Le diagnosi di Sergio Bevilacqua
Welfare e psiche non bastano, agli assistenti sociali occorre formazione sociatrica sulla famiglia
di Sergio Bevilacqua
ASSISTENTI SOCIALI: IL CASO DI BIBBIANO, VALDENZA, REGGIO EMILIA.
Welfare e psiche non bastano, agli assistenti sociali occorre formazione sociatrica sulla famiglia.
Anche il controllo politico è coinvolto. il sindaco di Bibbiano Carletti, assessore ai servizi sociali della Val d’Enza, si difende dicendo di essersi -fidato della dirigente-: ammissione d’incompetenza di un amministratore, non controllato a sua volta dal presidente Burani, che gli affida l’incarico senza verificarne le competenze. I recenti avvenimenti sono stati ampiamente ripresi dai canali d'informazione (leggi).
La sostituzione -leggera- della famiglia naturale, con famiglie artificiali o con le istituzioni, è l'effetto di una domanda di fatto del sistema socio-economico di indebolimento della prima (come degli Stati, delle Nazioni, dei Popoli, ecc.), dovuta alla migliore gestibilità del semplice individuo da parte della infrastruttura economica globale. Sistemi familiari meno solidi, infatti, (meno famiglia naturale) significano meno ostacoli molteplici e tenaci, meno sentimenti, meno importanza del ciclo riproduttivo naturale (ben differente dalle fecondazioni artificiali), meno resistenza da parte di tradizioni della storia societaria di ogni famiglia, dei suoi miti, riti, consuetudini.
I Servizi sociali operano spesso nel senso di accompagnare semplicemente la morte di quella famiglia, ostacolo al sistema della produzione, anziché nel senso di curarla per darle nuovo ruolo verso i singoli. Difendere la famiglia naturale è oggi combattere per ciò che la caratterizza: i sentimenti, le tradizioni, la cultura specifica, gli equilibri integrati di sistemi complessi e pieni di vita e molto altro. Tutti questi elementi relazionali sono collanti tra quegli atomi (gli individui) che il sistema del dominio gradirebbe svincolati, o semmai collegati in sistemi molto più fragili, per esser meglio inseriti in molecole basate sul puro scambio economico e condizionate in tutte le loro caratteristiche dal sistema globale integrato.
Entrando nella struttura universitaria che forma gli Assistenti sociali, e insegnando loro sia Sociologia Generale e Tecniche di Ricerca Sociale che Organizzazione e programmazione dei Servizi sociali, mi sono reso precisamente conto del taglio formativo soprattutto:
Quella formazione invece, anziché assecondare la scomposizione delle famiglie, dovrebbe creare esperti di ricomposizione delle famiglie, prima di tutto, che significa intervenire per riorganizzare e ristrutturare le famiglie nelle loro caratteristiche di servizio all'individuo e alla più vasta società.
L'Assistente sociale (che dovrebbe conoscere welfare e psiche) deve diventare anche Assistente familiare, che è una specializzazione interna alla figura di -Assistente societario-, che guarda le famiglie non dal versante del problema del singolo, ma dal versante dell'equilibrio psico-socio-operativo interno alla società familiare.
Le nuove competenze da acquisire sono di tipo sociatrico: si basano, cioè, sulla fisiologia caratteristica della famiglia e di ogni famiglia, nei suoi impegni costitutivi e nei motivi profondi della sua esistenza, curando i suoi anacronismi e il mutamento della sua struttura e delle sue relazioni interne ed esterne. Le famiglie cioè possono cambiare e mantenere la propria funzione verso tutti i soggetti appartenenti (la coppia di base, ciascuno dei suoi componenti, il sistema della parentela, i singoli ascendenti e i singoli discendenti, la cerchia degli amici) e verso i sistemi sociali di appartenenza. Possono essere curate e rimesse in funzione, e non solo con la volontà e la tenacia di qualcuno all'interno (come succede oggi in molti casi, che si faccia carico di divenire fisicamente collante sostitutivo) ma anche attraverso una ferrata azione professionale sociatrica.
