due storie di vita e di battaglia
Non dobbiamo dimenticare le vicende drammatiche di Charlie Gard e di Alfie Evans e delle loro famiglie, perché devono essere di aiuto per discernere il da farsi oggi e domani
di Gianluca Valpondi
La Corte Europea per i Diritti dell’Animale ha sentenziato che l’animale Charlie deve morire per asfissia. Peccato però che Charlie non sia meramente un animale, ma piuttosto un animale razionale-spirituale, membro quindi della specie umana come tutti noi, e dunque condannarlo a morte è un atto di vile barbarie. La persona è il diritto sussistente, quindi la CEDU sembra essere niente meno che un’accozzaglia di delinquenti. È proprio vero che rifiutare la Croce rende gli esseri umani trattabili come rifiuti, e che i nemici della Croce sono anche nemici dell’uomo. Dai frutti d’altronde si conosce l’albero, e negare le radici cristiane dell’Europa ci porta frutti di morte. In ogni caso, i genitori di Charlie sanno che nessun decerebrato in camice o in toga può distruggere l’essere unico e irripetibile del loro bambino che vivrà in eterno nella concretezza della sua anima e anche del suo corpo risorto. Al limite “lor signori” potranno distruggere la loro propria esistenza dannandosi eternamente se non si ravvedono. Chiederanno a Charlie un po^ di ossigeno quando saranno tra le fiamme gelide del non-amore? Di certo l’innocente non ha e non avrà rancore, ma il suo amore non farà che aumentare la pena dei reprobi che non vogliono conoscere amore né pentimento. Cazzi loro.
Pazzesco! Kafkiano! Un incubo che è realtà! Devi dimostrare a un giudice che tuo figlio, che vive, ha speranze di vita; se non ci riesci, il giudice gli toglie la vita. Ma si può arrivare a questi livelli istituzionalizzati di follia? ! Evidentemente sì, si può. Il giudice-dio nel suo delirio di onnipotenza ti dà 48 ore per dimostrare a lui, che è dio – evidentemente un “dio minore” - che le tue speranze sono fondate. Mi chiedo se quando il giudice-dio sarà giudicato da Dio, il Padreterno gli concederà 48 ore per dimostrare che il piccolo Charlie, che lui, giudice-dio-boia, ha soppresso, in realtà, nonostante le apparenze, era un cavallo; e forse questo, per il giudice-dio-boia-fesso, sarà il suo inferno. Preghiamo per Charlie, sospeso tra la vita e la morte, e preghiamo che Charlie ci perdoni perché forse ci siamo accorti tardi e forse non abbiamo fatto abbastanza per fermare coi dovuti mezzi una deriva disumana che ormai rischia di travolgerci tutti. E nella preghiera l’angoscia diventi speranza, speranza ebbra di vita eterna, speranza, che è certezza, che Dio rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili. Come fu innalzato Cristo sul trono della croce ora vogliono crocifiggere Cristo in Charlie. Lo stanno facendo davanti ai nostri occhi, davanti a sua madre, come allora. Ma cos’è il nostro Fiat con quello dei suoi genitori? Non è pavida o depressa rassegnazione, ma è combattere fino all’ultimo contro la violenza che vorrebbe vedere quel padre puntare un ferro contro quel giudice; combattere senza perdere la ragione perché quel figlio viva e accettare che muoia senza che muoia inutilmente, ma morendo, per risorgere, con lui, già oggi, già domani, già per sempre vivere da risorti, crocifissi risorti, perché la morte, per sempre, è stata vinta! Viva Charlie Gard! Viva Colui che vive per sempre in Charlie Gard e in ogni dolore innocente! Sì, caro Pilato, sì, caro sinedrio, Charlie vive, oggi e sempre, con o senza il vostro consenso! Ma a qualcuno verrà chiesto conto del suo sangue. Siete pronti a dire, cari giudici della vita e della morte, “ricada su di noi il suo sangue”? Siete pronti ad ammazzare Cristo in voi? E, con Cristo, il diritto e la giustizia? Colui che ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, che ama il diritto e la giustizia, in ogni caso, ristabilirà il diritto e la giustizia, con o senza il vostro consenso. Ma vedo che forse già qualcosa si muove, forse la scienza della vita verrà in soccorso del diritto alla vita, forse la “luce intellettual piena d’amore” sta entrando nel grigiore satanico di burocratica morte. Speriamo, con Charlie, nel Getsèmani: passi da noi questo calice! Aspettiamo la resurrezione dei cuori.
