofiuco più uno per segno dello Zodiaco, ove cercare quiete, stabilità, equilibrio, pace, salute e consapevolezza. Ma anche sgambetti e scivolamenti. Tragedia e commedia. E così, ancora una volta la catarsi artistica ci nutre, e ci distrae per un attimo, come è proprio dell’arte, dal sangue, dolore, malattia, in quest'epoca di pandemia e guerra...
L'Ofiuco in astronomia è rappresentato da un uomo con un serpente attorno alla vita. Egli tiene la testa del serpente nella mano sinistra e la coda nella mano destra. Il nome della costellazione, che viene dal greco “portatore di serpente”, è anche “Serpentario”. I Greci identificarono l'Ofiuco con Asclepio, il dio della medicina. Asclepio era figlio di Apollo e di Coronide; leggenda narra che Coronide tradì Apollo con un mortale, Ischys, mentre era incinta. Un corvo, uccello che fino a quel momento era stato candido, portò al dio la brutta notizia ma invece della ricompensa che si aspettava fu maledetto dal dio che lo fece diventare nero. In un impeto di gelosia Apollo colpì Coronide con una freccia. Piuttosto che vedere il suo bambino morire con lei, il dio strappò il feto dal grembo della madre mentre le fiamme della pira funeraria l'avvolgevano, e lo affidò a Chirone, il centauro saggio (rappresentato nel cielo dalla costellazione del Centauro). Chirone allevò Asclepio come un figlio e gli insegnò le tecniche soprannaturali della guarigione e della caccia. Asclepio divenne talmente abile nella medicina che non solo riuscì a salvare vite umane, ma addirittura a resuscitare i morti. Il suo rapporto col serpente è legato alla storia di Glauco, il giovane figlio del re Minosse di Creta, che, mentre stava giocando, cadde dentro un barattolo di miele e vi annegò. Asclepio era intento a osservare il corpo di Glauco, quando un serpente si avvicinò. Lui prontamente l'uccise con il suo bastone; allora si fece avanti un altro serpente con in bocca un'erba che depose sul corpo di quello morto, che magicamente ritornò in vita. Asclepio prese la stessa erba, la pose sul corpo di Glauco e l'effetto magico si ripeté. A causa di quest'incidente, dice Igino, l'Ofiuco è rappresentato in cielo con in mano un serpente, che è divenuto il simbolo del recupero della salute per la caratteristica che i serpenti hanno di cambiare pelle ogni anno, come se ogni volta rinascessero. Un mito contemporaneo dice che Asclepio ricevette dalla dea Atena il dono di cambiare il suo sangue con quello di Medusa la Gorgone. Da allora il sangue che sgorgava dalle vene del suo fianco sinistro era velenoso e portatore di sventure, ma quello del fianco destro aveva il potere di guarire qualsiasi malattia e persino di fare risorgere i morti. Sembra inoltre che Asclepio abbia resuscitato Ippolito, figlio di Teseo, che morì precipitando dal suo carro (qualcuno lo identifica con la costellazione dell'Auriga). Mentre prendeva le erbe guaritrici, Asclepio toccò per tre volte il torace del ragazzo, pronunciando parole propiziatrici e Ippolito sollevò la testa. Ade, dio dell'Oltretomba, si rese presto conto che il flusso di anime morte nel suo regno si sarebbe drasticamente ridotto se questa tecnica soprannaturale di guarigione inventata da Asclepio si fosse diffusa. Protestò presso Zeus suo fratello, che colpì Asclepio con una sua folgore. Apollo si sentì oltraggiato per l’offesa a suo figlio e uccise i tre Ciclopi che forgiavano le folgori di Zeus. Per placare Apollo, Zeus rese Asclepio immortale e lo tramutò nella costellazione dell'Ofiuco, cioè del portatore di serpente o Serpentario. Il Serpentario introduce nell’astrologia un segno di grande ambiguità, a cavallo tra il bene e il male.
Mentre il serpente rappresenta il male conclamato e risaputo, nella iconologia cristiana, il male diabolico per eccellenza è quello della volpe, che rappresenta il lavoro astuto e malefico. Il male del serpente varia tra le evidenze del grande pitone che strangola, della piccola vipera che avvelena senza avvertire, del serpente a sonagli che avverte della sua pericolosità e del cobra che ipnotizza.
Mercoledì 30 marzo 2022