Il governo blocca tutti gli accordi con le multinazionali petrolifere
Joyce Banda, l’ex presidente donna del Malawi che aveva fatto della lotta contro la corruzione la sua bandiera politica, è coinvolta in una colossale truffa ai danni dello Stato per la gestione delle risorse petrolifere del paese
di Fulvio Beltrami
Centocinquanta milioni di dollari è il danno arrecato al governo del Malawi nella più colossale truffa del paese, secondo quanto riportato dall'inchiesta condotta dal ministro della Giustizia Sam Tembenu. L’inchiesta si basa su un accuratissimo audit finanziario effettuato dalla ditta di consulenze finanziarie britannica Baker Tilly che il 25 settembre scorso ha consegnato un rapporto di 124 pagine alle competenti autorità malawiane. Alte cariche dell'ex governo per un anno sono riuscite ad infiltrarsi all’interno del Sistema Integrato dei Pagamenti Finanziari del ministero delle Finanze riuscendo a farsi intestare diversi assegni milionari pagati dal Servizio nazionale degli Acquisti, l’ente pubblico incaricato per gli acquisti del governo. Gli assegni sono stati emessi per false forniture di prodotti e servizi per il settore petrolifero, militare e quello degli aiuti umanitari.
Tra i nomi illustri figura l’ex presidente Joyce Banda, il suo vicepresidente Khumbo Kachali, l’ex Capo della Difesa: generale Henry Odillo, il suo vice; il generale Clement Kafuwa, l’ex vice ispettore generale Nelson Bophani, l’ex portaparola del Partito Popolare (il partito di Joyce Banda): Hophmally Makande, il direttore dei Beni dello Stato: Christopher Tukula e Roy Kachale figlio del presidente Banda. Il ministro della Giustizia Tembenu, rendendo pubblico il rapporto ha evitato di far comparire i nomi degli ex presidente e vicepresidente, non negando però la loro complicità dinnanzi ai media nazionali.
Il nuovo presidente del Malawi: Pert Mutharika ha ordinato all’Ufficio Anti Corruzione e alla polizia di procedere agli arresti di vari membri dell'ex governo Banda implicati nella truffa escluso la ex presidente al fine di evitare accuse di persecuzione politica. L’attuale presidente, che ha clamorosamente sconfitto Joyce Banda durante le elezioni dello scorso maggio, appartiene al Partito Progressista Democratico fondato da suo padre, il presidente Bingu wa Mutharika, famoso per le sue politiche nazionaliste in chiave anti occidentale. Bingu morì il 5 aprile 2012 dopo otto anni di mandato presidenziale. Nonostante che non siano scattati gli arresti per la seconda donna africana che è stata nominata presidente nel Continente, Banda è chiaramente sotto inchiesta.
L’inchiesta del Cashgate si affianca a quella sui diritti di sfruttamento del gas naturale e diritti di esplorazione concessi a varie multinazionali petrolifere tra le quali: RakGas International (Emirati Arabi Uniti), Surestream Petroleum (Gran Bretagna). Le licenze petrolifere, date sotto il governo di Joyce Banda non avrebbero seguito le rigide procedure statali e sarebbero stato frutto di favoritismi e scambi di interessi personali tra l’ex presidente del Malawi e le multinazionali petrolifere.
Lo scandalo sulle licenze petrolifere ha costretto l’attuale presidente e il ministro delle Risorse naturali e petrolifere Ben Botolo a sospendere tutte le licenze di sfruttamento del gas naturale, prevalentemente concentrato sul lago Malawi. Si calcola che il Malawi possieda 100 trilioni di metri cubici di gas naturale. Se i dati verranno confermati si tratterebbe del più grande giacimento di gas naturale in Africa, capace di rendere il paese eguale alla Svizzera se questa manna provvidenziale verrà gestita in modo appropriato.
Questa sembra la direzione presa dal nuovo governo Mustharika che, seguendo le orme del padre, ha promesso di promuovere una politica di onestà e nazionalismo per il bene del popolo. “Siamo costretti a sospendere tutte le licenze precedentemente concesse in quanto vi è il sospetto che siano state ottenute in modo truffaldino. Ora procederemo alla loro revisione e tutte le licenze irregolari saranno immediatamente revocate. Questo per il beneficio del popolo del Malawi unico proprietario di tutte le ricchezze naturali del paese” ha dichiarato il ministro Botolo durante una conferenza stampa avvenuta il 21 novembre scorso.
Joyce Banda ottenne la presidenza alla morte del presidente Bingu wa Mutharika. All’epoca ricopriva la carica di vicepresidente. Le circostanze della morte di Mutharika non sono state del tutto chiarite e i detrattori di Banda l'accusano di averlo avvelenato. Accuse mai provate e non sufficienti per aprire un'inchiesta giudiziaria. Banda ottenne la presidenza con un raggiro della legge Costituzionale. Il periodo di tre mesi di presidenza a.i.previsto dalla Costituzione in caso di morte o destituzione del presidente fu trasformato in due anni. Banda governò il paese fino al termine naturale del mandato presidenziale del defunto Mutharika, un ruolo ricoperto illegalmente e quindi anticostituzionale. A convincere il Parlamento e la Corte Costituzionale ad accettare questa evidente irregolarità fu proprio il generale Henry Odillo, attualmente coinvolto nella mega truffa Cashgate. Il Capo delle Forze Armate fece intendere che l’esercito era pronto ad un colpo di stato in caso di ostruzionismo parlamentare contro l’ascesa al potere della donna presidente.
Stimata a livello internazionale Joyce Banda è stata odiata dal suo popolo che non le ha mai perdonato di aver ottenuto la presidenza con l’inganno e di aver privato i cittadini malawiani di esercitare la loro libera scelta elettorale. L’odio della popolazione fu dimostrato evidentemente nelle elezioni presidenziali dello scorso maggio. Banda ottenne un misero 20% posizionandosi al terzo posto dopo l’attuale presidente Peter Mutharika (36,4%) e il leader del Partito del Congresso del Malawi Lazaruz Chakwera (27,8%). Joyce Banda tentò di contestare le elezioni denunciando presunti brogli elettorali, non confermati da nessun osservatore nazionale o straniero. Dinnanzi alla decisione dell'Alta Corte di Giustizia di convalidare i risultati elettorali e alla determinazione della popolazione sul rispetto delle regole democratiche, il potente generale Odillo non tentò di ripetere le velate minacce fatte nel 2012.
Durante il suo mandato Joyce Banda ha rischiato di far scoppiare una guerra con la vicina Tanzania a causa di un litigio sui giacimenti di gas naturale presenti nel lago Malawi le cui acque sono condivise dai due stati africani. La crisi politico-militare durò quasi due anni con reciproche minacce e accuse. Solo la paziente e delicata opera diplomatica dell'Unione africana evitò lo scoppio di un atroce conflitto nel cuore dell’Africa. Ora sembra spiegato il perché di tanta determinazione dimostrata da Joyce Banda contro il governo della Tanzania e la sua politica guerrafondaia sul lago Malawi: il vile denaro.
Mercoledì 26 novembre 2014