Cosa ne sanno i giudici-boia delle cure sperimentali? Cosa ne sanno di cosa realmente provi il piccolo Charlie nell’intimità segreta del suo io personale-spirituale, unico e irripetibile? Non sono mica Dio! Se non c’è l’io personale, chi è che soffre? Chi è che bisogna salvare dalla sofferenza uccidendolo? Coglioni! Se non c’è il soggetto che soffre, di cosa stiamo parlando? E se il soggetto c’è, il soggetto per definizione non è un oggetto, osservabile dunque con criteri positivistico-scientisti; a meno che non si pensi che Charlie sia un cavallo. Ma, giova ripeterlo, Charlie non è un cavallo! E nemmeno voi, medici e giudici assassini, siete animali; al limite bestie infernali tizzoni d’inferno figli del demonio, ma non animali. La molla della scienza è sempre stata lo stupore e la meraviglia di fronte al mistero, e la vita è un mistero, la vita umana è un mistero che ci trascende e ci sorprende. Paura della sofferenza? Ma lo sanno tutti che si ha da soffrire a ‘sto mondo! Chi è che non soffre? La sofferenza fa parte del mistero della vita umana, ma il mistero della vita umana è infinitamente più grande della sofferenza, e tanto più è più infinitamente grande della sofferenza fisica. C’è la sofferenza psichica, morale, spirituale, non solo quella fisica; quella fisica di Charlie verrà alleviata dalle cure palliative, quella psichico-morale-spirituale dall’affetto di chi gli sta vicino e dal buon Dio, oltreché da tutti noi che in qualche modo ci teniamo a lui. Ma chi allevierà il tormento dei senza Dio dal cuore di pietra? La scienza? O meglio quella che loro, bestemmiando, osano chiamare scienza? “S’insegna forse la scienza a Dio, a lui che giudica gli esseri celesti?” (Gb 21,22), a Lui “che cavalca nei cieli eterni?” (Sal 68,34). Un monito si alza contro i giudici iniqui: «Rendete veramente giustizia, o potenti, giudicate con equità gli uomini? No! Voi commettete iniquità con il cuore, sulla terra le vostre mani soppesano violenza. Sono traviati i malvagi fin dal seno materno, sono pervertiti dalla nascita i mentitori. Sono velenosi come un serpente, come una vipera sorda che si tura le orecchie, che non segue la voce degli incantatori, del mago abile nei sortilegi. Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca, rompi, o Signore, le zanne dei leoni. Si dissolvano come acqua che scorre, come erba calpestata inaridiscano. Passino come bava di lumaca che si scioglie, come aborto di donna non vedano il sole! Prima che producano spine come il rovo, siano bruciati vivi, la collera li travolga. Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue dei malvagi. Gli uomini diranno: ”C’è un guadagno per il giusto, c’è un Dio che fa giustizia sulla terra!”» (Sal 58). Rendiamo giustizia alla ragione, perché spento il cuore è spenta anche la mente! E rimane solo il buio insensato e violento della barbarie, dietro l’ipocrita e odiosa maschera di un pietismo schifoso, quello della burocrazia tecno-mercantilistica…verso la satanocrazia distruttrice di tutto e di tutti. Dio ci scampi e ci mandi scienza, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, pietà, santo timore filiale di Dio, amore, pace, gioia, magnanimità, bontà, benevolenza, mitezza, fedeltà, dominio di sé!
