SUL DIBATTITO INTORNO ALLA SOCIATRIA
Terrorismo filosofico per fuorviare dalla fiducia nella scienza e nell'esperienza clinica. Le streghe non andavano al rogo solo per cattiveria dei carnefici, ma anche perché rischiavano di fuorviare tanti benpensanti con falsità
di Sergio Bevilacqua
Io penso molto male di chi non vuole riconoscere i risultati conclamati dalla onesta applicazione pratica di una ipotesi teorica, perdipiù quando riconosciuta da Enti, Università e grandi organismi aziendali. Ma perché ciò è spesso avvenuto, nella storia delle scienze?
Perché l'agone intellettuale è interessante per molti ai fini delle loro motivazioni di affermazione spicciola, scambiando ovviamente parole con fatti. Perché i fatti si documentano con le parole, ma le parole possono nascondere bugie o il nulla.
Le tattiche di oscuramento e danneggiamento del sano pensiero di origine scientifica, che cioè lega teoria e prassi, sono numerose e molteplici. In primis, i malfattori intellettuali tentano di creare un consenso intorno a semplici teorie, fatto di coinvolgimenti spesso inconsapevoli di altre persone. Nelle relative dimensioni dell'infosfera praticata, tali coinvolgimenti fanno risaltare un tamburo più di un altro, puramente a suono, comunicazionale, cioè a botta di parole, senza nessun fatto a sostegno. Dall'altra parte, sul campo dell'onestà scientifica, invece, ci si difende con la relazione tra teoria e prassi, con i fatti, cioè con gli esiti pratici di centinaia di interventi e di riconoscimenti importanti dovuti ai fatti. Ma come? Sempre con parole, che però sono piene e non vuote, dunque solidamente referenziate, come si dice in linguistica saussuriana e anche nella vita reale. Poi, per compiere bene il misfatto, i terroristi intellettuali offrono favori all'uno e all'altro, sollecitando un sentimento di debito che servirà ad attenuare la critica ai comportamenti sediziosi se fossero sospettati. Visto che la deligittimazione di un vero sapere scientifico implica falsità, è importante rimanere astutamente nell'ambito del sospetto, affinché, visti i crediti vantati con la suddetta corruzione intellettuale, il delicato meccanismo della delegittimazione fasulla possa passare, basandosi sulle sole possibilità che sono quelle dell'apparenza e non della sostanza, e su quella base tentando di distruggere.
Ma chi sono questi terroristi della conoscenza, che odiano il sapere quando non è prodotto da loro stessi? Sono persone che non hanno reale generosità umana e conseguente mentalità scientifica, che non vedono di buon occhio il concatenamento tra teoria e prassi, perché invalida il loro semplice e accidioso uso del solo pensiero. Moltissima accademia opera in questi termini, dimenticando che lo statuto delle Università dovrebbe essere proprio il riocnoscimento e la diffusione dei saperi veri, che in molti campi, come ad esempio la sociologia o la psicologia, o la medicina, derivano in modo vario dal rapporto sempre necessario tra teoria e prassi (pensiamo appunto ai farmaci o alla sala operatoria). Si tratta spesso di persone che blaterano di filosofia, e attaccano chi ha sgamato la loro invidia ed è più di loro sul piano intellettuale. Il problema è peraltro poi solo loro, data la mentalità suprematista di principio (e non di merito, e questo è il gravissimo...) che accompagna il terrorismo intellettuale. La loro pratica di attacco a saperi seri e legittimi consta spesso di volgarizzazione superficiale e spesso scientemente erronea e viene attuata "a bla bla" ben organizzati. Anche a me, che sono padre di una di queste discipline di carattere scientifico, in quanto dotata di moltissime referenze applicative di una teoria, denominata Sociatria e di tipo Organalitico, è successo. Ad esempio, veder volgarizzare l'uso della parola Sociatria irrita molto, perché la sociatria è come la chirurgia, non vive senza sala operatoria, e questi poveri disgraziati dell'intelletto là non ci sono mai stati, ma pretendono di parlarne e addirittura di surdeterminarne il senso.
