omicidio di yara gambirasio
Ha detto che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando scomparve Yara Gambirasio, si trovava a casa col telefono scarico
di Silvia Tozzi
BERGAMO | Massimo Bossetti ha rotto il silenzio e dichiarato al gip Ezia Maccora, durante il suo interrogatorio: «Sono totalmente estraneo». Ha poi detto che nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010, quando scomparve Yara Gambirasio, si trovava a casa col telefono scarico. Procura gli contesta, infatti, che il suo cellulare aveva agganciato la cella di Mapello, a cui si era agganciato anche il telefono di Yara Gambirasio, ed era poi rimasto inattivo, senza ricevere o fare comunicazioni, fino alla mattina dopo alle 7: 30. Non si spiega il perché il suo dna sia stato trovato sugli indumenti di Yara, che non conosceva, e il cui papà ha visto una sola volta in un cantiere (dopo la morte della ragazzina).
IL PADRE | Essendo Bossetti innocente, non sapeva di essere un figliio illegittimo. Sua sorella gemella Laura Letizia ha detto che il fratello «è innocente. Non sapevo di avere un altro padre, ma per me mio padre è quello che mi ha cresciuta».
BOSSETTI | Giovanni Bossetti, che si credeva padre di Massimo, è di Parre. Era collega di Giuseppe Guerinoni, nato a Gorno, che guidava gli autobus da Bergamo fino a parre e che era «un gran bell’uomo». Il presunto assassino non è il figlio di Giovanni Bossetti ma di Giuseppe Guerinoni, l’autista di autobus di Gorno morto nel 1999 che negli anni ’60 aveva avuto una relazione clandestina con la madre di Bossetti. Il dato è importante per le indagini: a Bossetti gli investigatori sono arrivati proprio grazie alla «pista di Gorno». I 18.000 test effettuati nella zona avevano portato a una scoperta: il profilo genetico di Guerinoni era molto simile a quello della traccia trovata sui leggins di Yara. Era sicuramente il padre dell’assassino.
Giovedì 19 giugno 2014