un pò di scienza non fa male alle riflessioni sul tema caldo della legge zan
La concretezza della prassi, propria dell'approccio clinico, quello più evoluto, organalitico, e dell'approccio sistemico: questa è sociologia. Se no, dalla filosofia si va alla polemica spicciola e vince chi fa la voce più grossa, non la scienza
di Sergio Bevilacqua
Introduzione alla Sociatria: come distinguere la scienza sociologica dalla semplice filosofia della società |
La sociologia senza gli aspetti concreti che emergono dalla prassi che è clinica societaria, cioè da un approccio clinico più o meno evoluto (quello più evoluto è quello organalitico), e senza l'approccio sistemico, rimane semplice filosofia e teoria. Ed essendo materia anche del quotidiano, volge quasi sempre verso la polemica spicciola, in cui vince chi fa la voce più grossa o chi ha gli sponsor più ricchi. E di certo non la scienza. Così accade anche per la letteratura utilizzata in tante università e anche scuole superiori, che adottano per inerzia opere ormai superate. La Sociatria Organalitica, invece, considera non sociologico il sapere che si basa unicamente sul pensiero, e lo rimanda all'importante ambito della riflessione filosofica. Un orientamento, in attesa di "Sociatria Organalitica. Tra psicanalisi e teoria dei sistemi, attraverso l'applicazione pratica", in uscita nel 2022, si può trovare in "Introduzione alla Sociatria", 2019.
Ad esempio, questo brano sull'identità di genere della filosofa e sociologa Lucia Demartis in Tutto Sociologia, De Agostini, pag. 142 appare, pur decontestualizzato, letteralmente sorprendente: "In realtà, certi comportamenti considerati tipicamente maschili o femminili non sono in relazione necessaria con il sesso biologico, bensì dipendono da precisi processi, studiati dalla psicologia dell’età evolutiva e dalla psicologia sociale (processi di imitazione, rinforzo e autosocializzazione), attraverso i quali i bambini imparano a presentarsi come maschi o femmine. In tal modo integrano l’identità di genere (il sentirsi maschi o femmine, che può non coincidere col sesso biologico) con l’ideale di genere, cioè con le aspettative culturali che esistono riguardo ai comportamenti maschili e femminili. In tal modo i bambini arrivano a considerare i loro comportamenti come “naturali” per il semplice fatto di essere maschi o femmine". Si nota come la contaminazione puramente ideologica o filosofica condizioni pesantemente la sociologia alla Demartis, che al contrario per poter definirsi autonomo ramo del sapere scientifico richiede invece la prassi. La scuola della Demartis, infatti, come quasi tutta la sociologia continentale, è cieca di prassi, così come invece la sociologia americana ne è ebbra. Insomma, si è dimenticata la vera disciplina sociologica, e la "sua" scienza. In particolare, vi sono aspetti oggettivi, quindi necessari, per emendare il testo divulgativo della Demartis, sorprendentemente assenti in quell’estratto, che dimostrano inoltre lo stato deprecabile in cui versa l’editoria italiana, e anche quella scientifica.
Infatti, l'identità di genere è una fattispecie sistemica dell'identità sessuale, la cui architettura complessiva interviene per varie istanze, che sono:
a. interne biologiche, soprattutto inizialmente la presenza del cromosoma y e la sua sostanza direttivo/germinale nella formazione dell'organismo;
b. interne semiologiche, che si ingenerano in modo inconsapevole fin dalla nascita e dovute allo specchio o ad altre funzioni ancora sconosciute alle neuroscienze (ad esempio le simbologie archetipiche junghiane);
c. esterne semiologiche consapevoli, cioè i casi percepiti di differenziazione di comportamento tra maschio e femmina e le conseguenti manifestazioni;
d. esterne biologiche, ad esempio il fenomeno del magnetismo animale, molto delicato ma non trascurabile nel funzionamento sessuale, in particolare tra maschio e femmina della specie umana. Le neuroscienze attribuiscono soprattutto questo meccanismo proprio agli ormoni, che agiscono anche da neurotrasmettitori, incontrando delicati meccanismi percettivi inconsci del nostro cervello con emissioni non percepibili di elementi sensoriali (ad es. i feromoni).
a. e b. seguono il soggetto nei suoi movimenti e percezioni, e producono cicli di conoscenza e rispecchiamento.c.e d. invece riguardano elementi che provengono dall'esterno, cui il sistema percettivo del singolo è esposto e si legano in modo inestricabile ad a. e b.
