Guerra ha inviato una nota di demerito a Marco De Giorgi, il direttore dell’Unar

Libri di favole sulle famiglie non tradizionali

Il viceministro si dissocia da se stessa

Gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall’Unar e diffusi nelle scuole senza l’approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende e senza che il ministero dell’Istruzione ne sapesse niente

di Silvia Tozzi

Maria Cecilia Guerra
Maria Cecilia Guerra
ROMA | Il ministero delle pari opportunità ha diffuso nelle scuole delle favole moderne che propugnano valori nuovi. I tre volumi fanno parte del kit Educare alla diversità realizzato dall’Istituto Beck, sulla base di un contratto con l’Unar che risale al dicembre 2012.È stata l’Unar, spiega ancora il viceministro, ad autorizzare la diffusione di questo materiale (con il logo della Presidenza del Consiglio - Dipartimento pari opportunità) prima solo sul sito dell’Istituto Beck e poi, in maniera più ampia lo scorso 4 febbraio. E questo, sottolinea Guerra, «senza che il direttore De Giorgi, me ne desse alcuna informazione, né che io fossi a conoscenza degli esiti della ricerca,di cui del resto ignoravo addirittura l’esistenza».

LA GUERRA SI DISSOCIA | Stranissimo il fatto che poi, quando la Cei ha puntato il dito contro le storie, sconsigliando agli insegnanti di leggere in classe le fiabe perché tendono a promuovere il solo modello di famiglia tradizionale, il viceministro Maria Cecilia Guerra ha sconfessato l’iniziativa da lei promossa e inviato una formale nota di demerito a Marco De Giorgi, il direttore dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) che ha diffuso nelle scuole di quei volumi . «L’educazione alla diversità è e resta cruciale ma quel materiale didattico è stato realizzato senza che io ne fossi informata e senza alcun accordo con il Miur»spiega Guerra. Guerra ricorda che i libri sono stati realizzati molto prima che lei ricoprisse il ruolo di viceministro.

GLI ACCORDI | Guerra ha inviato una formale nota di demerito a De Giorgi . «Una materia sensibile come quella dell’educazione alla diversità richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio. Questa attenzione, quando si parla a nome delle istituzioni, ricade nella responsabilità delle autorità politiche, che devono però essere emesse nella condizione di esercitarla. Non è inoltre accettabile che materiale didattico su questi argomenti sia diffuso fra gli insegnanti da un ufficio delle Pari Opportunità senza alcun accordo con il Miur» Quindi pari opportunità, ma magari in futuro: «Sono convinta che l’educazione alle diversità sia cruciale. La finalità non deve mai essere quella di imporre un punto di vista o una visione unilaterale del mondo, quanto piuttosto sollecitare nei giovani il rispetto di ogni specificità e identità».

IL MIUR | «Il fatto che gli opuscoli sulla diversità siano stati redatti dall’Unar e diffusi nelle scuole senza l’approvazione del Dipartimento Pari Opportunità da cui dipende, e senza che il ministero dell’Istruzione ne sapesse niente, è una cosa grave, chi dirige Unar ne tragga le conseguenze» afferma Gabriele Toccafondi, Sottosegretario al ministero dell’Istruzione

LGBT| Hanno reagito Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t. : «Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare il dubbio sulla qualità di quelle pubblicazioni senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell’educazione alle diversità» .

Domenica 16 febbraio 2014