Molti di questi detrattori viscerali, questi hater o concorrenti scorretti, pure dalla mente ben attrezzata, nel loro anelito di invidiosa distruzione vivono spesso di cose imparate da quelle stesse scienze, ma non potendone rivendicare la paternità, come disonesti suprematisti, le negano; poi addirittura le attaccano con mezzucci, e storpiano con le parole campi di grande importanza pratica, come è appunto il caso della vera Sociatria, quella basata sulla clinica, in particolare la clinica organalitica. Non si deve passare sopra a questi comportamenti, alla loro riduzione polemica, solo teorica e finalizzata all'oscuramento di importanti passi avanti, come ad esempio nella sociologia, con la Sociatria Organalitica. Essa subisce attentati terroristici per invidia intellettuale e conseguente odio, con lo scopo di oscurare il bene della nuova disciplina e tenere al riparo dall'innovazione ambiti di potere in fieri o strutturato, come accade anche nel caso dei comportamenti delle baronìe universitarie.
Facciamo ora una puntata in un campo specifico, quello dll'Arte. Esiste arte sociatrica? Probabilmente tutta l'arte è clinica, nel senso che interviene con i segni nelle menti umane per invadere ed evocare, sempre lasciando qualcosa nel grembo del fuitore. Ma perché sia sociatrica deve avere uno scopo, ottenere un risultato e poterlo ripetere in modo almeno simile in altri casi analoghi. La sociatria infatti non ha il beneficio delle perfette condizioni del metodo sperimentale, perché agisce su organismi viventi in vita chiamati società umane, e dotati oltretutto di discrezionalità caratteristica. Un artista potrà essere impegnato (per esempio il caso di Pelizza da Volpedo, o di Marinetti, in tutt'altro ambito politico) ma non è un sociatra, mai, perché non ha il problema scientifico, anche quando si occupa di contribuire a certi cambiamenti civili, sociali o politici. Dunque, l'arte impegnata socialmente non è sociatrica, se manca la dimensione dell'intervento concreto su società umane. Ed è quindi è un falso intellettuale che tutta l'arte impegnata sia sociatrica: ciò costituisce una chiara volgarizzazione e una riduzione ad arte che porta fraintendimento e serve per oscurare le chiare vie della scienza.
Anche riguardo alla Filosofia si potrebbe parlare di vocazioni simili, "impegnate": pensiamo al marxismo con i suoi concetti di materialismo storico e di lotta di classe, fortemente incardinati in un percorso concreto di "prova rivoluzionaria"; o a Herbert Marcuse, di cui ho letto l'intera opera e studiato i riferimenti di filosofia della società propri della Scuola di Francoforte, nonché il suo impegno pratico nel caso storico della rivoluzione studentesca del 1963 all'Università di Berkeley. Marxismo e Marcusianesimo sono forse due casi proto-sociatrici: nal caso di Marx, appropriatamente, in quanto il raccordo tra teoria e prassi è ipotizzato e strutturato teoricamente, a partire da una teoria del valore economico e di un prassi sociale poi avvenuta anche se non proprio in modo coerente e di schietto successo; nemmeno il caso di Marcuse e delle sue teorie di rivoluzione anti-edipica, poi esplose filosoficamente da Deleuze e Guattari nel celebre testo "L'anti Edipo", è da considerare sociatrico. L'interventismo suo proprio, a differenza degli altri francofortesi, come Adorno e Benjamin, è di tipo ideologico o post-ideologico, mentre la Sociatria richiede la clinica e non si confonde con ogni vento, pur giustissimo, ideologico o filosofico, che miri al cambiamento della società. La regola della vera Sociatria è "teoria e prassi", come per ogni scienza, finalizzata alla creazione di sapere valido nella realtà. La vera Sociatria è medicina e chirurgia delle società umane, dalla minima alla massima. E nel caso della mia Sociatria Organalitica, è referenziata ufficialmente da 500 casi clinici su 1000 svolti e da metodologie ed approcci caratteristici, conclamati appunto dalla prassi.
Dunque, anche la vera scienza sociatrica, con la sua caratteristica epistemologia, subisce astuti tentativi di delegittimazione e non può che soffrire le tecnica puramente bellica e distruttiva, che mira soltanto all'affermazione personale, anche a costo di oscurare la scienza. È una gravissima malattia, quella dell'invidia e dell'odio nel mondo della scienza, una malattia molto, molto pericolosa per l'umanità. Sotto metafora cristiana, occorrerebbe un esorcismo, perché la strategia malefica è molto strutturata quando il bene è grande. E anche il combattere sempre contro mille assurdi fantasmi, è comunque danno vero.
Perchè la verità è tendenzialmente una, mentre le bugie sono infinite.
Mercoledì 13 ottobre 2021