Questo ciclo di esperienza si conclude all'incirca intorno al momento della stabilizzazione della dopamina nel corpo umano, che guida anche la funzione edonistica del sesso, e ciò avviene intorno ai 20 anni circa, ma dire 21 o 22 non è sbagliato. In quel periodo si stabilizza anche prevalentemente l'orientamento sessuale, con il contributo fondamentale dell'esperienza (su tutti i punti a. /d.) e del suo ciclo di idee, desideri e comprovazione. Solo a questo punto si può parlare di maturazione di genere. Assolutamente non prima.
Dall'altra parte, è ovvio che l'identità di genere spinge per affermarsi, ed è falso che sia solo effetto di a. , ma anzi è molto frequente nella casistica clinica, che la scelta o il porsi in una condizione relazionale di tipo maschile o femminile, dipenda da molti fattori, tra cui i classici meccanismi della struttura mono-ormonale maschile, con un unico ormone caratteristico, di aggressività, il testosterone, che in molti maschi giovani contrasta la loro capacità di intelligenza, o risulta utile ma solo per certe situazioni, cui l'impianto ormonale femminile, disceso dall'assenza del cromosoma y, non è idoneo. Poi da eventi "traumatici", da effetti del sistema di comunicazione, dai primi risultati della "scherma" m/f e m/m e f/f nell'ottenimento di un partner gradito, e in moltissime fattispecie simboliche su quella falsariga. Un importantissimo meccanismo di regolazione del processo di conformazione dell'identità sessuale avviene nei rapporti familiari. Non mi dilungo, perché questo è il campo su cui la psicanalisi freudiana prima è lacaniana poi ha detto tutto.
Ma è ovvio che "tagliar corto" come fa il testo di De Agostini e scambiare la forma (della magmatica mente infantile, oltretutto) per sostanza è particolarmente erroneo sul piano scientifico. Cioè, è vero che un bambino (soprattutto maschio...) può mostrare facilmente comportamenti ambigui (è lui che ha la complicazione del cromosoma y, la cosa in più), ma non si può considerare il magma immaginario che si presenta nella sua mente pressoché fino alla maggiore età (e a volte anche oltre, ma diventano problemi quasi unicamente suoi) come elemento di identità. Anzi, tale magma va rispettato nella sua fase evolutiva, e orientato semmai, come nella storia dell'educazione, verso il rispetto della natura scientificamente acclarata, della funzione fondamentale della filogenesi e ancor'oggi complementarità sociale, civile e culturale di maschio e femmina, naturalisticamente distinti in modo scientificamente preciso ma complementari e d'identità reciprocamente differenziale. Cioè, per ogni profilo maschile è disponibile un profilo femminile complementare, senza dover riferirsi a prototipi di campioni dell'un genere e dell'altro. Ed è anche quest'ultimo un grande problema di comunicazione e di educazione affettiva: mentre la comunicazione spinge alcuni modelli, la educazione affettuosa abdica sempre al suo ruolo, affidando i piccoli sempre più a strutture pubbliche, che non veicolano l'umanissimo concetto di tolleranza e di perdono che prospera in famiglia.
Ciò significa anche che, entrata ciascuna persona in un completo controllo della sua identità, fisico, mentale e civile, formale e sostanziale, le sue decisioni devono essere rispettate, ovviamente con il rispetto dall'altra parte della delicatezza del ciclo costitutivo della vera identità, sopra sommariamente descritto.
Come ho scritto altrove, ogni innesto pedagogico non ovvio e scientificamente non pienamente acclarato comporta gravi rischi di condizionamento culturale e dell'immaginario, ed è quindi pericoloso e in linea di massima da non attuare. Quando l’immaginario del ricevente non è ancora saldamente legato con il simbolico e il reale, come appunto accade per fatti biologici (la stabilizzazione della dopamina) intorno ai 20-22 anni, intervenire con suggestioni è estremamente pericoloso, e violento verso la natura cangiante del soggetto che si sta plasmando con tutte le naturali oscillazioni del caso: quelle sono da rispettare, mettendo avanti semmai la varietà infinita delle propensioni, non sottolineandone necessariamente alcune soltanto in un percorso logicamente e scientificamente fallace. Può essere appropriato, e miglior strategia quindi, mettere avanti la cornice comune, e cioè la utilità dell’amore, della vita, il suo senso e le sue modalità per avvenire, semmai arricchendo con la scoperta sulla sessualità umana propria della più che secolare ricerca psicanalitica e delle recenti scoperte delle neuroscienze.
Ritengo ogni altro approccio scientificamente erroneo, pedagogicamente pericoloso e condizionante.
Martedì 26 ottobre 2021