Rivoluzione civile non raggiunse il 4%. E Il magistrato tornò a fare l'avvocato
«Incontrando Berlusconi, Renzi lo ha riabilitato. Ma è nella strategia politica del segretario del Pd quella di dialogare con tutti»
di Sabrina Mechella
VITERBO - Dall'altra parte della barricata in un processo per droga a Viterbo. Dismessa la toga da magistrato e indossata quella da avvocato, per Antonio Ingroia, la politica resta comunque una meta ambita. Circondato dalla sua poderosa scorta, sei agenti in tutto, prima ancora dell'inizio dell'udienza preliminare in tribunale a Viterbo in un procedimento per droga che lo vede rappresentare la parte civile della famiglia di un giovane medico messinese morto per overdose, l'ex magistrato della Procura di Palermo non disdegna di commentare con i cronisti il recente incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. «Un errore incontrarsi - dice Ingroia - con una persona condannata in via definitiva per frode fiscale ma d'altro canto questo fa parte della strategia politica di Renzi che vuol far vedere che lui è pronto a dialogare con tutti». E poi ha aggiunto: «Sono d'accordo con Eugenio Scalfari quando dice che così facendo il segretario del Pd ha riabilitato il gladiatore Berlusconi».
Poi, al termine dell'udienza, prima di far ritorno a Roma, ha avuto modo di darsi da fare per trovare nuovi adepti e rappresentanti nella Città dei Papi. Insieme al suo fidato collaboratore, Antonio De Felice, parla infatti con l'avvocato Enrico Mezzetti, viterbese nonché attivista locale di Sel, ex consigliere comunale che anni addietro è stato anche candidato a sindaco per il centrosinistra. Un incontro breve durante il quale Ingroia ha cercato di convincere Mezzetti ad abbandonare il partito di Nichi Vendola e trasferirsi nel suo Azione Civile. Una richiesta, quella di Ingroia, che per ora però resta tale. Poco prima delle 14 lascia il tribunale viterbese tra la curiosità dei presenti e molte strette di mano. C'è chi lo saluta e lo incita a non mollare.
Lunedì 20 gennaio 2014