mirko de carli sul caso bibbiano

Ideologia gender all'attacco della famiglia

Arma di destrutturazione della persona umana

Un'analisi lucida quella di De Carli intorno agli incresciosi casi di Bibbiano: solo la punta dell'iceberg

di Mirko De Carli

Papa Francesco, di ritorno da Manila: "Il gender è colonizzazione ideologica. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana"
Papa Francesco, di ritorno da Manila: "Il gender è colonizzazione ideologica. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana"

Parlare solo di Bibbiano, dopo aver letto molte carte delle vicende oggetto delle indagini della Procura della Repubblica di Reggio Emilia, è davvero riduttivo: il sistema messo in atto da Foti e soci riguarda tutto il territorio della Val d’Enza e trova ormai metastasi avanzate in tante altre regioni del nostro disgraziato Paese. Colorare solo con tinte partitiche (che ci sono e non sono oscurabili in nessun modo) svierebbe dalla vera matrice ideologica che sta alla base di questi meccanismi perversi e disumani: bisogna comprendere che ciò che muove persone come gli operatori di “Hansel & Gretel” a compiere azioni siffatte è l’esplicita e dichiarata volontà di eliminare le due figure genitoriali biologiche (madre e padre) dalla vita di centinaia di bambini indifesi. Perché? La ragione è molto semplice: modellare le menti di queste piccole creature al fine di renderle “addomesticate” ad uno stereotipo di vita conforme ai canoni ideologici del gender. Sì, si tratta proprio dell’ideologia gender ovvero di quella colonizzazione ideologica (per dirla alla Papa Francesco) che annulla le differenze sessuali biologiche e che sostituisce le figure genitoriali con soggettività neutre variabili di caso in caso (l’esempio già più volte affrontato dei “genitore 1” e “genitore 2”).

Per questo vengono distrutte, attraverso veri e propri lavaggi del cervello, le figure del papà e della mamma, vengono vietati contatti con l’altro sesso, vengono proibiti comportamenti legati alla sessualità (maschile o femminile che fosse) del bambino (un certo tipo di taglio dei capelli, gli orecchini...): perché si perseguiva pedissequamente l’obiettivo di reprimere l’identità sessuale del minore e il legame biologico con i propri genitori naturali. Non è dunque un caso che una delle affidatarie sia la ex compagna della signora Anghinolfi (una delle persone indagate) anch’essa lesbica e convivente con altra donna: tanti casi oggetto di questo perverso sistema di affidi riguardano proprio persone omosessuali che hanno ottenuto bambini in affido come single richiedenti.

Un dato: in Italia la legge sulle adozioni vieta questa possibilità alle persone dello stesso sesso per ragioni di tutela del minore e per la riconosciuta (non solo in termini normativi ma anche sul piano medico-scientifico) necessità di avere entrambe le due figure genitoriali (madre e padre) nel nucleo familiare adottivo. Come mai nella Val d’Enza e in altre parti d’Italia non si è rispettato questa legge dello Stato e i servizi sociali hanno provveduto, con la connivenza degli amministratori locali che lo hanno consentito, ad affidare dei minori a persone dichiaratamente omosessuali e stabilmente conviventi con persone dello stesso sesso? Qualcuno a questa semplice e chiara domanda dovrà prima o poi rispondere.

Capite bene che il movente non è politico ma ideologico (gender) e viene usato come leva per evitare i paletti normativi (non modificati nemmeno con la famigerata legge Cirinnà sulle unioni civili) e realizzare un processo graduale teso a normare, attraverso la prassi (e l’omertà), la violenta e disumana pratica dell’utero in affitto. Non stupisce quindi l‘accanimento del centrosinistra nel voler far approvare a tutti i costi il progetto di legge sull’omotransnegatività in Regione Emilia-Romagna e le parole di fuoco dei grillini verso i “catto-dem” in assemblea regionale per aver tolto il richiamo al riconoscimento normativo della pratica della “gestazione per altri” (modo elegante per dire “utero in affitto”): si voleva arrivare quanto prima a mettere il bavaglio a ogni forma di opposizione a questo perverso sistema che trasforma illegalmente i desideri in diritti e i bambini in oggetti sballottati da una parte all’altra a seconda dei progetti ideologici applicati in quella circostanza.

Purtroppo (per loro) la bomba è scoppiata prima del previsto e non sono riusciti ad evitare lo scandalo anche se, con arroganza e senza un briciolo di vergogna, hanno persistito nel perseguire il loro progetto di potere approvando prima la legge sull’omotransnegatività per poi cedere alle pressioni dell’opinione pubblica facendosi anch’essi, come maggioranza in assemblea della Regione Emilia-Romagna, promotori di una commissione d’inchiesta sui fatti della Val d’Enza anziché di una ridicola commissione tecnica.

Ora la partita si gioca su due fronti: rendere operativa in maniera celere la commissione d’inchiesta riguardante le indagini del caso denominato “Angeli e Demoni” per portare più luce possibile alle ombre di questo sistema di affidi malato e perverso e presentare nei prossimi giorni un ricorso alla Corte Costituzionale per palese illegittimità costituzionale della legge sull’omotransnegatività (oltre ad appellarsi anche al difensore civico della Regione Emilia-Romagna). Queste due azioni vanno affiancate da una sempre viva e tenace mobilitazione pubblica per far sentire il fiato sul collo dei governanti da parte delle famiglie italiane. Noi come Popolo della Famiglia siamo e saremo in prima linea perché non ci daremo pace finché ogni bambino non tornerà tra le braccia dei propri genitori e la libertà di espressione nella nostra regione non sarà nuovamente tutelata in tutte le sue forme.

Lunedì 29 luglio 2019