crisi di governo

Domani, anniversario di Ponte Morandi

sarà più importante la crisi di governo?

In questi ultimi giorni si sente parlare continuamente di «crisi di Governo», e in molti si chiedono cosa sia esattamente e cosa potrebbe succedere se il Consiglio dei ministri si sciogliesse prima della fine del mandato naturale. Ve lo spieghiamo

di Francesca Camponero

Matteo Salvini
Matteo Salvini

In questi ultimi giorni si sente parlare continuamente di «crisi di Governo», e in molti si chiedono cosa sia esattamente e cosa potrebbe succedere se il Consiglio dei ministri si sciogliesse prima della fine del mandato naturale. Meglio quindi far luce innanzitutto, su cosa sia la crisi di Governo che può essere di due tipi: parlamentare o extraparlamentare.

Quando si verifica una crisi di Governo, il presidente della Repubblica, in qualità di garante del buon funzionamento dell’ordinamento, dopo aver ascoltato i capigruppo e i leader politici, può adottare diverse soluzioni: il rinvio alle Camere, cioè sottoporre il Governo ad una ulteriore verifica del rapporto di fiducia sia in Senato che in Camera dei deputati; nominare un nuovo Governo, presieduto dallo stesso presidente del Consiglio, ma modificando l’assetto dei Ministri ed eventualmente dei Ministeri; nominare un nuovo presidente del Consiglio dei Ministri all’interno della stessa maggioranza, oppure di una maggioranza politica diversa; sciogliere le Camere ed indire le elezioni anticipate.

Chiarito questo, arriviamo alla situazione di oggi: come sappiamo tutti Matteo Salvini ha deciso di provocare una crisi di governo in pieno agosto, a Camere chiuse. Un fatto nuovo, arrivato un pò inaspettato considerando gli ultimi passaggi tanto in Parlamento che all'interno del Consiglio dei ministri. Sotanto pochi giorni fa infatti il governo era chiaramente a suo favore, con il via libera al decreto sicurezza bis, con Giuseppe Conte che aveva dato l’ok alla TAV (malgrado il voto contrario dei 5 Stelle), con l’apertura alle modifiche sul bonus 80 euro, per non parlare del silenzio dei 5 Stelle di fronte all’ennesima “chiusura dei porti” a una nave ONG con a bordo 121 persone. Ed allora come si spiega il rompere ora da parte di Salvini con l’obiettivo di andare al voto a ottobre?

Ufficialmente la tesi di Matteo Salvini verte sull’assunto secondo il quale il Movimento 5 Stelle costituisca un limite per una azione di governo incisiva e proficua, almeno nella direzione desiderata dalla Lega. Ma, siamo onesti, questa è un linea che non convince affatto: il Ministro degli Interni si è accorto solo ora che firmare un contratto di governo con i 5 Stelle non avrebbe fatto gli interessi dei suoi elettori? Cosa intende quando parla di “soliti no”, considerando che in fondo in fondo Lega e M5s hanno sempre trovato la quadratura del cerchio sulle principali questioni poste dall’esecutivo e dal Parlamento?

La conclusione più ovvia sembra questa: Salvini è convinto del consenso personale di cui gode nel Paese, e questo gli dà forza per credere in un successo assicurato nell’ottenere la maggioranza dei seggi in Parlamento, sia che riproponga la coalizione di centrodestra del 2018 sia che scelga di escludere Forza Italia e si allei solo con Fratelli d'Italia. Via dunque 5 Stelle e via anche Giuseppe Conte con il quale il rapporto si è incrinato completamente con il caso Savoini in cui il presidente del Consiglio lo ha platealmente smentito in Parlamento. E così si butta tutto all’ortiche. Del resto è inutile pensare di ragionare secondo logiche tradizionali. La politica di oggi è quella dove regna il cinismo scambiato per esigenza di manifestare il vero. Oggi chi dimostra di saper dire sfrontatamente quello che pensa è colui che ottiene maggiori consensi di pubblico. Pubblico che nelle parole schiette di un altro ritrova quello che lui avrebbe sempre voluto esternare. Niente più retorica, niente più parlar forbito, niente più classe e competenza, ora uno stato si può amministrare con quello che detta la pancia, il resto è roba da cattedrati. Caduti tutti gli ideali ideologici siamo nell’epoca di Facebook, Youtube, Whatsapp e la politica si fa lì, sui social network (e questo non vale solo per l'Italia naturalmente, pensiamo ai twetts di Donald Trump, di Macron e così via) dove volano insulti e dove garbo e saggezza sembrano cose remote.

E così domani, 14 agosto, il Ministro degli Interni ha chiamato a raccolta gli eletti a Palazzo Madama per votare la mozione di sfiducia a Conte. Una richiesta che non sembra di facile realizzazione visto che oltre ad essere la vigilia di Ferragosto è anche il primo anniversario della tragedia del ponte Morandi. Potranno Sergio Mattarella, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e lo stesso Salvini disertare la commemorazione di Genova per correre a votare la sfiducia della Lega?... Vedremo.

Martedì 13 agosto 2019