“Decisero che doveva morire”. Charlie come Eluana, come Cristo. Ma dovevano, e devono, evitare una sollevazione popolare. Di Eluana ci dissero che non avrebbe sofferto, e morì di sete tra spasmi e sospiri, secondo protocollo. O guarisci o muori; se resti malato non va bene, non vai bene, è bene che tu muoia, che ti facciamo morire, è bene che ti togliamo la possibilità di vivere. Non sei (più) in grado di autodeterminarti; ti autodeterminiamo noi, anzi ti autoterminiamo noi, ti suicidiamo volentieri, per il tuo bene, per il tuo miglior maggior interesse. Interesse a morire, disinteressato? Ma se ci guadagniamo tutti! Tu ti levi il peso della tua sofferenza, noi ci togliamo il peso di te…ops!... della tua sofferenza, cioè di te che, sofferente, sei un peso per te stesso e per noi. Ma magari tu soffri meno di noi! Sì, vabbè, però, che vita è quella? No, mi spiace, non rientri negli standards. Noi la vita così non ci piace, ci fa proprio schifo, sai? Se fossimo nei tuoi panni preferiremmo farla finita. Sembri dirci “E se finiste in carcere a vita che fareste?” Beh, sì, forse a un certo punto preferiremmo farci fuori. “E se finiste in mezzo a una strada?” Azz…no! Meglio morire…che fallire! “E se perdeste un figlio?” Beh, se il dolore fosse proprio insopportabile…”E se aveste un figlio disabile grave?” Beh…faremmo fuori lui…cioè no, noi no, noi no…la legge, la legge. Sì, la legge, la legge che dovrebbe tutelare la persona, non riconosce la persona perché non capisce che ci sono infiniti modi di autodeterminarsi e che lo spirito dell’uomo, imago Dei perché capax Dei, non ha confini e va colto anche nei più minimi dettagli del suo manifestarsi carnale. Ma lo spirito della legge riconosce lo spirito? O non è forse spirito che nega lo spirito? Ecco lo spirito dell’anticristo, dell’antiuomo! Lo spirito che nega lo spirito emana l’antilegge che costruisce l’antisocietà dell’antiDio, ovvero l’inferno in terra, il nulla del non senso che si autoavviluppa nell’implosione assurda di ogni cosa. Impossibile definire l’inferno, mysterium iniquitatis, impossibile costruire la società senza Dio per l’uomo, che è immagine e somiglianza di chi, di cosa? Impossibilità ontologica. Per questo non praevalebunt. Perché il primato dello spirito sulla materia non è solo un’idea, ma anche un fatto; mentre il primato della materia sullo spirito è nulla, è un nulla che anche solo per essere affermato ha bisogno di negare se stesso.
Il sistema sanitario-giuridico-mafioso inglese giustamente si difende dagli infami genitori di Alfie Evans, che vorrebbero urlare al mondo che il re è nudo. Dopo il sequestro di persona, difesi dai loro sgherri, i mafiosi vorrebbero ammazzare il sequestrato facendo meno rumore possibile. Difendono la loro vittima sacrificale dalla follia sadica dei suoi genitori, che vorrebbero continuare a farla soffrire invece di, pietosamente, farla soffocare. Genitori indegni! Fanatici pericolosi!
Se avessi due soldi volerei in Inghilterra per stringere la mano a Tom e Kate e inframmezzare anche il mio corpo tra il loro bambino e i suoi carnefici. Magari mi tingerei di rosso sangue appendendomi addosso un cartello “I^m Alfie, I^m Agnus Dei” e mi incatenerei davanti alla stanza della morte, gettando le chiavi della catena. Servirebbe? Alla mia coscienza senz’altro. Poi, chiaro, è tutto in mano ai media. Beh, diciamo che mi metterei a disposizione di Tom e Kate. È più utile scrivere un articolo per La Croce? È quanto posso fare.
L’ingiustizia legalizzata aveva già dato prova di sé, censurando poco fa in Italia la bellezza della vita nascente per nascondere l’obbrobrio dell’aborto, di quell’orribile delitto che ormai è sbandierato come un sacrosanto diritto, senza ovviamente dire cos’è. Sì, ci dicono che l’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) è un diritto e che fa parte integrante della “salute riproduttiva” (sic!) delle donne, ma non ci spiegano che è l’uccisione di una vita umana. Anche qui, il re è nudo; ma guai a dirlo, potresti guastare l’ipnosi collettiva. Ma, don’t worry!, c’è la “canna light” per chi provasse a svegliarsi dal sonno stanco della sua anima, o sennò puoi ricrearti col sesso senza senso, con la droga del denaro, etc etc... Vorrai mica che qualcuno si metta a pensare sul serio? Sarebbe la rivoluzione! Eppure, dico io, ci guadagneremmo tutti a svegliarci dal sonno stanco delle nostre anime, anche i burattini di Lucifero, che si illudono di fare i burattinai.
