la donna ha resistito allo stupro, le hanno sparato
La ragazzina sarebbe stata stuprata da un vicino che voleva sposarla. Poi è stata impiccata ad un albero
di Silvia Tozzi
NEW DELHI | Una donna indiana di 35 anni, sposata e madre di cinque figli, è stata uccisa ieri da alcuni presunti militanti indipendentisti nello Stato settentrionale di Meghalaya che le hanno fracassato la testa a colpi di fucile automatico per avere resistito ad un tentativo di stupro.
IRRUZIONE | La donna era in casa con il marito ed i cinque figli quando quattro o cinque militanti armati dell’Esercito nazionale di liberazione Garo (Gnla) sono entrati in casa sua e, dopo aver rinchiuso tutti all’interno di una stanza, hanno portato la donna all’esterno. Qui il gruppo ha tentato di violentarla ma, di fronte alla sua feroce resistenza gli uomini hanno imbracciato i fucili automatici d’assalto e le hanno sparato a bruciapelo al volto, quasi spaccandole in due la testa.
UN'ALTRA IMPICCATA | Nello Stato indiano dell’Uttar Pradesh, un'altra ragazzina di 15 anni è stata uccisa. Il suo cadavere è stato ritrovato appeso ad un albero nel distretto di Sitapur, e il padre sostiene che sia stata violentata. Accusa un uomo di 40 anni, vicino di casa, che pretendeva di sposare la figlia. «Mia figlia aveva 15 anni. L’uomo che ha fatto questo non ha figli. Ci stava facendo pressioni perché gli permettessimo di sposarla. Gli abbiamo detto che non era possibile perché con i suoi 40 anni era troppo vecchio per una ragazzina.
SODOMIZZATO| A fine maggio un bambino di dieci anni è stato sodomizzato da otto uomini in un quartiere ad est di New Delhi mentre stava recandosi in un negozio. Uno degli stupratori, lo ha attirato a casa sua proponendogli di vedere la gabbia con i piccioni di sua proprietà, ma una volta arrivato il bambino si è trovato di fronte ad otto persone pronte ad usargli violenza fisica. Sopravvissuto, ha taciuto. Ma il fratello ha avuto sospetti e gli ha fatto dire la verità. La violenza di gruppo era stata filmata. Uno dei partecipanti, con alcuni parenti, aveva perfino attaccato i famigliari del bambino quando stavano recandosi al commissariato per denunciare l’aggressione.
Mercoledì 4 giugno 2014