Questo approccio societario e sociatrico deve basarsi su tecniche organalitiche, cioè soprattutto dialogiche interne alla specifica famiglia, coperte istituzionalmente da assoluto riserbo, e mirate al cambiamento adattivo delle relazioni tra i vari soggetti (gli individui interni alla famiglia, intesa anche in senso lato) e tra i vari soggetti con cui la famiglia si interfaccia (società del lavoro, degli amici, delle altre appartenenze, se necessario, e spesso lo è). Il servizio sociatrico di assistenza familiare può essere pubblico o privato. L'intervento pubblico scatta (in modo propedeutico e/o preventivo rispetto a qualunque intervento mirato alla risoluzione del disagio individuale) soprattutto verso le categorie fragili, quelle cioè su cui dovrebbe poi intervenire il Welfare dello Stato: prima e seconda infanzia, anziani, disabili, dipendenze da alcool e droghe fino alla maggiore età o comunque in ruoli di responsabilità familiare strutturale (componenti la coppia di base), fragilità psichica conclamata e altre forme di handicap sensoriale o sanitario dei componenti base della famiglia o della prima cerchia di parentela. La famiglia, con l'eventuale intervento organalitico di supporto, ritorna così a essere il centro del sistema sociale: è infatti struttura diffusa ovunque, con scopi fondamentali di riproduzione della specie e di tutela e cura delle fragilità, basata sulla libera contribuzione gratuita e sui sentimenti coesivi. È il centro naturale del mutuo soccorso tra gli esseri umani, prima di ogni forma evoluta e facoltosa di welfare dagli Stati.
Questa disamina si pone su un piano di ricerca di obiettività e non d'ideologia o religione. Il punto di opportunità sociale e generale è dunque vedere la famiglia come società che eroga servizi su base naturale a bassissimo costo e valorizzando la risorsa sentimento presente nell'umano.
È particolarmente chiara la coerenza quasi totale con la visione propria della religione cristiano-cattolica della famiglia, che però si presenta non come prerequisito morale ma come punto d'arrivo di una riflessione socio-economico storicamente definita, schiettamente laica e specificamente scientifica.
Riguardo alle problematiche proprie della varietà delle aggregazioni societarie ad apparente vocazione familiare (-arcobaleno-), va riconosciuto che, se anche questi casi producono valore societario, ne va riconosciuta la oggettiva differenza, che si struttura proprio su un elemento fondamentale: il processo riproduttivo. Se una riproduzione è possibile, (caso F+F e non M+M, salvo veri equilibrismi biologici senza sufficienti basi interne alla coppia), esso è:
1. dilazionato sia nel tempo che nello spazio rispetto alla manifestazione del sentimento e del contatto fisico-edonistico.
2. Al momento si avvale di presenze soggettive terze (DNA approvvigionato ad hoc da Banche del seme, donatori).
3. Esigendo un terzo, è naturale la necessità di una giurisdizione su tali aspetti di patrimonio individuale attraverso atti di valenza PUBBLICA e non solo privata, riguardando molti fattori vari di ereditarietà nel sistema della parentela.
4. Sono probabilmente già operative tecniche di fecondazione e conseguente riproduzione attraverso l'uso di cellule germinali (o rese tali con interventi di ingegneria genetica) esclusivamente interne alla coppia F+F. Ciò configurerebbe una condizione biologica tale da considerare diversamente la filogenesi. Si tratterebbe quindi come minimo di una mutazione della specie umana o, forse più appropriatamente, di una nuova specie mammifera a tutti gli effetti, differenziatasi nel passaggio da dioica a monoica.
Dati i 4 punti sopra, il tema, abbastanza semplice dal punto di vista biologico e anche abbastanza chiaro dal punto di vista sociologico, è molto complesso dal punto di vista morale e ancor di più dal punto di vista politico: che fare con queste unioni F+F praticamente aliene? Favorirle? Proteggerle? Soltanto tollerarle? Proibirle? Considerarle pericolose per la umanità? Il tema è chiaro. Con la chiarezza della sintetica disamina di cui sopra, prima di tutto ciascuno deve fare una seria, intima analisi di coscienza.