Penso che la nostra arma dovrà essere sempre più e sempre meglio l’obiezione di coscienza creativa, una disobbedienza civile che sia obbedienza ad un ordine veramente e perennemente nuovo, ordine mentale e ordine del cuore, ordine pubblico informato a giustizia secondo i dettami della legge morale naturale e universale, scritta, seppure spesso sepolta, nella mente e nel cuore di ognuno. E perché sia davvero creativa e non mai distruttiva, o quantomeno futile, l’ispirazione deve essere cercata nel discernimento amoroso come uscita da se stessi per l’incontro donativo col Mistero, nell’oceano infinito dell’essere che si dona a noi: ognuno ha un compito bellissimo, la sua missione avventurosa, rischiosa, ma sempre, se davvero lo vogliamo, a lieto fine, perché più forte della morte è l’amore e chi si dona si trova (chi si tiene si perde). Per difendere il piccolo dolce Alfie, qualcuno la sua parte la sta facendo, in Inghilterra, in Italia, in Polonia: è la “rivoluzione del buon senso” (cf. Torriero). Per rovesciare il mondo alla rovescia.
Quando te le stai prendendo di brutta maniera, è meglio se stai fermo e non reagisci per non prenderne di più. Questa legge della strada penso sia valsa anche per la famiglia di Alfie Evans, che, arrivata ad un certo punto, ha giustamente guardato prima di tutto al vero best interest del piccolo e ha sciolto le righe dell’ “esercito di Alfie”, facendo buon viso a cattivo gioco. Anche se l’esercito è tutt’altro che in congedo. Ma di fronte a chi ti dice “se non molli, torturiamo tuo figlio fino alla morte” bisognava venire a patti, un po^ come nel film di Scorsese di fronte ai fratelli cristiani torturati. Ovvero, anche se amicus Plato sed magis amica veritas, le questioni di principio devono fermarsi davanti alla dignità infinita della persona umana imago Dei perché capax Dei. Certo, Gesù Cristo rifiutò il “vino mescolato con fiele” offertogli come “cura palliativa”, ma ad Alfie non era moralmente lecito negare il massimo comfort possibile nel rispetto della sua dignità. Sperando che gli sarebbe stato davvero concesso. Rimane che coloro che hanno voluto accanitamente la morte del bimbo sono dei suicidi (cf.p.Lorenzo Montecalvo), pronti per il nuovo kit super-lusso per il suicidio “fai da te”, che viene dall’Olanda. Ma sono dei suicidi perché, se è vero che chi salva una vita salva il mondo intero, è anche vero che chi sopprime una vita umana sopprime tutta l’umanità, dunque anche se stesso. Sono dei suicidi, perché se non dai valore alla sofferenza la tua vita è già morta, è morte-in-vita, anticipo della morte eterna. Silence. Il silenzio degli Evans è carico di amore, un amore autentico, del tutto incarnato, è passione divina, primizia di paradiso. Hanno vinto. Ma la loro vittoria non ci deve far dimenticare l’intollerabile (in)Giustizia di cui sono stati vittime e che ci ha mostrato al vivo un’ingiustizia generalizzata e scioccante, pazzescamente legale, uno Stato di polizia che, come ci ha testimoniato Giovanni Marcotullio, ha sovvertito e soppiantato lo Stato di diritto, a tutto vantaggio di…ma di chi? Davvero mi chiedo chi ci guadagna? A parte il diavolo. Che poi ci perde anche lui, eterno perdente. Se facciamo la nostra buona battaglia, abbiamo già vinto; chiunque faccia la sua buona battaglia, per quanto il male possa sembrare arrivare a livelli insopportabili, ha già vinto. E la buona battaglia vuol dire dare la vita per sovvertire l’ordine sovvertito del Sovvertitore, strenuamente opporsi al nuovo totalitarismo, quella visione cioè atea e materialistica della vita (cf. Giovanni Paolo II, Memoria e identità), che, come continuamente ci ripete Mario Adinolfi, riduce le persone a cose. Spiace dirlo, ma Hitler è vivo, forte e potente. Rincuoriamoci, però: il Risorto è stravivo, il più forte, l’Onnipotente!
Venerdì 9 novembre 2018