Quanto descritto spiega un paio dei casi di Bibbiano degli orrori: devianza della struttura pubblica a supporto di coppie o singole omosessuali. Una donna omosessuale con responsabilità pubblica pare agire non per il bene della società, ma al servizio di un suo sottoinsieme privato, per di più deviante, dando loro in affido minori.
La diagnosi d'insufficienza della famiglia di origine è fatta sulla base di valutazioni individuali dei singoli componenti e non di valutazione della Società familiare nel suo ben differente complesso, come vorrebbe l’organalisi e la sociatria. Celandosi dietro competenze assenti o del tutto insufficienti, questi/e professionisti/e esercitano facoltà a cui non sono sufficientemente preparati/e e compiono atti arbitrari o inconsapevoli.
Parliamo ora della struttura di controllo pubblico, garantita da:
1.controllo tecnico sul contenuto delle attività di servizio, proprio della catena direttiva tecnica (nel caso specifico della Val d’Enza viziata come i professionisti);
2.controlli (non rilevanti sul contenuto tecnico del servizio di assistenza nel caso della Val d’Enza) di responsabilità economica e di legittimità.
Resta del tutto rilevante, invece, il controllo politico, principale dovere amministrativo (di legge!) da parte dei vertici istituzionali in veste esecutiva (sindaco, presidente, assessori), da intendersi in extremis come complessivo e sistemico, quindi proprio di ciascun elemento dell'atto sostanziale di servizio, ovviamente in modo congiunto ai singoli responsabili del ciclo operativo del controllo interno alla funzione gestionale (i tecnici, gli uffici). Qualunque reato o inadempienza o scorrettezza tecnica ricade alla fine in capo al vertice istituzionale, che ne deve rispondere secondo diritto.
Occorrono amministratori capaci di fare il loro mestiere: dovrebbero essere dei tecnici d'indirizzo e di controllo, ma, mentre prendono imbeccate dai partiti sul primo, non hanno le competenze tecnico operative (sistemi di produzione dei servizi, cicli, tempi e metodi, standard, costi, elementi di contenuto professionale, ecc.) per fare il secondo.
Se sono quindi intanto inidonei alla funzione, e spinti dai partiti in fase elettorale, secondariamente, sono comunque responsabili degli esiti delle loro incapacità. Chi li ha piazzati lì? Nel caso tragico dei Servizi Sociali della Val d’Enza, il partito è il P.D.: in fase elettorale ha spesso veicolato (come fanno quasi tutti i partiti peraltro, ma il P.D.con superiore magistralità) persone in ruoli di incompetenza (non soltanto negli enti locali, ma ricordo il sistema cooperativo, infarcito di dirigenti non più presentabili presso i ruoli politico-amministrativi di fatto incapaci di valutare situazioni aziendalistiche), per mantenimento del potere.
Tutto ciò è avvenuto (e continua ad avvenire) con un elevato consumo di valore pubblico. Di conseguenza, si sviluppano in capo agli -eletti- (in buona parte per suggerimento di partito, accolto acriticamente dagli elettori), comportamenti presuntuosi e arroganti, avvenendo il loro potere istituzionale sulla base di semplici ambizioni personali (sostenute dai partiti), in personaggi privi dei requisiti professionali. Gli elettori, in fiducia del partito, li hanno votati e, senza sapere perché e come, si sono trovati degli incompetenti come amministratori, magari -simpatici- e sorretti da professionali campagne mediatiche, a svolgere un dovere democratico fondamentale, il controllo, senza il quale (che sia per ignoranza, incapacità o complicità) nella nostra società complessa avvengono disastri.
Come quello dei Servizi Sociali a Bibbiano, Val d'Enza, Reggio Emilia.
Dott. Prof. Sergio Bevilacqua
Sociatra e docente universitario L.U.M.S.A.Roma
Lunedì 8 luglio 2019